Intervista a Emily Gould, autrice de Due di noi Intervista a Emily Gould, autrice de Due di noi

Intervista a Emily Gould, autrice de Due di noi

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In foto: Emily Gould

Dopo la recensione del suo libro, Due di noi, abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’autrice Emily Gould. Ecco cosa ha risposto alle nostre domande.

È chiaro che il libro racconta anche della tua vita. Amy è una donna in carriera, Bev sceglie di essere madre. Come consideri la maternità? Per una donna significa “fine della vita personale e professionale”, come Amy pensa quando scopre che Bev è incinta?

Lo ammetto, mi sono sentita in colpa per aver pensato ciò o forse di averne avuto paura nel passato. Ho ancora paura e sono incinta di sei mesi! Ma allo stesso tempo conosco molte donne dalla vita creativa e professionale che si sono arricchite e migliorate spiritualmente dopo aver avuto dei bambini. Molto dipende dall’avere un compagno che ti supporta, “femminista”; naturalmente anche tu devi essere molto ambiziosa sia nel campo professionale che familiare – devi veramente voler riuscire in entrambi, altrimenti semplicemente non succederà. L’America di sicuro non permette facilmente alle donne di combinare lavoro e maternità. È una situazione, questa, che spero con tutte le mie forze la mia generazione cambierà.

 Da quale idea nasce il libro? Cosa vuoi comunicare ai tuoi lettori?

Ho avuto un lavoro temporaneo molto simile a quello di Bev all’inizio del romanzo, e stavo seduta alla mia scrivania, annoiata, leggendo di nascosto The House of Mirth (La casa della gioia). Questo mi ha dato l’idea per la struttura del mio libro, almeno per quanto riguardava Amy: cosa succede quando crei un personaggio e continui a scolpirlo, continuamente? Sembrava una trama abbastanza semplice. Ho sentito che potevo farcela, e che mi divertivo o, per lo meno, che quello che stavo cominciando a fare poteva insegnarmi qualcosa. Non avevo mai scritto romanzi prima, perciò volevo rendermi tutto semplice e naturale.

Guardando al passato, non so se volere comunicare un messaggio specifico ai lettori era per me importante quanto rappresentare un legame nel modo più realistico e onesto possibile. Se c’è un idea o un messaggio principale in Friendship è che i pensieri, i sentimenti, il senso d’identità e le amicizie delle donne e per le donne sono importanti, questo sia come punto essenziale in generale, sia riguardo al romanzo.

Il titolo originale è Friendship (Amicizia).  Sei d’accordo riguardo al titolo italiano Due di noi? Il titolo originale non si riferisce meglio all’amicizia come valore? Voglio dire, il titolo italiano vuole sottolineare che le due protagoniste sono due donne. È il tuo stesso scopo?

Domanda interessante! Mi piace molto Due di noi. Penso che evidenzi il momento nel romanzo in cui Amy considera la sua amicizia con Bev come l’immagine della lealtà a dispetto del resto del mondo. Onestamente Friendship (Amicizia) era l’ultimo tentativo disperato nel cercare di dare un titolo a un libro reduce dei tanti titoli che ho provato ad attribuirgli. Per il mio primo libro, una raccolta di saggi, ho trovato ispirazione nel testo di una canzone e ammetterlo pubblicamente mi ha sempre un po’ imbarazzato. Per questo libro avevo bisogno di qualcosa di concreto, non imbarazzante, non ambiguo. È un libro riguardo all’amicizia, che si intitola Friendship.

due di noi emily gould

La copertina dell’opera, edita da BookMe

 

Pensi che l’amicizia tra donne sia più sincera di quella tra uomini? L’amicizia tra donne è forte, ma la solidarietà tra donne non esiste. Non è l’amicizia tra uomini più vera?

La solidarietà tra le donne non esiste?! Penso che esista, o per lo meno, può esistere! Voglio dire, sono stata un’idiota nelle mie relazioni sociali, sia con uomini che con donne, e ho tradito in entrambi i casi, e sono stata tradita. Ma il legame tra donne, quando esiste, è il più forte. Se non c’è, dobbiamo lavorarci sopra. Anche gli uomini sono importanti, ma saranno per me sempre degli estranei. Possono essere frustrati, ottusi e anche un po’ noiosi.

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Il rapporto sensazioni-città (dentro-fuori) nel tuo libro è davvero interessante. Come può una città influenzare le nostre relazioni con le persone?

Penso che le sensazioni siano parte delle vibrazioni di una città, della sua anima e della sua mentalità, e il modo in cui essa fluisce giorno per giorno è meraviglioso (pensi sia terribile, naturalmente, quando sei di cattivo umore.) Ho vissuto a New York per quattordici anni e non posso immaginare di vivere altrove, quindi anche quello è una conseguenza del modo in cui ho delineato la psiche dei personaggi.

Post-università: un altro tema. Cosa consigli agli ex-studenti che stanno cercando un lavoro e se stessi in una città come New York?

Ora non è comune pensarla così, ma ho imparato molto apprezzando me stessa grazie a qualcuno che ho ammirato, cercando di imparare il più possibile da quella persona. Essere un assistente può risultare difficile – quasi rinunci a una parte dei tuoi propri cervello e ego e li sostituisci con i bisogni di qualcun’altro. Ma questo può essere liberatorio e tanto istruttivo. Però, è importante non fare ciò per tanto tempo, per non diventare così bravi da essere insostituibili: allora non puoi fare carriera e non puoi andartene.

Il tuo non è un romanzo di genere. O forse sì. Gli uomini sono il male ma mai la causa di ogni cosa. Le donne parlano, decidono, agiscono, cambiano. Gli uomini sono solo un contorno. È così nella tua vita?

Per alcuni versi sì, per altri no. La relazione con mio marito mi ha permesso di fare il lavoro migliore – mi ha supportato economicamente per un anno, quando non guadagnavo soldi perché stavo finendo il libro, e lui ha creduto nelle mie potenzialità di scrittrice quando nessuno l’ha fatto.  Non posso non apprezzare questo. Dall’altra parte, i miei modelli e le fonti delle mie ispirazioni letterarie sono tutte donne. Ho volute scrivere riguardo a un mondo senza uomini con ruoli significativi perché ero stanca di leggere libri “riguardo alle donne” che in realtà riguardavano anche gli uomini –  come cercare di manipolarli, possederli,  “vincerli”. Mi sembravano scarse ambizioni.

Conosci Elena Ferrante? Cosa pensi delle scrittrici o blogger italiane?

Sì! Il mio gruppo di lettura, in cui è previsto un abbonamento e che spedisce un libro ogni mese ai suoi abbonati, era uno dei primi sostenitori delle opere di Ferrante in America; abbiamo presentato I giorni dell’abbandono. I suoi romanzi sono stati importanti per me e sono felice che gli americani finalmente l’abbiano capito e ne siano stati affascinati. Ci sono delle ottime traduzioni che sfortunatamente non hanno trovato un ampio pubblico. Ma noi stiamo sempre sull’attenti, eccome!

Ogni bravo/a blogger, come te, è un bravo/a scrittore/rice?

Non sono sicura! Alcuni non hanno nemmeno la pazienza di immettersi in un lungo processo di revisione. Sono migliori nello scrivere in modo immediato e colloquiale sui blog. Altri lavorano bene in entrambe le modalità. Mi sono impegnata molto per cercare di essere abile sia a scrivere romanzi, sia post sui blog. Qualche volta spero che il mio lavoro abbia avuto la freschezza e l’immediatezza che c’erano prima di cominciare dettagliatamente la revisione. Ma non penso che nessuna delle due forme di scrittura sia di per sé superiore.

Ringraziamo Emily Gould per il tempo che ci ha concesso e vi consigliamo di leggere la recensione de Due di noi.

Autore: Francesca Ielpo

Mi laureo in Lettere presso la Sapienza di Roma, per poi continuare con una magistrale in Editoria e Scrittura. Giornalista pubblicista, mi dedico anche all’insegnamento dell’italiano per stranieri. Prima in quella città sporca e bella, ora in Turchia, dove profumo sempre di mare ma annuso la guerra.

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