Intervista a Stefano De Sanctis, autore de "Ma che importa" Intervista a Stefano De Sanctis, autore de "Ma che importa"

Intervista a Stefano De Sanctis, autore de “Ma che importa”

De Sanctis

No, questo davvero non mi pare importante, anzi. Non mi piace l’andazzo degli scrittori/personaggi. I protagonisti devono essere gli scritti.Stefano De Sanctis ama (non)presentarsi così. In questa intervista ci parla del suo Ma che importa.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Un vecchio, ricchissimo, ha convocato un giovane uomo, che traffica in orologi importanti. Vuole sapere come un certo orologio è arrivato all’asta dove è stato aggiudicato al massimo prezzo realizzato ad un’asta di orologi. Il vecchio signore fa al giovane una di quelle proposte che non si possono rifiutare. I passaggi di mano dell’orologio restituiscono una storia dolorosa, senza innocenti.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

All’inizio il diario è stata un’auto-cura. Poi è diventato un piacere. Lo è tuttora. 

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Circa un anno e mezzo. La mia piccola fissa sono una serie di matite – quelle che trovo – tutte ben temperate che uso a mano a mano che la scrittura scorre bene sul foglio. Su un tavolo da pranzo, sgombro se non di fogli e appunti. Poi copio sul pc, stampo, correggo, e così via. Ho alcuni amici le cui critiche ascolto con attenzione.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Milan Kundera. Aspiro, naturalmente. 

LEGGI ANCHE:  Intervista a Federico Mazzi, autore di “Note stonate di un carillon nella notte”

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

The end (Doors).

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Siamo in tanti a scrivere, che dire? Io sfoglio in libreria e cerco di intuire se mi piace lo stile. Potreste provarci da queste poche frasi, chissà.

Autore: Redazione

Condividi Questo Post Su