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Intervista a Kenji Albani, autore de “Il grande attacco”

il grande attacco

Kenji Albani è nato il 13 novembre 1990 a Varese (è italiano, il nome è giapponese). È stato segnalato al concorso della Perrone Editore e ha pubblicato una ventina di racconti brevi su riviste oltre che una quindicina di articoli inerenti svariati argomenti. Nel settembre 2018 ha pubblicato il primo ebook, Il serpente che si morde la coda, e adesso è al secondo: Il grande attacco.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Si tratta di un thriller storico. Siamo a Berlino, quando i sovietici assediano la città. Pare che ci sia un traffico d’armi fra russi e tedeschi e il protagonista, Ri Song Gun, viene incaricato di indagare a riguardo.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Scrivo dal 2001 e penso che sia divertente inventare (e costruire) le trame. Credo che il lavoro dello scrittore sia paragonabile a quello di un ingegnere. Non si scrive tutto a caso, ma si erige una storia e, se qualcosa non va, tutto crolla.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Ci ho messo due settimane a scriverlo, nel frattempo stavo lavorando a un racconto di spionaggio. Più che parlare dell’atmosfera potrei dire che lo scrissi alternandomi con lo studio per un esame, ricerche sul web e la stesura di tutti e due i testi.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Mi rifaccio molto ad Alan D. Altieri. Assieme ad Altieri, amo molto George Orwell e Andrea Frediani, ma ho più affinità con il primo.

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Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Magari il coro dell’Armata Rossa.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

La mia passione è scrivere e gli dedico molto tempo. Ci metto passione e se riesco a pubblicare vuole dire che, in fondo, non scrivo cose pessime.

Autore: redazione

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