Intervista a Stefano Magrella, autore de "Con gli occhi rivolti al cielo" Intervista a Stefano Magrella, autore de "Con gli occhi rivolti al cielo"

Intervista a Stefano Magrella, autore de “Con gli occhi rivolti al cielo”

Con gli occhi rivolti al cielo

“Docente di lettere presso i licei della mia città, da sempre mi interesso di storia e letteratura, e di come la cultura possa – o meno – incidere sulla vita, anche attraverso l’educazione. Ho collaborato a tesi universitarie come consulente o correttore di bozze; in questa fase della mia vita sono, come Diogene, alla ricerca dell’uomo”. Si presenta così Stefano Magrella, autore del saggio Con gli occhi rivolti al cielo.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Il testo è un saggio che cerca di analizzare, attraverso la letteratura, come l’uomo ha costruito la sua idea dell’aldilà e del percorso che l’anima deve percorrere. L’analisi si muove dalle strutture che riteniamo più rozze fino alle costruzioni più articolate che hanno nella visione dantesca l’esito più alto, e si sofferma anche nell’indagare le figure presenti in questi mondi.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

La ricerca, se limitata a se stessi, è sterile. La scrittura è lo strumento che permette non solo di esprimere il proprio pensiero ma anche di confrontarsi e discutere con la pacatezza e la riflessione che il parlato, raramente, permette.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Ho impiegato più o meno 4 anni, passati prevalentemente nella biblioteca della mia città, tra scaffali in legno, sguardi furtivi degli universitari che trescano per il pomeriggio, ventilatori a bassa velocità e l’estate che filtra dalle finestre.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Il mio stile è arcaizzante, amo la scrittura degli autori anni 50 italiani, sia della diaristica che della narrativa. Essere al livello de ‘I re taumaturghi’ di Bloch è obiettivo temo non solo mio, ma già mi basterebbe ricordare l’ariosità di un Pavese o un Pratolini declinato al genere della saggistica.

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Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Quella che mettevo mentre scrivevo: Toscanini che dirige Wagner, o comunque il Wagner strumentale.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Non cerco di costruire mondi immaginari o di dare vita a personaggi che ci mostrino in varie declinazioni cos’è la vita. Nella mia ricerca cerco di comprendere, piuttosto, cosa per l’uomo significhi, la vita.

Autore: redazione

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