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Un incantevole aprile – Elizabeth Von Arnim

“Era una sensazione che conosceva già, perché l’aveva provata in primavere così fugaci, quando sembrava che i gigli e i filadelfi s’affrettassero a fiorire tutti in una notte, ma era strano riviverla dopo cinquantanni. Avrebbe voluto commentarla con qualcuno, ma si vergognava. Era così assurda per la sua età! Eppure, sempre più spesso, provava questa sensazione ridicola, come se presto avesse dovuto mettere le prime gemme”

Un incantevole aprileUn incantevole aprile, edito da Fazi in una nuova versione a fine Marzo 2017, è un romanzo particolare, delicato come i petali dei fiori che sbocciano ai primi di Aprile, leggero come la brezza primaverile che ancora sa di freddo, ma è resa calda dal sole pomeridiano dei giorni sempre più vicini all’estate e che si lasciano ormai alle spalle il rigido e severo inverno.

Un romanzo che scorre liscio come l’acqua di un mare che rinasce dopo un austero inverno, con acque chiare e fresche a lambire le caviglie appena scoperte; una storia ricca, piena e fragile al tempo stesso, forte ma sensibile, che sembra correre veloce nelle parole sognanti e profetiche di Mrs Wilkins, parole dette in fretta, dettate da una visione di glicine e sole ma che, al tempo stesso, prende un ritmo più tranquillo quando si addentra nei meandri della psiche dei protagonisti. Li denuda di muri e corazze, lasciandoli vulnerabili e incerti, ma così pieni di vita e voglia di rinascita che, finita la lettura, ti sembra quasi di aver assistito ad una pièce teatrale, con personaggi vivi e palpabili, lì di fronte a te e non descritti nero su bianco su fogli di carta leggera.

Il libro, pubblicato per la prima volta nel nel 1923 in lingua originale e nel 1928 in italiano, e dal quale è stato tratto un film del 1992 diretto dal regista britannico Mike Newell, riesce a mantenere un’aria di modernità non propria di un periodo storico come i ruggenti anni venti.

Per quanto il periodo fosse votato al futuro, la scrittura rimaneva spesso radicata in dogmi e valori che ancora si trascinavano dall’epoca vittoriana.
Questo non è assolutamente il caso del libro in questione, né della sua autrice.

La scrittura sottile di Elizabeth Von Arnim

Elizabeth Von Arnim, infatti, è forse una delle autrici più particolari che capiti di leggere.
La sua prosa resta delicata e particolare, propria e precisa dell’epoca in cui il romanzo è stato scritto, riesce a confermare una sua modernità intrinseca che ne fa un libro sempre di moda, sempre in auge, i cui punti cardine non sono mai percepiti come arcaici o non in linea col millennio in cui il lettore si trova.

Inserire questo romanzo in una categoria è poi il compito più difficile.

Per quanto possa sembrare un romanzo rosa, Un incantevole aprile ha quel tocco particolare del classico romanzo di formazione, con un pizzico di trattato psicologico nascosto tra le dettagliate descrizioni dei vari stati d’animo e dell’animo umano stesso, oltre che della natura verdeggiante del luogo in cui le protagoniste trascorreranno il loro aprile.
Un romanzo particolare, dunque, adatto agli animi romantici per il sottile tema d’amore trattato, a chi ama scoprire la psiche umana oppure, semplicemente, a chi voglia godersi un buon romanzo costellato da descrizioni così vive da far sentire il profumo dei fiori e del mare, il frescore della brezza e la delicatezza dei bianchi abiti leggeri.

Di questo romanzo colpisce anche il linguaggio: descrittivo, narrativo, espositivo, argomentativo. Un mix di linguaggi, ben misurati tra di loro ma nascosti dalle lunghe e dettagliate descrizioni, che sono ciò che più colpisce del libro stesso.
Ed è proprio questa sorta di escamotage che non fa subito comprendere appieno la bellezza di questo libro: semplici descrizioni che nascondono rivelazioni, discorsi diretti che racchiudono il pensiero più puro e non filtrato, riflessioni che argomentano e riflettono tematiche come la solitudine, il passato, il presente, la vita stessa, l’amore, i legami familiari, i dogmi dettati da un’epoca in cui domesticità ed intimità dovevano essere preservate, nascoste e, a volte, nemmeno presenti.
Il lessico colto, curato, particolareggiato, la dinamicità dei verbi descrittivi e l’esplosione di colori e sensazioni descritte magistralmente donano infine un tocco poetico ad un libro che può apparire una lunga poesia in prosa.

Leggere questo romanzo ad aprile è poi il culmine di un’avventura sensoriale che parte dalle fredde e piovose giornate londinesi e si apre ai profumi dei fiori e del mare italiano, del suo sole, il suo cibo, la sua allegria, il suo amore. Leggere questo libro sotto i rami di un glicine, col suo delicato ma intenso profumo a permeare l’aria è stato come entrare in un sogno. Finita l’ultima pagina, il sogno non si è spezzato, però; no, la delicatezza e fragilità della scrittura della Von Arnim sono in grado di cullarti e renderti il viaggio riposante, mistico, onirico.

L’autrice è una donna che ha ricevuto il dono della parola.
Le sue descrizioni sono vive, ma mai prepotenti – un tratto particolare, poiché in grado di trasportarti ad occhi aperti nei luoghi descritti senza però trascinarvici. La Von Arnim prende il lettore per mano, leggera, e lo accompagna nella lettura.
Anche la descrizione di natura più introspettiva, quella che racconta i diversi aspetti e le diverse sfumature della psiche dei protagonisti è descritta in modo eccelso: seppur un poco prolissa, l’autrice riesce a denudare i personaggi e farceli comprendere, fino in fondo, in modo sempre delicato, utilizzando un tratto quasi surreale, fantastico, ma vero e tangibile.
L’umorismo sottile è poi un tocco da maestro.
L’autrice riesce chiaramente a far capire al lettore i suoi pensieri su alcuni punti cardine dell’epoca descritta senza mai svilire o utilizzare termini anche leggermente dispregiativi. Un sagacia delicata, che rende chiara la sua visione senza offendere, anzi, quasi prendendosi bonariamente gioco dei valori descritti, valori che ormai appartengono a un’epoca passata e che dovrebbero essere rimembrati più come un ricordo di un periodo che non esiste che come dogma da seguire.
Proprio a tal proposito, bisogna assolutamente citare i suoi acuti riferimenti a ciò che oggi chiamiamo femminismo.

La Von Arnim, infatti, può essere considerata una sorta di pioniera del proto-femminismo.

Una vita all’insegna del femminismo

In questo particolare romanzo si può assolutamente vedere come la sua visione delle donne e del loro ruolo fosse molto all’avanguardia per l’epoca in cui l’autrice stessa ha vissuto.
Non va dimenticato, però, che l’autrice australiana anche nella vita privata ha fatto suoi alcuni valori del femminismo, restando una donna libera nelle sue espressioni fino alla fine.
Con due matrimoni infelici alle spalle, la donna non hai mai ceduto alle pressioni dell’epoca ed ha continuato a vivere secondo le sue regole, divenendo l’amante di H.G. Wells dal 1910 al 1913 poco dopo la morte del primo marito Count Henning August Von Arnim-Schlagenthin, sposato quasi vent’anni prima e con il quale aveva vissuto un matrimonio arido e infelice e che in seguito nominerà “Man of Wrath“, l’uomo di rabbia, a causa del suo temperamento e della sua indole dominatrice.
Il secondo matrimonio, infelice anch’esso, finì in una separazione nel 1919 – che non venne però seguita da divorzio – e con la donna trasferitasi negli Stati Uniti per allontanarsi dall’ex-consorte (John Francis Stanley Russell, 2nd Earl Russell) e cominciare daccapo.
Pochi mesi dopo, la scrittrice inizierà una nuova storia d’amore con un editore inglese di trent’anni più giovane di lei (Alexander Stuart Frere Reeves) che, sposatosi con un’altra donna alla fine della relazione, chiamerà la sua primogenita Elizabeth in onore della donna che aveva amato in passato.
Viaggiando tra Inghilterra, Francia, Italia, Polonia, Germania, Svizzera, Stati Uniti ed altri paesi, la Von Arnim continuerà a vivere la sua vita cercando di trovare l’amore, godendosi le sue relazioni, i suoi viaggi e le sue parole su carta.
Morirà nel 1941 d’influenza a Charleston, South Carolina, Stati Uniti.

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Baluardo del moderno femminismo, seppur nata e vissuta a cavallo tra la fine dell’epoca Vittoriana e le due guerre mondiali, la Von Arnim (pseudonimo di Mary Annette Beauchamp) ha saputo vedere al futuro ed alla progressione, inserendo temi delicati all’interno dei suoi romanzi con gentilezza, fragilità ma tanta tenacia.

A proposito del romanzo

Un incantevole aprile è uno dei romanzi forse più “sottili” dell’autrice.
Sottile perché colmo di gentile sagacia che riesce a far crollare ogni lettore, anche quello più austero.
L’aria della primavera italiana, col profumo dei gigli e del gelsomino, dell’acacia e delle rose, con il sapore salato del mare sulla punta della lingua, il verde smisurato e brillante delle colline, il sapore pieno e maturo dei frutti cresciuti e maturati al sole… Tutto questo è Un incantevole aprile; la gioia accecante dell’amore che, nutrito dal calore della terra italiana, riesce a superare ogni barriera, a rinascere, crescere e fiorire seppur vissuto in terra arida e desolata per molto tempo.

Il romanzo inizia con un annuncio che sarà ciò che metterà in moto il cambiamento, la svolta: un castello in Italia, immerso nei glicini e nel sole, si affitta ammobiliato per il mese di aprile.
Mrs Wilkins, la prima delle protagoniste che ci viene presentata, donna timida ed impacciata ma piena di una vera e propria luce dorata che vive in lei nascosta dal grigiore della monotonia, vede davanti ai suoi occhi schiudersi e dispiegarsi il futuro: una vacanza in uno splendido castello sul Mediterraneo, nessun grigiore, nessun marito che la tratti con freddezza e condiscendenza, senza affetto o amore a colorare i suoi gesti ormai da molto tempo. Peccato che il suo gruzzoletto, quel denaro che con fatica aveva risparmiato negli anni, sicuramente non le sarebbe bastato per godersi quella meritata vacanza. Ed il marito, Mellersh, avvocato di successo ma uomo freddo e calcolatore, non le avrebbe mai permesso di andarci.

Proprio mentre quella visione fatta di gioia e colori sta per divenire grigia come il cielo piovoso di quella giornata inglese, la donna vede un’altra signora intenta a leggere l’annuncio sul Times.

Incoraggiata da non si sa quale divinità, Mrs Wilkins decide di avvicinarsi e chiacchierare con la sconosciuta, che si scoprirà essere Mrs Arbuthnot, donna devota e ultra religiosa, impegnata nell’aiuto alla Chiesa, ai poveri ed alla preghiera. Nonostante l’amore che un tempo la univa al marito Frederick, la sua fervente fede ha allontanato Mrs Arbuthnot da quell’uomo che non riusciva a non considerare come un infedelevisto che il suo denaro derivava dalla pubblicazione di biografie di uomini e donne e delle loro vicende peccaminose.

Mrs Arbuthnot è la classica donna inglese ferma e convinta dei suoi dettami religiosi, di una vita scarna fatta di devozione e preghiera, nient’altro.

 “Per anni era riuscita ad essere felice solo dimenticando la felicità, e voleva continuare così.”

Da qui il libro prende forma

Mrs Wilkins e Mrs Arbuthnoth – che diverranno Lotty e Rose – vengono avvicinate da un annuncio e, insieme, riscopriranno se stesse e l’amore, la gioia e la pace.
In una decisione dettata dal momento, le donne s’informano del prezzo dell’affitto e, scoperto quanto alto fosse, decidono di cercare altre donne con cui dividere il castello per quel mese.
Tramite un annuncio da loro scritto, conosceranno Mrs Fisher, l’anziana e burbera donna rinchiusa nel passato che continua a vivere sola e infelice, persa tra i ricordi di amici e parenti ormai defunti e principi ormai in disuso e arcaici.

“Erano ben poche le cose davvero importanti, pensò, a parte il passato. La superiorità del passato sul presente era qualcosa di incredibile, di stupefacente” 

A loro si unirà Lady Caroline Dester, aristocratica donna d’alta società in fuga da quella stessa alta società, dalle troppe aspettative, dai troppi sguardi causati dalla sua estrema bellezza e dai numerosi scialbi spasimanti, e da un amore che le è stato strappato ed al quale non crede più.

“Voleva soltanto riprendersi dalla stanchezza profonda e malinconica dell’eccesso”

Quattro donne, una più diversa dall’altra, ma tutte accomunate da un’intensa voglia di riscoperta, gioia e amore.
Quattro donne che sbocceranno con l’aiuto del sole italiano, dei profumi dei fiori e della libertà di essere se stesse, di riscoprire la gioia e la felicità e della contentezza nel regalare emozioni agli altri, condividere il loro paradiso personale – San Salvatore, il castello circondato da fiori e amore.

“Mancare a qualcuno che ha bisogno di te, per qualsiasi motivo, era comunque meglio della solitudine totale di non mancare a nessuno.”

Le facce di una stessa medaglia

Il libro sembra diviso in due metà: la prima parte, ambientata a Londra, dove tutto ciò che leggiamo sembra essere velato da una patina grigia e fredda, caliginosa; la seconda parte si apre con l’inizio della vacanza, quando le quattro protagoniste si svegliano di buon mattino nel castello italiano col sole a scaldar loro il viso e a sollevare la patina grigiastra dai loro ricordi.

Le donne diventano più belle, i capelli ricchi di sfumature, la pelle luminosa, gli occhi sgargianti.

Piano, la magia del luogo in cui si trovano, il castello di San Salvatore, riesce a colorare il mondo che le circonda, proprio come un dipinto che prende forma, o come un disegno per bambini che viene pian, piano riempito di colori sgargianti, fino a far diventare contorni neri, netti e prepotenti, colori pieni e vivaci.

“Il glicine scendeva a cascata in un eccesso di vigore, fiorendo generoso. Dove finiva la pergola il sole incendiava cespugli di gerani scarlatti, masse di nasturzi, calendule di un arancione talmente intenso che sembravano ardere, e bocche di leone rosse e rosa, tutti che gareggiavano in brillantezza e intensità di colore. […] Peschi e ciliegi erano in fiore, un turbinio di petali bianchi e rosa intenso tra le tenere foglie tremolanti degli ulivi. […] Ai piedi degli alberi c’erano giaggioli blu e viola, cespugli di lavanda e cactus verdegrigio ricoperti di spine acuminate su un tappeto di denti di leone e margherite, e giù in fondo, il mare. Il colore si riversava dappertutto […]”

E San Salvatore, coi suoi colori, sarà proprio il balsamo delle anime delle quattro donne, e non solo di loro.
Un mese soltanto, un incantevole mese, sarà cura e medicina per quelle anime tormentate, divise, distrutte; sarà nuova luce e nuova vita.

Quell’incantevole mese di aprile sarà l’inizio del resto delle loro vite, vite finalmente piene: d’amore, gioia e serenità; sarà nuove amicizie, amicizie vere, forti e nate da pene comuni ma sbocciate grazie a gioia e felicità assaggiata e percepita insieme; sarà riscoperta dell’amore che si credeva perduto, assopito ma che diviene nuovamente ardente, affettuoso, vivo; sarà riscoperta di se stesse, con rivelazioni nuove e vecchie e, soprattutto, con una nuova percezione del proprio io, finalmente comode nella loro stessa pelle.
Sarà rinascita vera e propria.

“Per quanto si cerchi di classificare e ordinare la vita, essa rimane un mistero.”

Con uno stile descrittivo ed a tratti quasi fragile, leggero e delicato, la Von Arnim ci porta prima nell’Inghilterra degli anni venti e poi nell’Italia dello stesso periodo; e proprio come cambia il clima ed i colori, cambiano i protagonisti: da chiusi e malinconici, soli e sofferenti, a personaggi pieni d’amore, di vitalità e ritrovata bellezza.
Un viaggio tra i colori della natura fatta di fiori e mare, e tra le sfumature di una natura meno visibile ma potente: quella umana.

Autore: Pamela Cannizzaro

Classe '89, brianzola di nascita ma londinese nel cuore. Aspirante scrittrice, lettrice appassionata, tè dipendente e futura cat lady. Amo i romanzi gotici, il soprannaturale e l'esoterico; la cultura giapponese, l'epoca Vittoriana, le fan-fiction, l'arte greca e romantica. Adoro le lingue, i manga, il pizzo e la cucina cinese.

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