Sangue e neve di Jo Nesbo
Oslo 1977: ad accoglierci l’inverno, ma non un inverno classico; ad accoglierci uno di quegli inverni rigidi della Scandinavia, dove la neve non si scioglie e dove un sole pallido non vuole mai uscire per davvero, ma neanche tramontare.
Edito nel 2015 da Enaudi, “Sangue e Neve” è un libro veloce, frenetico grazie anche al susseguirsi dei brevi capitoli, che, senza tanti giri di parole, ci conducono, attraverso gli occhi di Olav, nella sua stessa vita con una prosa semplice e a tratti distaccata.
Killer di professione, Olav è un personaggio con il quale è impossibile non entrare subito in empatia.
Grazie ad una serie di flashback, Jo Nesbo ci permette di comprendere, conoscere e amare questo personaggio: vittima di violenza familiare e con un’infanzia complicata, Olav è il frutto di tutto quello che ha patito e che lo ha portato a diventare l’uomo di oggi, ovvero un killer su commissione.
L’uomo per il quale lavora lo incarica di uccidere la propria moglie, dopo averne scoperto il tradimento. Ma, questa volta, per Olav non sarà affatto un compito facile visto che, come lui stesso ci confessa sin dalle prime pagine del libro, se le sue vittime sono donne puntualmente finisce per innamorarsene.
“Non riesco a guidare piano, sono tenero come il burro, mi innamoro con troppa facilità, perdo la testa quando mi arrabbio e sono una frana in aritmetica. Ho letto un po’ di tutto, ma so poco o niente, che mi potrebbe tornare utile. E scrivo più adagio di quanto cresca una stalattite”
Ed è quello che accade anche con Corinne, moglie del suo capo Hoffman che decide di liquidarla dando il duro incarico ad Olav e per la quale è disposto a sborsare una lauta ricompensa.
Ma, come detto, il nostro killer ha il cuore tenero e non riesce a fare del male al gentil sesso e, cosa ancora più grave, un solo sguardo di Corinne è bastato per farlo innamorare perdutamente, tanto da spingerlo a decidere di salvare la donna del suo capo, a tutti i costi.
Ormai braccato, Olav dovrà trovare il modo per non farsi uccidere e mantenere in vita l’amata giocandosi il tutto per tutto, anche a chiedere aiuto alla “concorrenza” desiderosa quanto lui di eliminare dalla scena Hoffman.
“Sangue e neve” narra della malavita organizzata, dove la parola d’ordine è uccidere per sopravvivere, dove non esiste il bene ma solo il male.
In tale contesto Olav è la contraddizione fatta persona: dislessico, imperfetto, gentile e a tratti sentimentale, insomma una nota stonata, un barlume di luce nel buio più totale.
Un killer che cerca l’amore, che forse trova ma non sa riconoscerlo o forse è solo spaventato per farlo.
Non lasciatevi ingannare, però, da questo lato buono del suo animo: Olav è pur sempre un killer e il suo lato oscuro prende facilmente il sopravvento su di lui e sulla sua vita ed è proprio la sua doppia personalità che gli permette di essere un “liquidatore”, un assassino.
“Mi sentivo come se fossi seduto a un tavolo da poker insieme a quattro giocatori che non sapevano perdere, armati di tutto punto e diffidenti per natura. E mi erano stati appena serviti quattro assi. A volte le belle notizie sono talmente belle da essere brutte”.
Jo Nesbo abbandona per questa volta il detective Harry Hale, protagonista storico dei suoi successi, per raccontare una storia fredda, cruda a tratti commovente ma pur sempre intrinseca di violenza e odio.
Dallo stile asciutto e veloce il romanzo si legge tutto d’un fiato.
258 pagine e 21 capitoli e una volta giunti alla fine una sola domanda: Olav carnefice o vittima?