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Ispettore Santoni: quei messaggi incisi sul tronco

Lo strano caso dell'orso ucciso nel boscoLo strano caso dell’orso ucciso nel bosco

Prima di morire, Bruna ha inciso il nome del suo assassino su un abete rosso. Ha lasciato un messaggio indelebile della sua rabbia, grattando con le unghie la corteccia ammorbidita dal muschio, fino a farle sanguinare. Ha trasmesso tutto il suo furore contro quell’uomo e il dolore per i tre piccini stremati, che chiedevano aiuto poco lontano.

È l’angoscioso avvio, di grande impatto emotivo, del nuovo romanzo di Franco Matteucci, regista televisivo e giallista di lungo corso. Una scena resa appena meno drammatica dalla constatazione che la vittima non è una donna, ma un animale. È l’incipit infatti del quarto titolo delle indagini dell’ispettore Santoni, “Lo strano caso dell’orso ucciso nel bosco”, un thriller in libreria da metà marzo per i tipi Newton Compton, dopo i tre precedenti che hanno visto in attività il poliziotto di montagna: “Il suicidio perfetto” (2013), “La mossa del cartomante” (2014), “Tre cadaveri sotto la neve” (2015).

Cosa si nasconde dietro l’uccisione di Bruna?

Maurizio Santoni, della Polizia di Stato, è un ragazzone, capelli lunghi biondi e occhi azzurri, che fuori servizio ama presentarsi col soprannome Lupo Bianco e in servizio ha preferito autorelegarsi a Valdiluce, un paesino in una zona montana. Tutt’altro che tranquilla, però, a giudicare dalla quantità di casi di cronaca nera che vi si verificano. Non a torto, Santoni si crede un gran figo ed è dotato di un fiuto sorprendente, nel senso vero dell’olfatto, non solo dell’istinto investigativo. Circola su una vespa bianca – quando l’accensione rispende “presente” – e coccola i suoi animaletti: il topo Mignolino, il riccio Arturo e le formichine nella teca vicino al camino.

Bruna era la mascotte di Valdiluce, apparteneva alla comunità, figurava nello stemma del Comune e rappresentava la forza della natura e la libertà di quelle valli. Una simpatica giocherellona, molti documentari l’avevano resa famosa per la sua docilità.

L’immotivata mattanza dell’orsa e dei suoi cuccioli scatena un delirio sul web e in tv, neanche fosse stata una famiglia umana. Maurizio è incaricato delle indagini dal Capo della Polizia e deve coordinare la Forestale e i ricercatori dello Zooprofilattico, Katia Guardì compresa, la veterinaria, una ragazza sottile e non molto alta, ciuffo turchese tra i capelli neri e grande determinazione.

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È lei ad avanzare il sospetto che il responsabile non sia un semplice bracconiere e pretende che anche l’assassinio di un plantigrado, invece del giuridicamente corretto “animalicidio” sia repertato in atti come “omicidio”, perché un animale va considerato alla stregua di un uomo. L’azione criminale ha espresso una crudeltà ingiustificata. Una lunga agonia, forse una settimana, per aver ingerito veleno: un topicida con effetti anticoagulanti, che ha provocato emorragie inarrestabili. Bruna ha sofferto tantissimo e solo una persona profondamente crudele poteva manifestare tanto odio, anche verso i tre piccoli innocenti nella grotta, che hanno assimilato il prodotto tossico succhiando il latte materno. E tutto è partito da un boccone avvelenato, un fagiano femmina, cosparso di miele e con grandi quantità di Warfarin in corpo. Una bomba chimica.

I quesiti sospesi dell’indagine

L’indagine comincia nel più classico dei modi: tante domande che aspettano risposte.

I segni sulla corteccia non sembrano semplici graffi, sono una forma di comunicazione tra i plantigradi, ma qualcuno asporta la parte incisa sul tronco e lascia un messaggio criptico, da Settimana Enigmistica: l’immagine di un enorme cuore, il nome Bruna e il simbolo dell’ultima lettera dell’alfabeto greco: Omega. Soprattutto questo terzo graffito sembra avere un significato sinistro, significa fine o anche morte. Una mente perversa, una personalità complicata, come sempre, mai che nelle indagini Santoni abbia a che fare con malfattori dal profilo semplice.

In compenso, Katia Guardì si scioglie mano a mano e diventa interessante lavorare con lei, si crea della chimica tra loro.

Romanzo buono, buono, buono, come il vino Est Est Est. D’altra parte Matteucci è una garanzia. La serie Santoni è molto seguita da lettori affezionati, ben ricambiati dall’autore e dal protagonista. Non vanno dimenticati i titoli di Franco premiati (Crotone, Scanno, Procida, Cesare Pavese) e finalisti nei premi Strega e  Viareggio. Franco Matteucci vive e lavora a Roma. Insegna Tecniche di produzione televisiva e cinematografica nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Autore: EffeElle

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