Elogio alla follia, beato chi non si prende troppo sul serio Elogio alla follia, beato chi non si prende troppo sul serio

Elogio alla follia, beato chi non si prende troppo sul serio|Erasmo da Rotterdam

recensione elogio alla follia

Quando ho comprato questo libro mi sembrava di essere tornata a scuola. Ero lì con la mia penna, pronta a sottolineare e a prendere appunti, e con l’iphone e Wikipedia pronti all’uso nel caso in cui non avessi capito qualche passaggio o avessi voluto approfondire qualcosa.

Il risultato è stato che mi sono trovata di fronte ad un libro che mi ha fatto riflettere. In particolare riguardo ad un aspetto. Come sarebbe triste e noiosa e sgradevole la nostra vita senza un pizzico di follia?

Ma facciamo un passo indietro.

Elogio alla follia è un saggio scritto nel 1509 e pubblicato per la prima volta nel 1511 da Erasmo da Rotterdam. Si tratta di un saggio satireggiante scritto dall’autore in poche settimane, durante un soggiorno con l’amico Tommaso Moro, a cui il saggio è dedicato, nella residenza di quest’ultimo a Bucklersbury. L’obiettivo era quello di dilettare gli amici. Furono proprio questi ad esortarlo a continuare dopo averne letto l’inizio e a portare il testo in Francia dove fu pubblicato per la prima volta. Lo stesso Erasmo, infatti, rimase molto sorpreso del successo di Elogio alla follia.

Il saggio si apre con la presentazione della Follia, la quale tesse il suo elogio parlando in prima persona:

 “Infatti mi è venuta voglia di fare un po’ con voi il sofista, non però di quella razza che oggi va inculcando stupidaggini ai ragazzini e insegna loro a contendere con pettegolezzi da donnette: imiterò invece gli antichi che, per evitare di essere chiamati col nome malfamato di sapienti preferiscono essere nominati Sofisti. La loro principale occupazione era quella di celebrare con encomi gli dei e gli eroi. Dunque ascolterete un elogio: non quello di Ercole o di Solone, ma di me stessa, l’elogio della Follia.”

Dopo essersi presentata, la Follia afferma di essere portatrice di spensieratezza, di allegria, di felicità e di fortuna per tutti gli esseri umani. In particolare, la Follia è con noi sin dalla nostra nascita, che senza di lei non potrebbe neanche avvenire. E ci accompagna in ogni fase della nostra vita, fino alla vecchiaia, rendendo questo momento sopportabile. Inoltre, ci aiuta nelle nostre relazioni interpersonali, con le amicizie, i matrimoni.

In sostanza, la Follia è il legame della società umana.

“Insomma, nessuna società, nessun legame nella vita potrebbe essere gradevole o duraturo senza di me: né un popolo potrebbe sopportare a lungo il suo principe, né un padrone il suo servo, né una serva la sua padrona, né un maestro il suo discepolo, né un amico l’amico, né una moglie il marito, né un locatore il locatario, né un compagno il compagno, né un ospite il suo ospite, se non si ingannassero continuamente a vicenda, se non si adulassero, se non chiudessero prudentemente un occhio, se non si lusingassero vicendevolmente col miele della follia.”

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Quindi, la Follia unisce e cementa le amicizie, rendendo invisibili i difetti che ognuno di noi possiede. Concilia i matrimoni, unendo il marito e la moglie grazie alle adulazioni, agli scherzi, all’indulgenza, al perdono. Rallegra i “conviti”, con scherzi e risate. La follia, in sostanza, dà sapore alla nostra vita e la rende “sopportabile”.

“ Io, invece, o con l’ignoranza, o con la spensieratezza, o con l’oblio dei mali, o con la speranza dei beni, spesso cospargendo di un po’ di miele i piaceri, soccorro gli uomini nelle loro così grandi sciagure al punto che non vogliono più abbandonare la vita neppure quando, terminato ormai il filo delle Parche, la vita stessa li abbandona; e quanto meno hanno buone ragioni per rimanere in vita, tanto più desiderano vivere: tanto sono lontani dall’essere presi dalla noia di vivere.”

Nell’ultima parte del saggio, la Follia si lascia andare ad un esame critico di diverse figure: i grammatici, i poeti, i retori, gli editori, i giureconsulti, i filosofi, i teologi, i religiosi, i monaci, i regnanti, i cortigiani, i vescovi,  i cardinali, i sommi pontefici. In particolare, la Follia critica gli abusi della dottrina cattolica e di alcune pratiche della Chiesa Cattolica. Per esempio, parla della pratica delle indulgenze e dell’attaccamento dei sacerdoti ai soldi.  Ma questa critica è mirata ai soli religiosi, non a Dio, unico essere perfetto, che nella sua perfezione custodisce anche un pizzico di follia.

La Follia conclude il suo elogio, invitando i lettori a dimenticare quanto hanno appena letto e ad applaudire, vivere, bere. In una parola, a godersi la vita.

La verità è che, secondo Erasmo, gli uomini vivono come se recitassero in una commedia, indossando infinite maschere e cercando un equilibrio nelle convenzioni sociali che ci troviamo di fronte ogni giorno. Gli uomini, vivendo, hanno un solo obiettivo: la ricerca della felicità. E ognuno mette in atto questa ricerca  proprio modo e crede di averla trovata, finalmente, la felicità. Ma alla fine, colui che è veramente felice non è il saggio, che ritiene di custodire tutti i segreti del mondo, bensì il folle. Cioè colui che sa godersi la vita, che ama se stesso e per questo riesce a stare bene anche con gli altri. Colui che vive seguendo le proprie passioni, i propri impulsi. Colui che, in fondo, non si prende troppo sul serio.

 E forse questo è il più grande insegnamento che ognuno di noi dovrebbe trarre da questo testo.

Elogio alla follia è disponibile per l’acquisto online su Ibs.it a 6,75 euro.

(fonte foto: fenici.unibo.it)

 

Autore: Chiara Nicolazzo

La mia passione per i libri è nata grazie al romanzo Il mio paese inventato di Isabel Allende, una storia autobiografica che mi ha aperto un mondo, quello dei libri, che conoscevo solo superficialmente. Da quel momento ho iniziato a leggere sempre e ovunque. Mi piace perdermi nelle parole e vivere mille vite diverse.

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1 Commento

  1. concordo un pizzico di ”follia”fa che la vita si piu’ leggera

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