Intervista a Stefano Jacurti, autore di Bastardi per stirpe Intervista a Stefano Jacurti, autore di Bastardi per stirpe

Intervista a Stefano Jacurti, autore di Bastardi per stirpe

bastardi per stirpe

Stefano Jacurti

La nostra intervista di oggi vede come protagonista Stefano Jacurti, autore del romanzo western Bastardi per stirpe edito da I Libri di Emil.

Da dove nasce la sua passione per il Far West?

Dai western che trasmetteva la Rai negli anni sessanta: ero appassionato dei film di John Ford, giocavo in strada con una pistola giocattolo e, poi, mi regalarono anche un forte con i soldatini. Poi ci sono i western di Peckimpah e Leone, di cui mio padre fu compagno di scuola, che mi hanno accompagnato nel dopo, compresi quelli di Clint Eastwood.

Nel suo romanzo Bastardi per stirpe sono contrapposte due famiglie e due personaggi molto vigorosi, Sam Baxter e Bud MacPherson: a quale dei due si sente più vicino o comunque più affezionato? Quanto c’è di Stefano Jacurti nel suo libro?

Sia Sam che Bud hanno tentato di portarmi dalla loro parte: so quanto abbiano ragione su certe cose per le quali si battono con coraggio, ma so anche quali siano i loro torti e, forse, voglio bene ad entrambi anche per questo. Bud e Sam è come se avessero un velo davanti agli occhi, che impedisce loro di vedere le ragioni dell’altro (ma questo va esteso a tutti i componenti dei due gruppi) però sono sinceri, e se sono sinceri nella loro parte di ragione, quel cinquanta per cento che i due credono essere il cento per cento, significa che in quella guerra saranno molto tosti, perché succederà il finimondo. Ma il romanzo vede anche i due leader alle prese con le cellule impazzite a cui loro non avrebbero minimamente pensato: sono carichi da undici che si abbattono su due clan che combattono una guerra senza quartiere, portandosi dietro le lacerazioni dettate dalla violenza, dal fato, da un mondo selvaggio. Il novantanove per cento del romanzo (e forse anche di più) è inventato ovviamente, pur partendo da guerre sui pascoli realmente avvenute. Di mio, invece, c’è quell’un per cento che inevitabilmente passa veloce tra le righe.

All’interno di film o racconti western, la donna ha sempre un ruolo secondario relegato più strettamente o alla condizione di moglie devota oppure a quello di prostituta. Nel suo romanzo Bastardi per stirpe ci sono entrambe. Cosa accomuna le “sue” donne del west e cosa le divide? Nella realtà sono mai esistite cowgirl?

Le due donne in questione, Terry e Sheila, sono due mondi lontani tra loro, e avranno a che fare con un uomo in modo molto diverso, ma ci sarà un momento in cui qualcosa le renderà vicine… Terry è una donna coraggiosa, ma so che diverse lettrici del romanzo si sono subito affezionate a Sheila, la prostituta di Phoenix. Penso che Terry si sia ritagliata uno spazio importante in questa storia, poi, chi cerca “solo” donne evolute come nel 2012, beh, allora non deve leggere i western, perché l’ottocento non può essere la fotocopia di oggi. Oggi ci sono molte più cowgirl di allora, un vero esercito. All’epoca le donne famose del west furono, giusto per citarne alcune, Calamity Jane, Belle Star, Etta Place, ed erano donne evolute per quei tempi che si univano a bande di fuorilegge, ma erano poche. In generale, ogni volta che intuisco che nelle mie trame ci sia qualcosa di attuale, comunque ci lavoro sopra per adattarlo all’epoca delle mie storie, altrimenti non sarebbero credibili certe situazioni.

Nel western si possono dire molte cose, ma il tutto va filtrato. Credo che bisogna tenere conto dell’epoca in cui si raccontano gli eventi, cogliere respiri e mentalità del pensiero di un periodo storico, il western non è solo un cappello in testa, altrimenti è meglio scrivere nel quotidiano. Ecco perché, ad esempio, Lauren o le mogli dei Lassander, seppur non banali, non possono essere “attive” come Terry, una moglie devota sì, ma che non esita a montare in sella di notte e da sola, perché se fossero “tutte” o “molte” come lei, non saremmo più ai tempi dell’O.K. Corral o giù di lì.

LEGGI ANCHE:  Intervista a Roberto Venturini - L'anno che a Roma fu due volte Natale

Lei ha già realizzato altre opere letterarie seguendo il filone western: perché crede che questo genere sia oggi così sottovalutato?

La sottovalutazione dipende da una mentalità sbagliata, non ho risposte certe. Chissà, forse perché c’è stata un abbuffata gigantesca in passato, ma posso dire che in Italia tra i libri trovo “i generi” molto più che al cinema. Ci sono, o ci sono stati, ottimi gialli, horror, spy story, sci-fi o romanzi storici. Certo, del western se ne occupano in pochi, ma va scremata la differenza tra lo scrivere il western e il leggerlo. Se è vero che oggi sono in pochi a narrare la frontiera americana, non è vero che non ci sia nessuno che legga queste storie, anzi se così fosse, non potrei continuare a scrivere. Ho notato che molti lettori sono letteralmente affamati proprio perché sul western “scritto oggi” c’è poco, e poco intendo come autori italiani, perché se usciamo dal nostro paese, troviamo subito John Landsdale, Leonard Elmore, Cormac McCarty e molti altri. Qui da noi è come se avessero lasciato dei posti liberi e così ho pensato di sedermi come hanno fatto altri autori su una di quelle sedie rimaste vuote, sperando di offrire emozioni al pubblico. C’è la consapevolezza che siamo lontani dagli anni d’oro, che oggi non c’è nessuna collana dedicata al western tra i libri, però la gente che “legge” il western c’è e qualcosa mi dice. Che magari non si tornerà come nel periodo d’oro, ma le cose cambieranno perché ogni tanto vedo arrivare dei romanzi o racconti western scritti da altri, vedi Rizzi – Novel – Barbieri – Nelli, Salvatrice Giugno e ovviamente Evangelisti.

Scrivere non è la sua occupazione principale. Lei, infatti, è regista e attore teatrale, ma ha al suo attivo anche alcuni progetti cinematografici sempre a tema western: ce ne parli.

Ho scritto tre libri, non trenta è vero, ma spero di scriverne altri. Tutto nasce dalla scrittura anche quando non è narrativa, così come è successo per il soggetto di Inferno bianco, il mio western innevato che ho girato con Emiliano Ferrera. C’è poi Golden city che ho scritto e rappresentato a teatro, un western ambientato in un saloon, quindi anche se non si tratta di libri, la scrittura è molto presente nella mia vita, compresi altri racconti ancora non pubblicati e soggetti per corti girati in passato.

Progetti per il futuro?
Sicuramente un nuovo libro ma diviso a metà: il west di ieri e il mondo del rodeo e della musica country di oggi. Altri eventi saranno lontani dal western, non sono progetti miei, ma fanno parte del percorso d’attore anche questi: infatti, parteciperò al film di Mirko Alivernini “Non tutti i mali vengono per nuocere”, una commedia con situazioni esilaranti dove dal litorale romano si sogna di andare ad Hollywood. Sul set del film ritroverò con piacere Crisula Stafida, siamo stati compagni di viaggio del “Marito perfetto” l’horror di Lucas Pavetto premiato negli Usa e in Messico. Infine, sempre come attore, nella prossima stagione tornerò teatro, ma è ancora è presto per dirlo. Poi, beh… per ora passo e chiudo con un grazie ai lettori di Bastardi per stirpe!

Autore: Laura Landi

Sono ­ per ammissione estrema ­ lettrice compulsiva, anche se molto molto esigente. Andare in libreria mi fa sentire come Alice nel paese delle meraviglie. Il mio amore letterario segreto? Gabriel García Márquez.

Condividi Questo Post Su

1 Commento

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *