Elogio dell'ozio di Stevenson: perché liberarsi del lavoro Elogio dell'ozio di Stevenson: perché liberarsi del lavoro

Elogio dell’ozio di Stevenson: perché liberarsi del lavoro

Chi l’ha detto che il lavoro è affrancamento? Perché la libertà non può essere dal dovere imposto socialmente? Perché non accontentarsi del necessario e il resto vivere? In tempi di crisi del nostro paradigma economico-sociale, Elogio dell’ozio di Stevenson ha ancora da rivelarci qualcosa dell’attuale – edito da La Vita Felice e disponibile su Bol.it a € 5,85 .

Autore de “L’isola del tesoro” e “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, Stevenson è un artista eclettico, sognatore ma capace di lucide riflessioni. In pieno clima di rivoluzione industriale, con il formarsi dei precetti filosofici alla base del moderno capitalismo, Stevenson ribalta i riferimenti assiologici del suo e del nostro presente. L’ottimizzazione del tempo in chiave economica, l’esasperazione della produttività non tengono conto della variabile umana, del suo benessere. E molto prima dei contemporanei concetti di decrescita, in Elogio dell’ozio troviamo il tentativo del recupero dell’uomo.

Alcune precisazioni. L’ozio per esistere non può non tenere conto del lavoro, ma questo è mera necessità, non un valore di per sé. Intendiamoci, non stiamo parlando di indolenza, ma un momento potenzialmente creativo e rivoluzionario, escluso da ogni protocollo professionale. Altro che non far nulla, semmai fare ciò che è davvero importante: “La cosiddetta pigrizia, che non consiste nel non far nulla, ma nel fare tanto di quel che i dogmatici formulari della classe dirigente non riconoscono, possiede un pari diritto ad affermare le sue prerogative di quanto ne abbia l’operosità stessa”.

Nell’ozio abbiamo il tempo di trovare un modo per mettere in discussione il pensiero imposto, i dogmatismi che reggono il potere, per rileggere i depositari di verità indiscusse. Non più freddi esecutori di una funzione imposta da inesplicabili schemi produttivi, ma persone aperte al confronto e alla dialettica. Non più soggetto egoista alla smaniosa ricerca di un accumulo di beni, di cui comunque non potrà godere.

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Stevenson, seguendo questa sua natura, ha ripudiato il puritanesimo borghese di provenienza per andare a vivere in mezzo agli indigeni delle isole Samoa. Per noi, come esempio da seguire, forse è troppo, qualcosa, però, potremmo prendere a spunto dalla lettura di Elogio dell’ozio. Perché non provare?

Autore: Iacopo Bernardini

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