Recensione de I dolori del giovane Werther: il rischio dell'amore Recensione de I dolori del giovane Werther: il rischio dell'amore

Recensione de I dolori del giovane Werther: il rischio dell’amore

Recensione de I dolori del giovane Werther

Recensione de I dolori del giovane Werther

Scritto in appena quattro settimane, dette vita a una vera e propria febbre wertheriana. Il frack azzurro e pantaloni gialli del suo protagonista divennero moda, in certi casi la sua appassionata lettura portò fino all’estremo, al suicidio. I dolori del giovane Werther, edito da Demetra – Giunti e disponibile su Feltrinelli.it a € 3,60, è l’opera forse più significativa della gioventù di Johann Wolfgang Goethe. Espressione di quel movimento culturale poi definito Sturm und Drang, o età di Goethe, nonché composizione antesignana di alcuni temi portati del Romanticismo tedesco. Entriamo allora nella nostra recensione de I dolori del giovane Werther.

Si tratta di un romanzo epistolare composto da due libri, ma incentrato sulla lettura psicologica e soprattutto emotiva del suo protagonista. Il destinatario delle lettere, Guglielmo, è un elemento sostanzialmente fittizio che fa da sponda allo sviluppo di un percorso narrativo dalle strette similitudini con la forma del flusso di coscienza.

È un crescendo. Nella prima parte incontriamo un Werther più lucido e razionale, ammaliato e trascinato nell’illusione amorosa ma ancora cosciente. Mentre nella seconda c’è un salto qualitativo verso una parziale interdizione della razionalità, il rifiuto dell’accettazione di un amore gravato dalla variabile umana e quindi fallace. Werther sprofonda nella ricerca dell’assoluto d’amore che, vissuto in sincera profondità, non ha altra soluzione che l’estinzione.

Sul piano della lingua Goethe da vita a una rivoluzione, considerato per questo uno dei padri del tedesco moderno. Scardina i canoni sintattici dell’epoca, le frasi sono libere, sospese, ricche di punti esclamativi e puntini di sospensione. Un’onta alla forma imperante nella seconda metà del 700′, ma al contempo una soluzione espressiva più plasmabile, quasi intrinsecamente cedevole alla rappresentazione delle emozioni, dello sconcerto amoroso e dell’introspezione. Appare quindi come una scelta assolutamente deliberata, misura del genio letterario di Goethe.

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Ma è l’amore il vero protagonista, in particolare nell’architettura filosofica dell’opera, che con la sua potenza diviene motore dell’esistenza. Da un alto veicolo di intuizioni, capace di trovare un’armonia intellettuale, dall’altra ebrezza esistenziale in grado di travolgere e annullare la vita stessa. Chiave di volta verso nuove vite psichiche ma pericoloso limite verso un avvitamento esistenziale.

Autore: Iacopo Bernardini

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