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Un testo non religioso ma che parla di emozioni, fede e libero arbitrio. Intervista a Luca Favaro autore de “Il sentiero della libertà”

Ci racconti come nasce il tuo desiderio di narrare la vita di un uomo (di più uomini) partendo dalla figura di Dio e Gesù come perni centrali?

Beh, Gesù è sì vero Dio, ma anche vero uomo. Gesù quand’è stato un uomo non si è sottratto da tutte quelle che sono le leggi della natura umana. Ha vissuto anche lui 9 mesi di vita intrauterina, è stato un bambino come tutti, ha avuto bisogno di una mamma e un papà che si prendessero cura di lui, è stato allattato, indifeso e perciò dipendente dagli altri come tutti i bambini, ha avuto paura, ha gioito, ha goduto, ha pianto e ha sofferto come un vero uomo. Credo che nella vita di Gesù ce ne sia per tutti. Ognuno può identificarsi in qualche suo aspetto, in qualche caratteristica. Per quanto riguarda Dio, credo che la vita di ogni uomo sia voluta e creata da Lui. Il creato, ogni singola esistenza, l’universo, sono tutte cose volute e create da Dio, che partono da Lui e tornano a Lui. Per me che sono un credente, sento che Dio è l’inizio della vita, il senso vero della vita, la fine della vita, indipendentemente dal fatto che uno sia di una religione o di un’altra, che sia credente o meno.

La gran parte del testo si sviluppa in prima persona: quanto c’è di te nel libro?

Non è un libro autobiografico sicuramente, nel senso che, a parte nei racconti “Quando paghi…” “L’ennesimo rospo” e “L’indifferenza” , negli altri non racconto fatti che mi sono accaduti realmente, come invece ho fatto ne “Il sole in una lacrima”. Tuttavia posso affermare che in questo libro, in cui ho dato ampio sfogo alla fantasia, parlo molto più di me di quanto non si possa credere, e traspaiono molti aspetti del mio carattere e della mia vita spirituale. La disperazione, il desiderio di farla finita, il ritorno alla gioia di vivere, la fiducia e la speranza, sono tutte cose che fanno parte di me. E poi tutti i racconti sono conditi con una buona dose di ironia, che è sicuramente una delle mie principali caratteristiche. Dentro di me ho sempre ironizzato su tutto. E’ una valvola di sfogo, è un modo per sdrammatizzare nei momenti di crisi, ed è un modo per non montarsi troppo la testa nei momenti del trionfo. Mai prendersi troppo sul serio, può diventare molto pericoloso.

Come nella tua precedente opera dedichi “l’ultima lettera” al lettore: chi è il lettore che avevi in mente mentre scrivevi “Il sentiero della libertà”?

Potrei dire il mondo intero. Sì, “Il sentiero della libertà” è un racconto che possono leggere tutti, credenti e non credenti. Certo, l’unico neo è che nel racconto parto dal presupposto che si sappia già che Gesù è il Figlio di Dio, e questo un non credente potrebbe anche contestarlo, ma sostanzialmente ogni uomo e ogni donna di qualunque età sono i destinatari di quel racconto. A dire la verità, ho avuto un occhio di riguardo per i giovani, e per coloro che sono lontani dalla Chiesa. Ho cercato di usare un linguaggio semplice, diretto e ironico, e di umanizzare il più possibile la figura di Gesù. Molti dipinti e molti film danno l’immagine di Gesù come un uomo assolutamente serio, che non ride e non scherza mai, distante freddo, che mette soggezione. Nel mio racconto lo dipingo come credo che sia stato in realtà: un uomo molto semplice, allegro, divertente, brillante, intelligente, magnetico, amante dei piaceri della vita. Un uomo che sapeva essere un festaiolo, ma anche serio, irremovibile e duro quando era necessario. Un uomo libero.

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Un’Agata è veramente esistita? Di che cos’ è la metafora?

Sì, ma nella realtà non era una professoressa di matematica. Insegnava stenografia quand’ero in prima superiore, e non sono mai andato a ripetizioni da lei. Però una mia compagna mi ha raccontato di essere andata un giorno a casa sua e di essersi spaventata a morte, perché la casa era buia, piena di lumini e di bambole con gli spilli conficcati. A scuola era molto severa, in alcuni momenti direi persino sadica, soprattutto con gli studenti che le erano antipatici. Per conquistare la sua simpatia non dovevi essere per forza bravo nella sua materia. I suoi parametri di giudizio erano assolutamente imprevedibili e insindacabili. Se le eri simpatico, ti portava nei lidi più alti del paradiso, se le eri antipatico nei meandri più profondi dell’inferno. Per me aveva un debole, perché a quell’età ero molto magro e piccolo rispetto agli altri miei compagni. Probabilmente le facevo tenerezza, e mi ripeteva spesso che dovevo cercare di mangiare di più perché “ero gracilino e dovevo crearmi degli anticorpi”. Era molto materna e dolce con me, e questo scatenava la gelosia di alcuni miei compagni. L’ho rivista da adulto, nel corridoio dell’ospedale. Lei mi ha visto, si è avvicinata e, proprio come dico nel racconto, ha detto: “Sono proprio contenta! Quando eri piccino eri carino ma esile, deboluccio, magrolino. Adesso sei diventato proprio un bell’uomo”. Il resto è tutta fantasia. Considero “Il crisantemo bianco” il mio racconto migliore in assoluto, almeno per adesso. Dentro c’è di tutto: solitudine, tristezza, paura, amore, amicizia, affetto, gioia, speranza, il senso della vita che corre verso chissà che cosa, i sogni, i desideri, le illusioni e la loro caduta, il risveglio, e la relativa domanda: dove sta la realtà? Forse proprio nei sogni?Sono contento di quel racconto perché in esso riesco a far sorridere e piangere allo stesso tempo.

Qual’è per te il sentiero della libertà?

Il sentiero della libertà è la strada che ogni giorno devo compiere per diventare me stesso. Perché sono convinto che un uomo diventa veramente libero, non quando può permettersi di fare tutto ciò che desidera, ma quando diventa pienamente sé stesso. Il sentiero della libertà per me è Gesù stesso, perché la prima cosa che fa Gesù quando lo incontri, è quella di rivelarti chi sei veramente, qual’è il tuo vero nome, la tua vera identità, la tua essenza. Una volta che hai scoperto questo, sai che direzione prendere, intraprendi il sentiero che sai essere giusto per te, sapendo anche che lo percorri assieme a Lui. Quando senti che il sentiero si fa difficile, sai che comunque Gesù è con te e ti aiuta a proseguire il cammino, fino a portarti alla grande meta: l’incontro con te stesso, e di conseguenza con Dio, perché non esiste un incontro con Dio, che non sia anche un incontro con sé stessi.

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4 Commenti

  1. Bella intervista! Hai parlato davvero bene! Complimenti!

  2. Mi è piaciuta! Leggendola si ha un’idea chiara sulla persona che sei e in quello in cui credi

  3. Bravo, Luca. Dimmi dove posso trovare il tuo ultimo libro. Vorrei leggerlo tutto. Ti ringrazio perché, anche solo negli stralci, che ho letto riportati sul tuo blog ho ritrovato tanti spunti della linea umana e spirituale degli evo. Congratulazioni. Lino

  4. Grazie, troppo buoni! Il libro si dovrebbe in teoria trovare in qualunque libreria, e se non si trova si può ordinare e dovrebbe essere reperibile in pochi giorni, questo perché la casa editrice è distribuita da Messaggerie che è un grosso distributore. Tuttavia so che in questo periodo c’è stato qualche problema di tipo “informatico”, perciò qualcuno lo sta ancora aspettando, ma entro pochissimo il problema dovrebbe essere risolto. Grazie ancora.

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