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Intervista a Katia Brentani

Il carattere di un figlio di un boia non è di semplice rappresentazione. A che fonti si è ispirata? Come si è immedesimata nel personaggio?

Molte sono le persone che mi chiedono, durante le presentazioni del mio libro “Il figlio del boia”, come è nata l’idea di scrivere un racconto incentrato su una figura particolare come il figlio di un boia. Rispondo sempre che non avevo in mente di scrivere nessun racconto in particolare, in quel momento, ma leggendo un articolo di giornale, che riportava la notizia della morte dell’ultimo boia di Francia, Bastian ha preso vita. Amo la Francia, dove trascorro, quando è possibile, le vacanze e sono affascinata dal periodo della rivoluzione francese. Ho letto romanzi e saggi sull’argomento e credo di aver “ripescato” nella memoria, in modo inconsapevole. Per quanto riguarda Bastian, come accade ai personaggi importanti per un autore, è nato mio malgrado e per me è stato naturale provare le emozioni di Bastian.

Come mai i genitori del protagonista, con caratteri così opposti, provenienti da due zone molto lontane, rimangono comparse nel racconto?

Potrei rispondere volutamente perché desideravo non distogliere l’attenzione da Bastian, il protagonista. Il libro l’ho scritto senza riuscire a scattarmi dai fogli di carta bianca fino alla parola fine. Confesso che pur apportando modifiche al computer, scrivo ancora con la penna!

Il tema si apprestava alla drammaticità. A parte alcuni momenti forti, come mai ha reso il racconto così asciutto? Cosa vuole raccontare questo stile, così personale ma allo stesso tempo spesso quasi oggettivo, come se Bastian vedesse gli attori di una scena non sua?

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Sono consapevole che “Il figlio del boia” poteva diventare un romanzo “corposo”, ma ho preferito lasciarmi coinvolgere dalle emozioni di Bastian e, mentre scrivevo, questo stile mi è sembrato il più adatto per descrivere la sua vita e i soprusi subiti.

Al di là dell’invenzione, dove la pena di morte, anche se non tramite ghigliottina ancora esiste, è una storia che può essere tuttora attuale? E’ legato all’attualità anche il lavoro dell’amante di Bastian, l’assistenza all’aborto

Credo che “Il figlio del boia” affronti tematiche attuali: la difficoltà a comprendere l’altro perché “diverso”, i condizionamenti da parte della famiglia, la violenza, l’infanzia, che per alcuni può essere terribile.

Per quanto riguarda la pena di morte ancora oggi esiste in ancora troppi Paesi e pensare, che nel 2011, ci sono ancora Stati che si arrogano il diritto di decidere se una persona deve vivere o morire, è davvero sconfortante.

Sul tema dell’aborto, a parte le opinioni personali che ognuno di noi può avere, ancora oggi sono le donne a pagare sulla loro pelle.

La risposta alla sua domanda è quindi sì, considero “Il figlio del boia” un libro che affronta problemi attuali. Anzi attualissimi, purtroppo.

Autore: Monica Pintozzi

Come controller, ho appreso che i numeri contano solo se li sai analizzare, come lettrice che le parole contano solo se le sai utilizzare. Maniaca del dettaglio, pretendo che il libro rispetti lettore e sintassi; ignoro volentieri testi pieni di parole e concessioni dal sapor di refuso. Il libro è regalo per me non per l’autore.

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