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Gli errori di un samurai

Gli errori di un samuraiRomanzo di ‘redenzione’, più che di formazione, “Gli errori di un Samurai” nella sua prima parte narra le vicende di un manager, Roberto Govoni, e della sua progressiva caduta in disgrazia, fino all’inevitabile licenziamento. La crisi nel rapporto con l’azienda, entità matrigna e ostile, mutevole nei nomi, nella proprietà e nei luoghi, parte da un evento apparentemente insignificante nella vita di un manager: il benservito dato a un consulente, reo di un errore che rischia di compromettere in minima misura il totem economico del ‘business’. La crisi di coscienza, dapprima respinta, si ravviva allorché vittima della resa dei conti diventa il protagonista stesso. Trasformato in paria aziendale, Roberto vaga di ufficio in ufficio, di sede in sede, di città in città, finché, davanti alla scelta del Samurai, comprende che la sua vita non è veramente legata al suo ruolo, che può tornare a essere un uomo normale, privo di autorità e proprio per questo più felice.
Nella seconda parte del romanzo, “Un lavoro pulito”, ritroviamo Roberto, che superata la soglia dei quaranta anni ha cambiato radicalmente vita. Il lavoro pulito è quello dell’imbianchino. Il chiarore desiderato per la propria coscienza non può però fermarsi all’aspetto esteriore di un muro imbiancato. Roberto si laurea in filosofia, cercando nelle parole di un filosofo semisconosciuto e deriso la nettezza di un’etica senza compromessi, ma non per questo meno pericolosa.
Dopo la delusione per un diploma rivelatosi inutile, Roberto ricade nell’errore originario. Complice è un geniale ex collega, Gaspare, anch’egli fuoriuscito dall’inferno aziendale, ma con ben altre ambizioni. Incapace di determinare autonomamente il proprio destino, Roberto si ritrova a compiere le stesse azioni di un tempo, dirigendo però un centro di recupero per tossicodipendenti. Ma i buoni fini non bastano, l’errore è nella forma, nel doversi trasformare “nell’odioso cagnaccio che morde ai polpacci”. Quando poi l’autoinganno diventa palese, rivelandosi il centro di recupero per quello che è, una clinica per tossici vip, la crisi torna più forte, concludendosi con un nuovo licenziamento e la scoperta definitiva della propria odiosa natura.

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A salvare Roberto dalla disperazione penserà Sandra, perduta madre di un figlio mai conosciuto, che Roberto incontrerà in un agriturismo, del quale poi diventerà, assieme ad altri, proprietario. Il romanzo sembra così concludersi nella pacificazione sognata dal protagonista, ma un imprevisto, la possibilità di una vendetta postuma, lascerà gli esiti della vicenda incerti.

Roberto Govoni, il protagonista del romanzo, appartiene a quella casta aziendale che qualche anno fa venne definita “Nuovi Samurai”. Non parliamo di top manager, né di persone che percepiscono stipendi da favola, ma solo di dirigenti aziendali di livello medio o basso che incarnano la volontà dell’azienda e ne sono la vera anima. Come i Samurai storici, sono al servizio di un signore, cioè di un top manager che si serve di loro e ha il potere di licenziarli in qualsiasi momento. Non hanno altra etica che quella di servire la gerarchia aziendale, sopprimendo dentro di sé qualsiasi tentennamento morale. Sono gli ufficiali di un esercito che vuole occupare i mercati e le coscienze, e hanno libertà di sopprimere: non esseri umani, ma posti di lavoro.

Rezzuti ha scritto un romanzo asciutto e brillante, entrando nella psicologia del manager con ironia e a volte anche con una piacevole vena di umorismo. I meccanismi aziendali sono mostrati con grande competenza, anche quando assumono connotati grotteschi. E’ un’opera essenziale per tutti coloro che vorrebbero conoscere meglio i meccanismi interni alle grandi aziende, ridendoci però anche sopra.

Autore: gav5006

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