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Catastrofi climatiche e disastri sociali

Autore: Pascal Acot
Casa Editrice: Donzelli
Prezzo: 15,50
Anno pubblicazione: 2007
Genere: Scienza

Agosto 2003: una micidiale canicola provoca in Francia oltre 14.800 morti. Dicembre 2004: un terribile tsunami che parte da Sumatra, in Indonesia, e coinvolge progressivamente diversi paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano, miete quasi 300mila vittime. Agosto 2005: l’uragano Katrina devasta la Louisiana e ‘cancella’ New Orleans, lasciando senza vita migliaia di esseri umani. Sono solo alcune delle tante tragedie provocate dai cambiamenti del clima. Ma perché le evoluzioni climatiche si trasformano sempre più spesso in disastri sociali? E chi ne fa maggiormente le spese? Ce lo spiega Pascal Acot in ‘Catastrofi climatiche e disastri sociali’, un brillante saggio mandato in libreria dall’editore Donzelli.
L’esperto di scienze ambientali punta innanzitutto l’indice sulla politica: sono le scelte di chi governa che determinano le conseguenze, disastrose o meno, di un’inondazione, di un terremoto o di un incendio. “Un’inondazione – dice il ricercatore di Storia delle scienze presso il Cnrs di Parigi – non ha lo stesso valore ai piedi delle Cèvennes o nel Bangladesh, anche se per le vittime si tratta comunque di una tragedia”. I paesi poveri o i poveri dei paesi ricchi sarebbero insomma privati delle tutele necessarie secondo l’autore e lasciati alla mercè degli eventi.
Non meno pesanti sono le responsabilità delle istituzioni internazionali – come l’Onu e l’Ocse – che “hanno già rinunciato all’idea di stabilizzare il clima mondiale” sostenendo ad esempio che “è già troppo tardi” tentare di ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Sul banco degli imputati ci sono poi quei Paesi – Stati Uniti in testa – che si rifiutano di ratificare il protocollo di Kyoto sostenendo che le sue disposizioni sono contrarie ai loro interessi economici.
Un saggio, quello del collaboratore di Repubblica, particolarmente ricco di spunti ed estremamente coraggioso. Non esita, infatti, a definire “illusorie” ai fini della stabilizzazioni del clima “le soluzioni all’apparenza miracolose” proposte dalle energie alternative e punta dritto al cuore del problema, ovvero all’esigenza di rilocalizzare e demondializzare le attività agro-economiche mettendo al bando l’attuale ordine mondiale “fondato più che mai sul saccheggio delle ricchezze naturali e umane e sulla conquista dell’energia attraverso le armi”. Un ordine mondiale che continua ad ignorare i ripetuti allarmi degli ecologisti trovandosi a pagare un conto sempre più salato in termini di vite umane perdute e di risorse economiche sprecate. Una possibile via d’uscita è indicata dall’autore La soluzione? Abbracciare senza indugi l’ecologia della liberazione ponendo così fine all’irragionevolezza liberista che sta portando il mondo verso il suicidio.(ilSole24ore)

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Autore: admin

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