Intervista a Fulvio Di Lieto, autore de "L'oro della Pimpaccia" Intervista a Fulvio Di Lieto, autore de "L'oro della Pimpaccia"

Intervista a Fulvio Di Lieto, autore de “L’oro della Pimpaccia”

L'oro della Pimpaccia

Fulvio Di Lieto è nato nella Costiera Amalfitana nell’epoca in cui i mulini erano veramente bianchi – il paese ne contava una trentina, attivando un florido indotto di lavorazione della pasta – le lucciole brillavano nelle notti estive, fiumi e torrenti bisbigliavano e cantavano, come le onde marine e le sirene che le cavalcavano. Ovunque era favola e incanto, e i numi abitavano tra gli uomini…

Parliamo subito del tuo libro L’oro della Pimpaccia. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Il libro tratta di un amore interrotto secoli prima e di un progetto sociale realizzato a metà, che trovano compimento grazie a un tesoro dissepolto: l’oro della fraternità. Il protagonista, Giovanni Papasia, ne realizza uno risolutivo, globale, in coppia con una giovane donna, in tempi diversi sibilla, regina, papessa, infine portatrice dell’oro che salverà il mondo.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Un amore che nasce dall’infanzia e non è mai terminato. Si è espresso in liriche, racconti e romanzi, che negli anni si sono susseguiti.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Scrivere questo romanzo ha richiesto circa un anno. Non è stata solo la scrittura a impegnarmi, ma anche il verificare i luoghi dove la trama si è svolta: la Roma barocca del Bernini, Piazza Navona, e il Viterbese, in particolare San Martino al Cimino.

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

A Graham Green, per la sua capacità di cogliere nella vita ordinaria l’aspetto del thriller, unito a ironia e umanità. I due libri da citare in questo senso: “Il fattore umano” e “Il nostro agente all’Avana”. 

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Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Alcune musiche di Nino Rota, come quelle del Padrino, non però le arie degli “spaghetti western”… Un romantico vivace, ben dosato.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Amo produrre un tipo di scrittura che, per citare Benedetto Croce “consente la piena aderenza (fedeltà) tra la forma espressiva (prodotto artistico) e il sentimento profondo che la anima (ispirazione).

Autore: Redazione

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