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Il Nido | Tim Winton

A volte può capitare che, per alcuni libri, non sia necessario nessun tipo di introduzione, premessa o preambolo.

Basta una frase schietta, semplice, diretta, sparata lì per sintetizzare al meglio il concetto e renderlo di facile comprensione a chi si cimenta nella sua lettura.
Il Nido di Tim Winton è semplicemente un libro unico, senza girarci troppo intorno; ma tale affermazione deve essere ben argomentata per poterle dare credibilità e autorevolezza, altrimenti essa si riduce in un semplice parere soggettivo.

Il talentuoso e premiato autore australiano non si limita semplicemente a scrivere un romanzo con tanto di trama e protagonisti che ci girano attorno; egli ha deciso di andare oltre, perché va ad analizzare in maniera minuziosa e profonda alcune dinamiche della mente umana, orientando il suo pensiero verso una categoria di persone che per gran parte di noi è inesistente: quella degli emarginati, di quelli che non hanno più il controllo della propria vita e si sentono dei falliti, di quelli che decidono di vivere in completa solitudine e che hanno rinunciato a mantenere un contatto con la stessa società che li ha traditi.

Tommy Keely, ex attivista ambientale, ha visto la propria vita andare a rotoli da quando la sua reputazione è stata letteralmente distrutta, provocando una catena di eventi, dal fallimento del proprio matrimonio, fino alla perdita del posto di lavoro, che lo hanno spinto a rintanarsi in una casa popolare a Framantle, in Australia Occidentale. Al decimo piano di un grattacielo, senza lavoro e senza soldi,Tommy Keely trascorre le sue giornate a ubriacarsi e a riempirsi di antidolorifici o psicofarmaci.

La sua esistenza però viene sconvolta dall’arrivo dei nuovi vicini di casa: l’amica d’infanzia Gemma Buck e suo nipote Kai, anche loro con un tale carico di sofferenza e tristezza sulle spalle, che lo stesso Tommy si vedrà costretto a sovvertire le proprie abitudini per occuparsi di loro.

Cosa si può dire di un libro che all’apparenza sembra avere una trama abbastanza banale e fin troppo semplice?

Che il vero capolavoro non sta nella trama – che, a dirla tutta, si rivelerà tutt’altro che banale –  ma nell’approfondimento psicologico con cui Tim Winton decide di arricchire il proprio testo, incentrandosi non solo sullo sviluppo della trama stessa, ma soprattutto sui personaggi.

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È proprio il titolo del libro a dare un’idea di come vivono i protagonisti di questa storia: “Il Nido” può assumere milioni di significati, tutti lasciati alla mente del lettore, ma quello più lampante è certamente riconducibile alla dinamica mentale insita in ognuno di noi, che, nei momenti di sconforto e di tristezza, cerchiamo un posto sicuro in cui rifugiarci.

Tommy, Gemma, Kai e gli altri protagonisti che si susseguono pagina dopo pagina hanno deciso di fuggire dai loro drammi per trovare il proprio approdo sicuro e Tim Winton dedica il giusto spazio a ognuno di loro, singolarmente. Con abile maestria è in grado di intrecciare non solo le vicende personali, ma anche le dinamiche mentali dei protagonisti, quasi a volerle psicanalizzare per spiegare le ragioni delle loro azioni.

Ogni personaggio è alla ricerca del proprio “Nido”, del proprio rifugio, del proprio nascondiglio da una società che li ha abbandonati e traditi, lasciandoli in balia di loro stessi, costretti trovare dentro di loro un motivo per rialzare la china e sopravvivere.

E qui il Nido non deve essere necessariamente un luogo, ma può anche essere un amico, una persona, un parente o semplicemente uno scopo per poter dare un senso alle proprie giornate.

È sorprendente come il lettore sia costretto a immedesimarsi in ogni personaggio, perché è il solo modo con cui egli può riuscire ad entrare davvero nella loro mente, capirli e poi trarre le proprie considerazioni.

Tim Winton su questo è stato semplicemente straordinario: fa in modo che il lettore abbia tutti gli argomenti necessari per poter costruire un proprio giudizio critico, finanche ad analizzare se stesso e i propri comportamenti.

Nonostante la complessità intrinseca di questo libro, lo stile risulta molto semplice, caratterizzato da un cinismo di fondo tagliente, che lascia trasparire la misantropia dei protagonisti, Tommy in primis.

Suggerisco a chiunque abbia deciso di dare una possibilità a “Il Nido” di Tim Winton, di leggerlo nei momenti di completa tranquillità, affinché esso possa essere capito e apprezzato per quello che è: un viaggio psicologico nella mente dei protagonisti e, a volte, anche di se stessi.

Autore: Luigi Russo

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