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“Il mare nasconde le stelle” di Francesca Barra

Il vento della libertà

Il mare nasconde le stelle Francesca BarraIl mare nasconde le stelle è l’ultimo romanzo di Francesca Barra, scrittrice e giornalista professionista presso molte note testate italiane oltre che collaboratrice per alcune delle più seguite reti televisive e canali radiofonici. Durante la presentazione di un suo libro in una scuola di Augusta, una professoressa gentile e premurosa, Cettina Baffo, ha scelto di affidarle due occhi timidi a mezzaluna che, in platea, al solo sentir parlare di sogni brillavano come due stelle. Due occhi carichi di speranza e di un passato doloroso, di scelte difficili ma obbligate. Questa storia inizia con gli occhi di Remon, e con il coraggio di inseguire la libertà.

El Marg, un verdissimo quartiere del Cairo. Paesaggi tropicali di caldo arido e palme secolari. Un ragazzino egiziano vive con i suoi genitori e il fratello in una piccola abitazione di mattoni vermigli, tappeti sui pavimenti, l’aroma avvolgente delle pietanze speziate e la semplicità di una vita che consente di godersi le piccole cose. L’equilibrio viene spezzato dal rapido dileguarsi della religione islamica nel paese: chiunque non si fosse professato musulmano sarebbe stato vittima di agguati e torture all’ombra della città, punizioni ingiustificate dovute semplicemente ad una differente professione di fede. Remon e la sua famiglia sono cristiani copti, un biglietto da visita certamente scoraggiante in una società assediata a tutti gli effetti da una violenta guerra di religione.

L’imperativo è resistere: vivere in segretezza, pregare a bassa voce un Dio non condiviso, ripetersi davanti allo specchio di sopravvivere ad un massacro sanguinoso che un giorno finirà. Sussurrare la parola libertà e non conoscerne il significato. Così Remon, alla sola età di quattordici anni, prenderà una decisione troppo grande per lui ma l’unica in grado di donargli la fiducia in una nuova vita.

“Sono partito da Alessandria con un piccolo peschereccio quasi distrutto, all’improvviso, senza salutare la mia famiglia. Sono entrato a far parte di un nuovo popolo, in cui bisogna fare i conti prima di tutto con se stessi, poi con il pudore, la vergogna, la paura. Questo è il popolo dei migranti.”

Deve chiamarsi disperazione quel grido incosciente che dal profondo del cuore porta a preferire il pericolo delle onde del mare alla propria casa, ormai non più tranquilla. Dev’essere tenace la volontà di non assecondare più le prepotenze, cercare strenuamente la libertà, per poter barattare il proprio paese con il rischio elevato di morire annegati, affamati come cani che non vedono cibo da tempo se non riso cotto nell’acqua di mare, pedine dello sporco gioco di scafisti spietati, continuando tuttavia ad amare e ringraziare la vita su barconi precari in cui ogni giorno è un regalo, anche il più terribile. È in questo modo che Remon intraprende il suo viaggio più duro alla volta dell’Italia, per raggiungere alcuni parenti a Milano; durante le 160 ore di silenzio e paura, piangendo nel freddo notturno in cui ognuno pareva trovarsi rinchiuso nel proprio destino, la speranza era legata soltanto alla visione delle stelle. Sono questi i punti di riferimento del piccolo sognatore, la sua famiglia provvisoria a cui affidare i dolci ricordi e l’amaro presente.

“Ho fatto un gioco. Ho iniziato a unire le stelle. Creavo delle figure con la fantasia e a un certo punto mi sono immaginato perfino un astronauta a spasso tra loro. Ascoltando ogni sera mio padre che inventava storie forse sono diventato bravo anche io, ho pensato.”

La nuova vita di Remon inizia da Portopalo, in Sicilia, dove il suo nome viene dimenticato e sostituito con un numero, il 92. Uno tra tanti, non importa per quali ragioni si trovi lì: è un immigrato e questo basta a generare diffidenza nei suoi confronti. Fortunatamente non tutti sono di questo avviso. Rendendosi conto di non trovarsi a Milano ma nella ridente Sicilia, il timido numero 92 sarà condotto in diverse strutture d’accoglienza, per poi approdare nella sede di un’associazione onlus dove non soltanto tornerà a riappropriarsi del suo nome ma conoscerà delle splendide persone, i volontari, che allo sguardo ostile sostituiranno un sorriso e un abbraccio: «perché quando le persone sono carine con te, non ti confondono nella massa ma ti rispettano, diventa tutto più facile. Quando cominci ad essere non solo un numero, ma anche una storia che si ascolta e si cerca di comprendere. Quando ti guardano negli occhi senza disprezzo.”

Un pezzetto di stella cadente

Dopo un periodo iniziale di difficoltà, Remon è tornato a vedere le stelle, non più nascoste. Ha ricominciato a fidarsi degli altri, a sorridere, a parlare. Ha trovato l’amore genuino di Marilena e Carmelo che lo hanno accolto come un figlio vero nella loro casa nel centro storico di Augusta. Ha imparato l’italiano ma custodisce con orgoglio la grande storia del suo popolo. Ha scoperto quanto è buono il profumo della pizza sfornata e il sapore delle brioche con il gelato; ha imparato ad usare le posate ma porta sempre nel cuore il ricordo delle succulente zuppe speziate d’Egitto, da mangiare solo con il pane caldo intinto al posto del cucchiaio. Gli manca guardare l’orizzonte dalla finestra di casa sua, al Cairo, ridere con la sua famiglia attorno alla tableia sul calar del sole ma spera che i genitori, che chiama quotidianamente, possano comprendere le ragioni della sua partenza. Loro, ovviamente, lo hanno già fatto.

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Remon ha conosciuto l’amore e la delusione, l’amicizia vera di Andrea; ha capito che la gioia non si cerca tra le ferite ma tra le mani disposte a curarle. E spera, sogna di diventare ingegnere, di studiare con passione, proprio come avrebbe voluto suo padre. E vorrebbe, soprattutto, non doversi più giustificare per aver attraversato il mare su un barcone, perché non si è per forza terroristi.

Per questo, e per il futuro che ha coraggiosamente sfidato, questa storia vera è un luminoso pezzetto di stella cadente che commuove fino all’ultima pagina con la sua scia indelebile, sotto un cielo che in fin dei conti è lo stesso per tutti.

Autore: Manila Tortorella

Laureata in Lettere moderne e in Scienze Filosofiche a Padova. Ho da sempre avuto un debole per l'universo delle parole: scriverle, leggerle, ascoltarle. Il linguaggio è il nostro vestito quotidiano, imparare a coglierne le sfumature non è però così scontato.

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