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Divorzio all’Islamica a viale Marconi

Divorzio all'islamicaCapire le dinamiche comportamentali degli italiani nei confronti dei migranti è interessante quanto curioso. Le riflessioni che ne vengono fuori sono ritratti sociali che dimostrano quanto la bella Italia abbia davanti a sé un lungo cammino verso la tolleranza e l’accettazione completa di chi in Italia non ci viene in vacanza.

Amara Lakhous, algerino che in Italia vive dal 1995, probabilmente ha vissuto personalmente tante delle perle che racconta in Divorzio all’Islamica a viale Marconi (E/O edizioni, pp. 192, € 9.00, 2012). L’autore, dottore di ricerca in antropologia presso la Sapienza di Roma pubblica, prima e dopo del già citato Divorzio all’islamica, altri romanzi-novità come Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio, Un pirata piccolo piccolo, La zingarata della verginella di via Ormea.

Viale Marconi, nei pressi dell’università Roma Tre, è uno dei quartieri della città in cui prendono casa migranti e studenti. Qui Christian, alias Issa, e Sofia si incontrano.
Issa  è un siciliano che si finge tunisino per scovare, per conto dei servizi segreti italiani, una cellula terroristica che si insidia in viale Marconi.
Sofia, invece, è una donna egiziana che raggiunge l’Italia con una valigia di sogni da realizzare. Parrucchiera con il velo, è sposata a un uomo egiziano, Felice (nome di adozione in Italia) che proprio non vuole accettare i bisogni di libertà della donna che ha accanto.

Leggendo, leggendo, viene allo scoperto il mondo nascosto degli algerini, tunisini, egiziani che popolano bar e call-center e, allo stesso tempo, si disvelano i muri che lettori italiani, anche loro migranti alla ricerca di un lavoro per dignità professionale, ergono nei confronti di tanta ricchezza culturale che appare proprio davanti alle loro porte.

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I pensieri raffinati di Sofia, raccontati per mano di Lakhous, si imbruttiscono con gli insulti al mercato, trovano calore nei discorsi con le sue amiche, una Italiana, l’altra Albanese, si scontrano con le imposizioni della donna “haram” che vuole portarla sulla retta via,  e mostrano la superficialità dei pregiudizi italiani e dei consevatorismi islamici.

D’altro canto, Issa, racconta la sua esperienza di italiano nella tana degli stranieri e l’umanità che ne scaturisce è forte tanto quanto quella di Sofia. Si adatta facilmente alla camera da letto da condividere in undici, alle file del bagno incessanti e permanenti, recupera permessi di soggiorno mai arrivati e con estrema pazienza ascolta i tanti sogni delusi di chi indietro non torna, per necessità e per non raccontare quanto il mondo sia brutto e triste anche in Italia, per loro.

Sofia e Issa, Issa e Soffia: i loro racconti, a suon di sarcasmo e linearità narrativa si alternano e danno corpo al libro.

Sofia si trova a divorziare e a dover/voler sposare Issa, per dovere e per amore. Ma non tutto è chiaro: il finale non è presagito ma chiaramente ci dimostra il background razzista alle spalle delle vicissitudini lette.

Il gioco furbo dell’ironia

Divorzio all’Islamica a viale Marconi come Divorzio all’Italiana è un gioco furbo e oscuro. Così, per farsene un’idea leggiamone le regole nel mondo islamico:

Sono permessi due divorzi, dopo il terzo non c’è possibilità di riconciliazione. Se una coppia vuole tornare a essere marito e moglie, lei deve sposarsi con un altro uomo, rigorosamente musulmano, consumare e poi divorziare da lui.

Un libro soluzione, questo, soluzione all’ignoranza-arroganza nei confronti di chi in giro per strada va in nome di Allah.

Autore: Francesca Ielpo

Mi laureo in Lettere presso la Sapienza di Roma, per poi continuare con una magistrale in Editoria e Scrittura. Giornalista pubblicista, mi dedico anche all’insegnamento dell’italiano per stranieri. Prima in quella città sporca e bella, ora in Turchia, dove profumo sempre di mare ma annuso la guerra.

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