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“Pet Sematary”di Stephen King

Pet SemataryGli animali domestici sono teneri, affettuosi ed entrano a far parte della nostra vita a 360° nel giro di pochissimo tempo. Quindi è più che plausibile che una bambina piccola, affezionata al proprio gatto, possa soffrire terribilmente alla sola idea della perdita del piccolo amico peloso, abituata com’è a farlo dormire sul letto la notte e a ritrovarselo al mattino sempre lì, pronto a riempirla di fusa. Inoltre risulta più che comprensibile che, nel caso in cui il micio morisse, farebbe qualsiasi cosa pur di farlo tornare indietro. L’unico scrittore capace di inventarsi questo potere è solo Stephen King in questo suo romanzo “Pet Sematary”, dove il titolo racchiude il significato del racconto.

Quando si parla del Re, niente è come sembra: la tenerezza legata all’universo animale domestico sembra mettersi da parte, per lasciare spazio ad una ben più agghiacciante e, in fondo, profonda verità. L’essere umano non sa ancora accettare la morte, non riesce ad arrendersi di fronte alla sua vittoria costante sulla vita, al suo inevitabile arrivo (che indubbiamente ci si augura per sé e per i propri cari abbia una data molto lontana). La morte arriva e spesso non bussa con delicatezza alla porta, ma la scaraventa giù con violenza e prepotenza. Poco importa che arrivi prima o dopo: non la si può fermare e soprattutto non la si può far tornare indietro sui propri passi.

Stephen King in “Pet Sematary” (pubblicato per la prima volta nel 1983), analizza proprio questo desiderio dell’essere umano: trovare un modo per far resuscitare i morti. Si evince dalla sua storia e dalle sue parole come la sua opinione sia forte e chiara in merito all’argomento (che è e rimarrà sempre aperto al dibattito), ma con la sua solita maestria riesce a metterla in ombra facendo trasudare dalle pagine solo il racconto e l’orrore che lo circonda.

La trama ci presenta la famiglia Creed, composta da mamma, papà e due figli (Gage e Eileen) i quali si trasferiscono in una grande casa con giardino vicino alla piccola città di Ludlow, sempre accompagnati dal fedele gatto Church. Fin dalle prime settimane, nonostante piccoli incidenti domestici, Louis Creed riesce a fare amicizia con il suo vicino di casa, un anziano signore ancora molto lucido e gentile con il prossimo, Jud Crandall, il quale aiuta la famiglia Creed ad ambientarsi velocemente nella nuova cittadina. Ma chi ama uno scrittore come Stephen King sa che il pericolo è sempre dietro l’angolo: qui è rappresentato da un piccolo cimitero di animali (da qui il titolo del libro), dove i bambini e non solo sono soliti seppellire i loro animaletti e che nasconde sotto i multipli strati di muschio e fogliame, una marea di segreti e aspetti terrificanti di una zona antica e misteriosa. Il vecchio Jud Crandall non ci mette molto a raccontare tutto quello che sa del cimitero al papà di famiglia e da quel momento le cose per i Creed prenderanno una piega particolare, inquietante… catastrofica.

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Parlare della morte è sempre molto impegnativo, proprio perché si rischia di cadere nelle solite argomentazioni, senza conferire alcun valore aggiunto a precedenti manoscritti sulla materia; inoltre, inserire questa protagonista nella storia di una famiglia potrebbe ai più risultare banale. Nel romanzo di Stephen King, però, il tutto viene arricchito dalle mille sfaccettature in cui ogni personaggio viene dipinto. La figlia più piccola, che si trova a dover affrontare per la prima volta il dolore di una perdita, ma che nonostante tutto riesce a cogliere il vero significato di quella che è la sua sofferenza (molto più di come fanno gli adulti); la moglie Rachel, la quale calza a pennello i panni di una donna che non è mai stata capace di superare una perdita grande come quella della sorella e che rifugge ogni discorso relativo a lei o alla morte in se stessa; il marito Louis, che mantiene l’equilibrio e la razionalità all’interno della famiglia, almeno fino a quando anche lui dovrà confrontarsi con alcune delle scomode verità (o leggende) raccontategli dal vicino Jud.

“Pet Sematary” è un romanzo che fa strabuzzare gli occhi per le scene sufficientemente crude, per il suo modo di scivolare via come la seta sul palmo della mano, per la crudezza dei dettagli che contraddistinguono lo scrittore, il quale non fa altro che riportare una semplice verità: la morte vince, sempre.

Autore: Rebecca Cauda

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