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I graphic novel approdano su RecensioniLibri.org

Cari lettori, inizia oggi una nuova avventura… O meglio, una sfida!

Per mesi in redazione è sobbollita l’idea di dedicare, finalmente, anche sulle pagine di RecensioniLibri.org uno spazio periodico ai graphic novel.

L’idea, per quanto nata dalla passione di alcuni di noi per i romanzi e i reportage scritti attraverso il linguaggio grafico del fumetto, è stata però incalzata da una necessità che prescinde dai gusti letterari: per un sito che si occupa di libri a 360°, la totale assenza di incursioni nel mondo dei graphic novel era diventato ormai un paradossale elefante nella stanza…

l'elefante nella stanza

“The Elephant in the Room”, Bansky [autore della foto: Bit Boy; immagine caricata su Flickr in CC 2.0 Generic License]

Quindi nei mesi scorsi abbiamo dato il via a un sondaggio che si è posto lo scopo di capire se e quanto fosse conosciuto fra i nostri lettori il mondo della letteratura a fumetti. Ebbene ne è emerso che fra i lettori abituali del sito quasi il 60% non conosce o non ha mai letto un graphic novel. E la sfida si è fatta subito interessante…

Come vedremo fra poco, i dati ci parlano di un settore che fino a ora, per vent’anni, è stato in continua crescita, riscuotendo sempre maggior interesse proprio fra il pubblico di varia, cioè lo stesso tipo di pubblico che per la molteplicità di interessi letterari costituisce anche il pubblico-tipo del nostro portale.

Per questo, il sondaggio ci ha dato il “la” definitivo e l’occasione, imperdibile, per cominciare a proporre anche su queste pagine articoli, novità editoriali, segnalazioni a tema graphic novel.

Proviamo a capire insieme, molto in sintesi, come i graphic novel si siano fatti strada nel mercato italiano, e soprattutto nelle librerie di molti lettori.

I graphic novel nel mercato italiano

Lo scorso autunno, in occasione del convegno “Editoria senza editori? Pubblicare fumetti oggi” tenutosi a Bologna il 20 novembre 2014 nell’ambito dell’VIII edizione del Festival internazionale di fumetto BilBOlBul, Matteo Stefanelli (studioso di media presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, consulente editoriale e fumettologo), in uno degli interventi più brillanti del convegno ha indagato il corso intrapreso dal graphic novel in quanto non più settore di nicchia ma ormai consolidatosi a vero e proprio sistema, e quindi per definizione soggetto a tutte le problematiche proprie dell’editoria strutturata. Proprio nel corso di questo intervento ha condiviso con il pubblico dell’evento i dati da lui raccolti sul mercato GN e fumetti in Italia. Come ha raccontato lo stesso Stefanelli, l’impresa è stata tutt’altro che semplice, data la difficoltà di raccolta; ma la sua indagine ha messo in evidenza alcuni punti fermi e spunti di riflessione molto stimolanti sul futuro dell’editoria a fumetti.

Non potendo qui soffermarci sulle questioni più articolate intorno a quella che Stefanelli ha definito la fase di normalizzazione del settore, vogliamo condividere con voi due dati che ci sembrano al momento i più utili al nostro scopo. Ovvero:

  • rispetto a una crisi generalizzata dell’editoria, nel settore GN l’offerta, pur con un calo nel 2014, è incrementata del 25,5% solo nell’ultimo quadriennio (sintomo, evidentemente, di una richiesta sempre crescente);
  • il successo del graphic novel in Italia sta dipendendo sempre di più dalle librerie di varia e in particolare dalle catene: per usare le parole di Stefanelli, un settore con una forte specializzazione come quello dell’editoria a fumetti è in crescita proprio nel settore di vendita più generalista.

Edizioni italiane di Maus di Art Spiegelman e Palestina di Joe Sacco, due classici del graphic novelism e graphic journalism

Quindi, a far passare definitivamente il settore dalla “nicchia” alla grande diffusione non sono stati i “fumettofili”, ma proprio i lettori di varia. A farci capire che non si tratta più di una “nicchia”, appannaggio di un ristretto pubblico specializzato, concorrono anche gli spazi che i graphic novel trovano sempre più frequentemente all’interno degli inserti culturali di quotidiani e settimanali non di settore; o ancora, il fatto che adesso, a differenza di pochi anni fa, nelle librerie di catena delle grandi città non è più così raro trovare classici come Maus di Art Spiegelman o Palestina di Joe Sacco collocati fra i libri sulla storia contemporanea o fra i best seller tout court.

I “casi” Gipi e Zerocalcare

Per quanto riguarda l’Italia, quella che potremmo definire la “consacrazione” del genere graphic novel si è avuta nel 2014, quando il fumetto di Gipi Unastoria è rientrato nella rosa dei 12 finalisti del Premio Strega.

Unastoria di Gipi, candidato fra i finalisti del Premio Strega 2014

La copertina di Unastoria, candidato fra i finalisti del Premio Strega 2014

Le 126 tavole disegnate dall’autore pisano hanno conosciuto un enorme successo già immediatamente dopo la loro pubblicazione: in soli tre mesi ne sono state stampate 12.000 copie. Eppure, lo stesso Gipi è sempre stato molto schivo riguardo al suo lavoro, sfuggendo lo stesso termine di “graphic novel” e affermando piuttosto che si tratta pur sempre di fumetti, genere con una propria dignità letteraria che non necessita di essere rinominato per entrare a far parte della letteratura in senso stretto.

Dimentica il mio nome, un graphic novel di Zerocalcare

Dimentica il mio nome, un altro successo editoriale a firma Zerocalcare per la Bao Publishing

Dello stesso parere sembra essere Zerocalcare, che in particolare con il suo Dimentica il mio nome ha saputo intercettare un ampio pubblico composto non solo di “fumettofili”. Lui continua a definire le sue creazioni “disegnetti”, e afferma di non sentirsi affatto un “graphic novelist”, anzi, dice di aver capito definitivamente di essere un fumettista solo lo scorso dicembre, dopo ben cinque volumi pubblicati e una collaborazione settimanale con la prestigiosa rivista «Internazionale», sfociata lo scorso gennaio con la pubblicazione dell’ormai noto reportage Kobane Calling: la “storiona” di quarantadue pagine (ripubblicata per esaurito tecnico a distanza di una settimana, ottenendo lo stesso risultato) con la quale l’autore romano ha raccontato quanto visto con i propri occhi nella città curda sul confine turco-siriano, che a ottobre 2014, all’epoca del viaggio di Zerocalcare insieme alla Staffetta romana per Kobane, si trovava ancora sotto assedio dello Stato Islamico.

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Alla luce di quanto detto finora, una domanda sorge spontanea: a cosa ci riferiamo quando parliamo di graphic novel?

Graphic… cosa?

Graphic è una parolina magica. È bastato pronunciarla – e scriverla – perché il fumetto entrasse in libreria. È bastato accostarla a un’altra parolina, novel, perché gli editori scoprissero che il fumetto poteva entrare nei loro cataloghi. Manca soltanto – ma vedrete, succederà presto – che un graphic novel concorra e, magari, vinca uno Strega, un Viareggio, un Campiello.

Con queste parole Renato Pallavicini, giornalista e saggista culturale che da oltre trent’anni scrive e racconta di fumetti, introduceva tre anni fa il bel saggio di Francesco Fasiolo Italia da fumetto (Tunué, 2012), dedicato alle forme di racconto grafico del reale (il giornalismo a fumetti e in generale il fumetto di realtà) nel narrare la società e la storia italiana contemporanea – quanto poi Pallavicini sia stato lungimirante riguardo alla consacrazione dei graphic novel in Italia attraverso i premi letterari, lo abbiamo visto poco fa a proposito della presenza di Gipi al Premio Strega 2014.

C’è poco da fare: è servita la “nobilitazione” formale attraverso i termini graphic novel o graphic journalism perché romanzi e reportages a fumetti ottenessero l’attenzione tanto della critica letteraria, quanto del grande pubblico.

A prescindere dal genere, infatti, si tratta di narrazione attraverso il linguaggio del fumetto, e, da appassionati lettori e lettrici, ci teniamo a rivendicare la bellezza di disegni e parole racchiuse da nuvole di carta, un linguaggio la cui dignità artistica e culturale prescinde dalla sua definizione. Del resto, abbiamo visto come, dall’alto della legittimità di chi questo tipo di letteratura la scrive, la disegna e la pubblica, il termine “fumetto” viene orgogliosamente rivendicato anche da molti degli stessi autori e editori di narrativa e giornalismo disegnato.

In ogni caso, dei termini graphic novel e graphic journalism ci serviremo anche noi, per la praticità e la sintesi con cui permettono di indicare in due parole sottogeneri diversi.

"Why comics?". Un estratto da Maus di Art Spiegelman

Il mondo raccontato attraverso il romanzo e il giornalismo a fumetti

Nella nostra nuova rubrica ci dedicheremo in particolare al cosiddetto “fumetto di realtà”: romanzi e inchieste o reportage giornalistici a fumetti (giornalismo a fumetti, o graphic journalism), che raccontano la realtà sociale, politica, culturale di comunità, città, paesi, non-luoghi…

Ci occuperemo di quello che, sempre Renato Pallavicini, ha definito “fumetto civile” riferendosi a quelle opere «che trattano la realtà, la cronaca e la storia italiane con taglio giornalistico e d’inchiesta».

Faremo incursioni anche nella saggistica a fumetti, nella poesia a fumetti e nel mondo dei graphic novel di finzione pura, per vedere come il linguaggio del fumetto possa permettere, per la propria natura, stratificazioni narrative precluse al linguaggio scritto tradizionale e come, nel caso dei romanzi, anche opere di finzione possono raccontare la contemporaneità.

Inoltre ci occuperemo degli interessanti intrecci fra graphic novel e cinema.

Insomma, l’intento con cui nasce questo spazio è quello di provare a conoscere meglio il mondo dei graphic novel insieme a voi, i nostri lettori, che siate ancora digiuni dal mondo GN o che siate già dei “graphic reader” appassionati: ci auguriamo che questo spazio diventi un luogo vivace e partecipato e sarà fondamentale il contributo di tutti!

Come piccola anticipazione del prossimo appuntamento, vi salutiamo con un indovinello: che cosa hanno in comune un topo e un pugile?…

Autore: redazione

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