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PordenoneLegge2021: Resistenza, ripartenza, rinascita per ritrovarsi

Traguardo raggiunto. La bandiera a scacchi ha decretato la fine della corsa nel circuito del festival tra i più noti in Italia: PordenoneLegge2021.

Autori, curatori, lettori stampa tutti ai box per raccogliere le idee, le soddisfazioni e le riflessioni di un festival che con 250 eventi in cartellone e oltre 500 protagonisti (italiani e stranieri) in 35 sedi e dieci città da Trieste e Lignano, per la serata inaugurale, ha mantenuto saldo il suo obiettivo di continuità, malgrado tutto.

Dei disponibili 30000 posti disponibili in tempo pandemico, 25000 sono state le presenze a cui vanno aggiunte i contatti (in diretta e differita) a PNlegge TV, che ha confermato il suo ruolo centrale e innovativo di raggiungere davvero ogni parte del mondo nei molti centri culturali di lingua italiana: da Sidney a Saigon, da Pechino a Hong Kong, da Addis Abeba a Berlino».

Quest’anno più dello scorso c’è stato di più del semplice e mai banale incontrarsi per parlare di libri.

Se l’edizione 2020 aveva, baluardo condiviso, la resistenza in una normalità rimodulata attraverso l’analisi del  periodo pandemico, l’edizione 2021 ha abbandonato quell’aurea di cupezza e di incertezza per lasciare spazio alla rinascita.

Una rinascita che è voglia di ripartenza. Di prender in mano un bandolo sospeso nel labirinto del tempo pandemico che ha lasciato incertezza, paura, smarrimento, solitudine. Una ricerca che, però, va fatta con spirito critico, puntuale e soprattutto contemporaneo, senza rimugini. 
Da dove iniziare?

Pierre Teilhard De Chardin (scienziato, e filosofo francese) affermava:

“Il Passato mi ha rivelato la struttura del futuro.”

Il passato, le radici, l’inizio. Ecco dove trovare il filo della matassa da afferrare. Aiuto per uscire come moderni “Dedalo”, dal labirinto post pandemico.

I curatori Villalta Garlini Gasparet, anche questa volta chi hanno visto giusto affidando alla “Letteratura” e agli “Autori” del passato un ruolo importante, spesso centrale, in questa edizione del festival.

Lo si era intuito già dall’incipit si apertura, affidando a Penelope (Teresa Saponagelo) a Trieste, ad Arianna (Iaia Forte) a Lignano e a Circe (Eva Cantarella) a Pordenone, la Parola.

Quest’ultima, poi, affiancata da Omero (Giulio Guidorizzi) e Virgilio (Nicola Gardini) in una intervista immaginata e modulata da Piero del Soldà e Edoardo Camurri, voci di “Tutta l’umanità ne parla” di Radio 3.

Parole, le loro, che vengono da lontano. Da quell’alba della letteratura che aveva già capito tutto (o quasi). Declinando l’alfa e omega dell’umanità. In cui non è possibile non ri-trovarsi, in tutto o in parte.

Soprattutto per un paese (come il nostro) fatto da migranti e da donne. Di accoglienza a solidarietà, non mutuata, ma solida.

Capace di dare fondamenta a quel futuro, non facile, che ci attende nel rispetto reciproco (cit dialogo Virigilio (Nicola Gardini)/Circe – Eva Cantarella)

Fondamenta in cui e su cui la letteratura ha un ruolo determinante innegabile e necessario. E gli autori con essa, attraverso la voce di personaggi, situazioni e storie.

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Un punto fermo, insomma, quello della letteratura, come lo definisce Fernando Aramburu vincitore del premio Credit Agricole, che ha una capacità sua peculiare:

di essere accesso diretto alla realtà contemporanea, che permette di conoscere attraverso la lettura personale, quella misura del tempo che si nasconde nella solitudine. Una solitudine necessaria a far sì che le parole fluiscano, dal racconto a noi. 

La letteratura, la parola e il romanzo, non è un mistero, hanno un binario prioritario e previlegiato che termina nella parte più intima dell’uomo: il suo animo rivelandone debolezze inaspettate, paure raggelanti, dubbi inaspettati su come riprendere quel cammino sospeso da febbraio 2020.

Conseguenze, queste, di una solitudine necessaria e non voluta, diventando altro da sé.

“Più vicina all’alienazione, che alla creatività e di cui non siamo ancor ben consci delle dimensioni e delle possibili conseguenze”

Riflette e confida Kazuo Ischiguro Premio Nobel 2017  alla platea di uno spazio Capitol occupato in ogni ordine di posti disponibili nel rispetto delle norme. Che durante la pandemia si è sono posto questo quesito: che posto o valore ha ora e in avanti l’arte e la letteratura per l’uomo in un momento in cui il rapporto tra esseri umani viene a mancare per lontananza umana e tecnologica?

Un quesito non da poco che ha certamente identificato due diverse “vie di verità”: una basata sulla scienza con i fatti, l’altra da ciò che ognuno di noi reputa che sia “vero”

In questo perimetro di muovono letteratura e poesia che nascono dallo scrittore che, continua il Nobel, non si basa sui fatti, ma fa appello alle emozioni delle persone dei lettori. Perché

il posto e lo scopo della letteratura è quello di dare la possibilità di farsi delle “proprie verità”, che non sono scienza ma solo motivo di pensare e di ritrovare quegli spiragli dimenticati di noi degli altri, di quello che alcuni chiamano Anima.

Un’anima sempre da alimentare, accrescere e far ritrovare in se stessa e, oggi, anche con gli altri. Con nuove storie, nuove riflessioni e parole.

Messaggio e parole di un’attesa curiosa e volitiva che ci dice di attendere 

…per vedere come va a finire…

L’appuntamento necessario è già fissato: dal 14 al 18 settembre 2022 per la XXIII di PordenoneLegge.

Senza (speriamo) più  restrizioni sanitarie ma ancora più volitivo e convito desiderio di continuare un viaggio chiamato letteratura.

 

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

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