Intervista a Marta Pullini, autrice di “Mi sto separando. Le domande di genitori e figli”
Marta Pullini è una pedagogista clinica e mediatrice familiare e si autodefinisce una trainer in autostima e felicità: il suo compito è quello di far tornare il sorriso sui volti delle persone.
È fresco di stampa il suo Mi sto separando. Le domande di genitori e figli (Edizioni Del Faro), un libro che in poco più di cento pagine compendia tutte le domande che possono sorgere, tra genitori e figli, durante e all’indomani di una separazione. Oggi Marta Pullini ci concede un’intervista sulla sua nuova opera.
“Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.” Lei comincia il suo libro con questa citazione de Il Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupery. Perché tuttora è importante questa lettura per le nuove generazioni?
Perché le nuove generazioni di genitori si sentono sempre più impreparate rispetto alla gestione della loro affettività e a quella dei loro figli. I cambiamenti sono prevalentemente considerati solo nella loro accezione negativa, come ostacoli. E più ci si sente vulnerabili, più l’ostacolo ci sembra insormontabile. Affrontare i propri dubbi e provare ad anticipare quelli dei figli aiuta a fronteggiare, un passo alla volta, situazioni che sembravano insuperabili.
La sua opera è divisa in due grandi capitoli: “Le domande dei genitori” e “Le domande dei figli”. Quali, secondo la sua esperienza, sono più difficili da dirimere? Quelle segnate da una maggiore ingenuità dei bambini o quelle più ciniche e disincantate degli adulti?
Più che dirimere direi gestire. Le domande portano a fare i conti con la propria emotività, a elaborare e a metabolizzare ciò che sta succedendo. Solo dopo averlo fatto con noi stessi, possiamo farlo serenamente con i nostri figli. Credo che questo sia il passaggio più difficile, perché emotivamente più coinvolgente e perché può far emergere insicurezze e sensi di colpa. Anche per questo, allenarsi a trovare le proprie risposte può essere molto utile.
Una decisione di separazione non tocca soltanto la vita delle due persone che decidono di dividere le proprie strade, ma ricade inevitabilmente anche sui figli. Lei scrive: “I bambini si fanno domande quando non capiscono ciò che sta accadendo loro”. Il mancato fornimento di risposte adeguate a queste domande può incidere sul loro sviluppo?
Può incidere nella misura in cui i bambini trovano comunque le loro risposte. Sia alle domande inespresse che a quelle che non hanno trovato risposta. Vale la pena sfruttare quelle occasioni per rassicurarli e veicolare messaggi significativi.
Leggendo la sua opera mi ha colpito particolarmente la domanda “E i nonni?”. È di certo una questione assai delicata anche questa, dato che i nonni hanno assunto una posizione di estrema importanza nella società attuale. Come risolve tale quesito?
La mediazione è necessaria anche tra le due generazioni di genitori che possono avere punti di vista e stili educativi molto diversi. Le figure coinvolte e le dinamiche sono molte, trovare un equilibrio non è sempre facile. Nel libro espongo qualche consiglio per gestirle al meglio, nel rispetto di tutti.
Per concludere, una domanda un po’ provocatoria: questo libro può realmente sostituire la figura di una professionista come lei al fine di aiutare le famiglie a ritrovare l’equilibrio scosso da una separazione?
Ovviamente no. In particolar modo se teniamo conto del fatto che la mia professione si basa sull’ascolto. Non solo delle parole, ma anche degli sguardi, delle espressioni, dei silenzi. Accolgo tutto ciò e lo restituisco perché sia elaborato e possa costituire il primo gradino del percorso da affrontare insieme.