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Intervista a Mario Pippia, autore de “Il vizio dell’odio”

Il vizio dell'odio

Mario Pippia nasce a Torino nel 1963, quindi ha trentanove anni: li ha da più di quindici anni, per cui ne è estremamente sicuro. Scrittore compulsivo di gialli e polizieschi, senza disdegnare thriller e horror, ha prodotto otto romanzi e due raccolte di racconti, tre con editori e gli altri in autoproduzione. In questa intervista ci parla del suo Il vizio dell’odio

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

La trama si dipana a partire dalla morte del Dottor Setteconce, stimato chirurgo in pensione. Alcune settimane dopo le esequie, un pessimo odore conduce il commissario Polloni a scoprire una cantina segreta dove il medico teneva segregato un uomo, sottoponendolo ad atroci torture. Perché?

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

In realtà la mia passione per la scrittura nasce dall’amore per la lettura: sono un lettore compulsivo, divoro tutto quello che mi capita. Una dozzina di anni fa ho voluto provare a mettere su carta alcune idee che mi erano saltate in testa e il risultato è stato che ho scoperto il piacere della scrittura.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

All’incirca un anno, un anno e mezzo: non so di preciso perché non mi pongo mai degli obiettivi; scrivo quando mi capita, quando ho voglia e quando ho qualcosa da scrivere. Il che però vuole dire quasi tutti i giorni. Il romanzo è decisamente un noir, con qualche venatura horror; ma ho voluto anche inserire momenti più leggeri. Uno dei protagonisti è certamente la mia città, Torino.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Agatha Christie per il passato e Stephen King per il presente. Adoro entrambi, soprattutto la Regina, e credo che il mio stile sia ispirato a lei e al Re. Il romanzo risente del mio amore per il cinema: le atmosfere ricordano molto lavori come Profondo Rosso o Suspiria.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Per i momenti noir sicuramente i Pain of Salvation, qualunque album. Per le parti più leggere direi i Pink Floyd, oppure Vollenweider, specialmente gli ultimi album che sono più chill out.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Salve a tutti! Se siete amanti di trame nere come l’abisso e terrificanti come la risata di un bambino quando siete soli in casa, in questo romanzo troverete pane per i vostri denti!

Autore: redazione

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