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Intervista a Alessandro Faino, autore de “Il giardino degli amori perduti”

Il giardino degli amori perduti FainoAlessandro Faino, salernitano di nascita e pugliese d’adozione. Medico di Igiene e Medicina Preventiva, insegna alla LUMSA di Taranto nel Corso Universitario di Scienze del Servizio Sociale.
“Cerco di tenermi giovane con la scrittura ma pure correndo maratone o pedalando tra i boschi. ‘La persona e la vita sono inviolabili‘ …il mio slogan!”

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca

Inquadrabile nella Narrativa non di genere, “Il giardino degli amori perduti” è un romanzo d’amore e sociale. La vita dell’ingegner Petro Stefani scorre parallelamente alla storia di cinquant’anni di Taranto e della sua acciaieria: il dopoguerra, gli orrori, le speranze, gli affetti familiari e l’inciampo amoroso in Fanny, la donna della sua vita. Sullo sfondo il declino della città operaia e l’incipiente demenza di Petro.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Sono un medico 51nne, coniugato, tre figli. Amo la cultura, lo sport, la comunicazione scientifico-bioetica, e scribacchio fin da bambino. Otto anni fa ho realizzato il mio desiderio: pubblicare il primo romanzo. Credo che per me scrivere coincida con l’equilibrio che definisco solitudine creativa: un’urgenza di star da solo con i miei personaggi letterari.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Con i tre figli marmocchi rumorosi scrivevo in una cripta letteraria con archi a stella di tufo. Questo romanzo l’ho scritto invece in camera da letto, con una solitudine più interiore che topografica. Tra mille impegni quotidiani, ho destinato alla scrittura nove mesi, concentrato tra pc e foglietti volanti ispirati magari mentre ero per strada, al lavoro, talvolta a dormire.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

L’ho scritto pure nei ringraziamenti d’appendice, il romanzo è un omaggio a Gabriel G. Marquez e al suo “L’amore ai tempi del colera“.
Perché amo Marquez, così come amo i classici della letteratura tedesca, anglosassone e francese. Non amo, con poche eccezioni, l’attuale narrativa italiana dominante.
Seguo come metodo la nettezza letteraria di Calvino, ma prediligo le narrazioni corpose.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Immaginerei un Pino Daniele tarantino. Ma poiché non esiste, penso al mio amico cantautore, non altrettanto famoso ma assai bravo, Aldo Losito, e alle sue ballate fra cui una in particolare: Niend e nisciun.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

“Il giardino degli amori perduti” è il libro più sentito che abbia scritto e credo uno dei più belli scritti in Italia ultimamente. Smentiscimi o condividi …

Autore: Redazione

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