Acquamara | Pietro Esposto Acquamara | Pietro Esposto

Acquamara | Pietro Esposto

La trama

“Acquamara” di Pietro Esposto è stato pensato un anno intero e scritto in sette mesi.

Le location della redazione dell’opera sono state svariate: casa, ufficio, treno, macchina, e soprattutto cucina, tra una spadellata aglio e olio e una doppio malto. 

Il romanzo, collocabile nel genere giallo-mafia, affronta tre tematiche: la mafia, senza gli effetti scenici della fiction, la mafia che serpeggia nei vicoli di paese, dietro una calata di testa, una riconoscenza, un consiglio; la violenza al territorio che si manifesta nella devastazione di una terra bellissima, solo per denaro, cattiveria e tanta povera e ingenua ignoranza; i giovani e gli ideali politici, rapporto spesso caratterizzato dal fatto che a vent’anni ci si sente quasi onnipotenti e si pensa al mondo come un tutto nelle proprie mani.

La giovinezza segna anche l’unico tratto autobiografico di Acquamara. Anche quella dell’autore è stata una giovinezza disillusa, risvegliata solo dall’incontro con la donna che diventerà sua moglie: “Avevo vent’anni quando il mondo si fermò e indicò una lei. Aveva tanti ricci, così come ora. Nei suoi ricci mi perdo tutt’ora”.

Il romanzo, ambientato in un’immaginaria Acquamara, piccolo universo siciliano e mafioso, ha per protagonista Titta Mezzasalma, magistrato ligio al dovere con una particolare passione per le donne. Il giudice indaga su uno strano incidente avvenuto nella locale cava di tufo, una minchiata d’incidente, dicevano, e invece…

Titta trova l’aiuto, alquanto inatteso, di un gruppo di giovani, militanti nelle fila del PCI, Mario, Costanzo, Pino e la battagliera Dora, veneta trapiantata, audace e speranzosa di portare al Sud il vento della rivoluzione del ’68. L’indagine coinvolge uomini di ogni estrazione socio-culturale e impiegati in professioni diverse ma che, in un modo o nell’altro, colludono con la mafia sino a farne parte. Tra questi il capomafia locale e fratello dell’arciprete suo collaboratore, il sindaco Calogero Lo Cascio eterno segretario della Democrazia Cristiana di Acquamara, e poi tutta una schiera di personaggi ambigui come l’ex segretario del partito comunista della città, il vecchio Nardino Bonfiglio, cassiere della “Confraternita del Purgatorio” e tesoriere della locale sezione della Democrazia Cristiana, e lo stesso Liborio Mezzasalma, fratello di Titta.

E mentre s’addormentava, sempre nella sua testa, iniziò a firriare una musica trionfale, con la voce potente di un uomo che cantava: “l’omini son tutti uguali”

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L’autore

Pietro Esposto, quarantadue anni, è un pubblicitario di professione con due grandi passioni: cucinare (adora preparare manicaretti per i figli Antonio ed Elenora) e scrivere, passione che lo aiuta a vivere meglio. Nato a Caccamo, in provincia di Palermo, nel 1976, da piccolo voleva fare l’ingegnere, amava disegnare le gru, impazziva per la fase costruttiva. Quando, quasi grande, ha scoperto che serviva prima progettare, ha abbandonato ogni ambizione. Ha lasciato gli studi tecnici a vent’anni per intraprendere il percorso di Scienze della Comunicazione. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare nella comunicazione pubblica, così come fa tuttora, a Milano, città in cui vive da quattro anni.

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Ma, nonostante il cambio di residenza, l’amore per la sua Sicilia è sempre vivo ed è stato proprio il suo splendido paese di origine, Caccamo, ad ispirare la stesura di “Acquamara”, in quanto vero e proprio teatro naturale.

Ha scritto le prime dieci pagine del nuovo libro sulla base di un’idea che gli frullava in testa da tempo e, come sempre, si lascerà ispirare e trasportare dalla passione per la scrittura.

Per saperne di più sull’autore visita il suo sito www.pietroesposto.com

 

Lo stile

Lo stile di Pietro Esposto sente non poco le influenze di un grande autore italiano che lo stesso stima: Leonardo Sciascia. “Ricordo di aver letto che cucinasse bene. Ecco, questa potrebbe essere la giusta analogia per un mio ipotetico stile. Ma, inevitabilmente, mi sento come Fiorello che imita Camilleri” afferma il creatore di “Acquamara”. Il modo di scrivere, senz’altro, prende qualcosa da ciò che si legge e inevitabilmente ritroviamo il concretizzarsi di questo meccanismo anche leggendo Esposto.

Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia di Leonardo Sciascia, La scomparsa di Patò di Andrea Camilleri e Caffè amaro di Simonetta Agnello Hornby sono tre delle sue letture più amate e che per stile, tematiche e visioni siciliane potrebbero essere associate ad “Acquamara”.

Un autore siciliano che scrive in siciliano, non è di certo una novità, eppure il nostro autore dimostra che non c’è modo migliore per raccontare di un incidente, una minchiata (banale) d’incidente, successo in un paesino della Sicilia, e per descrivere la figura di Titta Mezzasalma, magistrato fimminaro (latin lover) ostacolato da una chenca (gruppo) di persone dedite al malaffare e ai piccioli (soldi).

Autore: redazione

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