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Alla scoperta del Segreto di Greenshore | Agatha Christie

Che lo si voglia accettare o meno, andare alla scoperta di quelle verità nascoste che, più sono difficili da scovare, più sembrano interessanti, è una sottile arte che piace anche ai più scettici.

Il segreto di greenshoreE se lo sforzo per scoprire queste piccole rivelazioni deve essere compiuto tramite il semplice gesto dell’apertura di un libro, allora non c’è nulla che possa tenere a freno la curiosità di un lettore.

Bisogna però essere di in grado di far arrivare il lettore alla grande (o anche più piccola) rivelazione che regge l’intera impalcatura del racconto o del romanzo, tramite piccole mosse, realizzate con grande maestria: non gli si deve mai fare perdere l’interesse.

Il lettore deve essere in grado di seguire la presentazione e lo sviluppo di ogni singolo personaggio proprio per non dover poi dimenticarsene tra un capitolo e l’altro.

Principalmente però, è necessario che il lettore sia invogliato ad andare avanti nella storia, a divorare una pagina dietro l’altra fino alla fine, che non deve essere mai banale.

Chi dunque meglio della Maestra dei Gialli è in grado di racchiudere dentro di sé e dentro i suoi romanzi tutte queste caratteristiche?

Nessuno, solo Agatha Christie ne è in grado. E ce lo dimostra ampiamente in quello che è uno dei suoi migliori e anche più travagliati racconti: “Il segreto di Greenshore” (rimasto inedito fino ad un paio di mesi ed editato da Mondadori), la cui genesi fu abbastanza travagliata in quanto la scrittrice (già all’apice del suo successo) si ritrovò costretta a modificarlo e a compierci un’opera di taglio e cucito, perché troppo lungo per uscire sui quotidiani e troppo corto per farne un romanzo.

Protagonista indiscusso è sempre il nostro detective preferito, Hercule Poirot, che con la sua eleganza e arte dialettica, accetta senza fare troppe domande l’invito di Lady Oliver presso la sua tenuta nel Devon (appunto, Greenshore) nella quale il proprietario Sir George Stubbs ha indetto un gioco di caccia all’assassino, completo di indizi e vittima.

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Ma cosa succede se dalla finzione si passa alla realtà e un cadavere viene ritrovato davvero durante questo macabro gioco?

Agatha Christrie costruisce con eleganza e bravura una rete di personaggi primari e secondari, ognuno dei quali appartenente ad una classe sociale medio/alta e dunque facente sfoggio di uno sfarzo e di una serie assai lunga di vanterie e piccole cattiverie suggerite alle spalle altrui.

Se quindi così stanno le cose, allora nessuno avrebbe motivo di compiere un gesto tanto crudele come un omicidio, perpetuato ai danni di una giovane figlia di contadini che malauguratamente ha deciso di partecipare a questo gioco e con questa scelta si è posta un freno alla sua vita.

Perché allora Poirot è convinto che fin dall’inizio qualcosa sia stato nascosto?

In fondo, il suo sesto senso non lo ha mai tradito ed è sempre più sicuro del fatto che siano i piccoli dettagli (in fondo, proprio come accade nella vita reale) i veri rivelatori delle umane personalità, che riescano a celare (a volte sì, a volte no) le concrete intenzioni di un soggetto. E dunque dopo due mesi di estenuante lavorìo celebrale, il nostro detective dai lunghi baffoni riuscirà a sciogliere il bandolo della matassa?

Un racconto oscuro a tratti, costruito con dettagli semplici e unici nel loro genere, che nonostante la brevità riesce a trascinare in una piccola realtà inglese campagnola e a far venire a galla verità nascoste ed indicibili.

Autore: Rebecca Cauda

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