Atlante degli abiti smessi | Elvira Seminara
Atlante degli abiti smessi è l’ultima fatica della giornalista e scrittrice Elvira Seminara. Pubblicato nel 2015 dalla casa editrice Einaudi all’interno della collana de “I Coralli”, della quale fanno parte nomi prestigiosi come quello di Natalia Ginzburg.
I lettori verranno conquistati da questo romanzo “atipico” ed elegante.
Fuggire a Parigi! È questa l’unica possibilità per Eleonora. A Firenze lascia tutto; un marito, un armadio pieno di vestiti e un’intera vita. Non è però disposta a perdere sua figlia Corinne.
Il loro rapporto si è strappato, lacerato dalla lama della colpa e del silenzio. A lei è destinato questo lunghissimo catalogo che Eleonora tesse con caparbietà maniacale, e attraverso il quale punterà a ricucire quel legame indissolubile che c’è tra una madre e una figlia.
Ci troviamo di fronte a un libro che tratta di tutto tranne che di vestiti.
La lista dei vari indumenti è solo un pretesto. Se rompiamo la fragile superficie dei numerosi elenchi di taffetà, georgette e crêpe di seta, scopriamo di esserci imbattuti in un vademecum dei sentimenti, dei rapporti, dell’umano e della vita.
Per questo man mano che ci spingiamo oltre si scoprono vestiti che ricordano troppo, vestiti gabbie, vestiti del perdono e del presagio, vestiti rabbiosi e vestiti morti.
“Colpa mia. Avevo fatto un uso imprudente, sconsiderato della felicità. L’avevo usata tutta, persino sprecata, lasciata scorrere quando abbondava, senza frenarla, raccoglierla, filtrarla. E invece mettine un po’ da parte, travasa in piccoli contenitori e chiudili, fai conserve per quando arriva il freddo. Scrivici sopra una parola chiave, data e luogo. Metti i ricordi al riparo, dalla luce e dal calore, dagli insetti. Dalla tua ingordigia, dall’indifferenza. Controlla ogni tanto che siano sempre lì, togli la polvere, dai un’occhiata dentro. Lo spreco-lo capisci dopo-è una funzione della giovinezza”.
Eleonora non si scosta mai dal suo elenco, l’esercizio l’assorbe arrivando ad inglobare tutto il suo mondo, persino quel piccolo cosmo di vita che è il palazzo in cui vive a Parigi.
Dagli spazi che ne costituiscono la struttura, alle persone che vi abitano, fino a formare una sorta di indicizzazione dei caratteri e delle abitudini di coloro che la circondano.
Un elenco che è anche testamento
Eleonora non può smettere perché è l’unica cosa che mantiene viva la speranza di rivedere la figlia. La protagonista si isola, compositrice insaziabile il cui essere si è ristretto, quanto a voglie e bisogni, gli basta pochissima stoffa.
L’autrice utilizza l’idea di un armadio affollato di indumenti, e la frantuma, mascherandola da atlante per raccontarci una “storia in forma di catalogo”.
Gli abiti smessi, gettati distrattamente in fondo a un armadio o un cassetto, sono come degli “aggregati di vita”, dei compagni fedeli della nostra quotidianità. Anche se usurati e rattoppati, sono parte delle nostre esistenze. Li scegliamo con cura, li abbiniamo con attenzione così che possano mostrare chi siamo in quel momento e come ci sentiamo.
L’elenco scorre sotto i nostri occhi grazie ad una scrittura ed uno stile sapienti.
L’abilità di Elvira Seminara viene fuori sin dalle prime righe e ne costituisce il punto forte del romanzo. Si rimane come incantati dalla complessità di certe similitudini. Il finale però tende a deludere le aspettative. Il climax abilmente costruito raggiunge il suo apice e si sfilaccia, risolto troppo velocemente nelle ultime pagine.
Un finale più articolato rispetto a quello proposto dall’autrice, avrebbe reso l’intera storia ancora più affascinante.