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Il giocattolaio | Stefano Pastor

Il Giocattolaio è l’appassionante thriller di Stefano Pastor, presentato inizialmente al pubblico con il titolo “L’Illusione”, poi Il giocattolaio Stefano Pastor
variato dalla Casa Editrice Fazi con il titolo attuale. Il romanzo è risultato, a ragione, tra i vincitori del torneo Io Scrittore 2011, indetto dal gruppo Gems.

La trama è intrecciata dalle storie di tre personaggi, inizialmente divise, ma successivamente legate dal filo sottile di alcuni avvenimenti macabri: misteriose scomparse di bambini e poi il ritrovamento del cadavere di uno di loro, faranno da sfondo all’intera vicenda.

Mina, il personaggio femminile di rilievo, è una quindicenne molto sicura di sé e dal carattere forte e indipendente.

Jon, invece, è un ragazzo sensibile, con un passato difficile alle spalle, che però non gli impedisce di coltivare le passioni ereditate dal nonno, in primis quella per la musica. A rendere particolarmente speciale Jon è il suo carattere instancabile, il suo desiderio irrefrenabile di non restare mai con le mani in mano, a lasciare che la vita gli passi davanti senza che lui l’abbia vissuta. 
Vuole guadagnarsi ogni cosa con l’onestà e con il duro lavoro. Non vuole avere ogni cosa servita su un piatto d’argento… insomma.

Infine, Massimo, un bambino di 11 anni, che, vista l’età, è il personaggio coinvolto personalmente dalle vicende e più sottoposto al rischio, rispecchiando le caratteristiche della vittima perfetta.

Jon e Mina si ritroveranno uniti dallo spirito combattivo e dal desiderio di lottare per ogni cosa, contro le ingiustizie e le cattiverie; inoltre lo spirito guerriero di Mina, riuscirà a coinvolgere in maniera diretta Jon, che si riscoprirà altrettanto forte e coraggioso. A saldare maggiormente il loro rapporto, sarà la loro amicizia con Peter e l’affetto che provano per lui.

Peter è proprietario di un banco dei pegni e rappresenta tutto ciò che dovrebbe essere un adulto: capace di amare e di capire i bisogni e le necessità di ogni bambino. Da qui il suo nome: Peter, come Peter Pan, che non vuole mai crescere, che vuole essere bambino tra i bambini, pari loro e speciale al tempo stesso. Purtroppo, però, la sua empatia con il mondo dei ragazzi, spesso viene fraintesa tanto da rischiare di essere denigrato e screditato. Perché il mondo degli adulti, purtroppo, è anche questo: abitato da pregiudizi e pericolosi fanatismi.

La realtà distorta de Il Giocattolaio

Il thriller di Stefano Pastor riesce a mettere in evidenza proprio queste dolorose verità: il male si annida nel marcio che la stessa società ha creato, facendo breccia in uno dei peggiori errori in cui l’uomo potesse cadere, ovvero creare un divario tra l’adulto e il bambino. 
In alcuni casi esasperati, poi, l’adulto si auto-investe di un ruolo di educatore crudele, che impone in modo violento le proprie regole, sottomettendo il bambino a un gioco perverso di potere, in cui ad avere la peggio non può che essere il più indifeso.

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Il bambino si ritrova suo malgrado a non esser più un cucciolo da proteggere, ma a subire una trasformazione non voluta: deve imparare precocemente a crescere, per prendersi cura di se stesso, perdendo la propria innocenza e bontà, che, invece, devono restare elementi fondamentali dell’infanzia e di ogni bambino. Il mondo crudele e violento si introduce prepotentemente nella sua purezza e innocenza, costringendolo a vivere, ma soprattutto a crescere una realtà distorta e troppo difficile da gestire.

Mi sorprende che non si capisca l’immenso tesoro che rappresentano i bambini…
E c’è da stupirsi ancora che non debba essere naturale per il bambino il gioco, la spensieratezza e la gioia per la vita , ma che invece debbano esistere ancora dei diritti che li tuteli. 

Tutto questo l’autore lo riesce a mettere perfettamente in evidenza collocando l’intera vicenda nel luogo che sembra il quadro perfetto di un incubo: quartiere abbandonato, strade quasi del tutto deserte dove il bambino è in costante pericolo e dove non è mai controllato, lasciato libero di andare dove vuole senza qualcuno che vigili su di lui.

Un thriller sui generis

Lo stile dell’autore è essenziale. Non si perde troppo in dettagli e descrizioni inutili.
Non rispetta i classici canoni del thriller, ed è proprio questo che rende unica questa storia che va dritta al punto e colpisce in pieno il lettore.
Riesce a svuotarsi di caratteristiche del genere, che a volte sono quasi solo riempitive e noiose, cogliendo esclusivamente l’essenziale e arricchendosi di emozioni, negative o positive che siano.
Infine, ciò che lascia sbalorditi è come l’autore riesce con facilità e scioltezza a descrivere in maniera spettacolare bambini e adolescenti, lasciando che agiscano e si comportino come farebbero normalmente in una data situazione.

<< Ti interessa?>>.
Jon solleva ancora le spalle. << Non posso permettermela>>.
L’uomo accarezza la chitarra. << Ma se non ti ho neppure detto quanto costa>>.
<<Poco o tanto, non posso permettermela lo stesso>>.
<<Potremmo metterci d’accordo>>, dice l’uomo.

Questa è l’arte di Pastor, necessaria per un thriller: depistarti, farti credere cose che forse non sono come in realtà crediamo ( già dal titolo del libro) e non fermarci alle apparenze. Il tutto condito da momenti cardiopalma, che spingono a leggere tutto d’un fiato.

Autore: Angela Favatà

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