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Gita al Faro…!

Radar

Radar di Irbene

Quando ormai mi ero lasciata totalmente assorbire dalla routine del letterato ci ha pensato la Residenza stessa a proporci – per così dire – un’interessante variazione sul tema.

In verità tutto era iniziato qualche sera prima, quando, riuniti attorno al tavolo per cena, si parlava dell’ipotesi di organizzare una gita, per visitare alcuni interessanti siti non molto distanti da Ventspils.

Particolare Radar

Particolare Radar

E come se anche le pareti di casa avessero le orecchie, alcuni giorni dopo la Direzione ci ha messo a disposizione un pulmino privato per un sopralluogo alla stazione radar sovietica di Irbene.

Cicerone della giornata la nostra collega lèttone Cristine, che pur avendo terminato il suo periodo di writer-in-residence, vivendo a pochi chilometri di distanza è comunque spesso da noi per continuare a scrivere in tranquillità, come probabilmente non le sarebbe possibile fare a casa, presa dal trantràn quotidiano.

E così, muniti di fotocamere, tablet e carnet de voyage il simpatico autista, Olga, Emma, Anibal, Cristine e io siamo partiti carichi di entusiasmo.

Città Fantasma

Città Fantasma

Inutile dire che, durante il tragitto, ci siamo lasciati affascinare, ancora una volta, da km e km di foreste e laghi.

Ad un certo punto leggo un cartello con le indicazioni per Ovišu Bāka, ovvero il Faro di Oviši ed immediatamente chiedo alla nostra guida se, sulla via del ritorno, è possibile visitarlo…permesso accordato!

L’impatto con la stazione radar (l’ottava antenna radio più grande del pianeta, con un’ampiezza di 32 m.) – un tempo usata dall’Unione Sovietica per spionaggio ed oggi, dal governo lèttone, per esplorare lo spazio profondo – è stato molto surreale.

Leggerezza di una tragedia

Leggerezza di una tragedia

All’epoca venne costruito un vero e proprio quartiere dormitorio (chiamato Irbene, in quanto sorge accanto al fiume Irbe), per gli ufficiali che vi lavoravano e le loro famiglie; l’insediamento era dotato di scuola, negozi, centro sportivo e sale da concerto.

Dopo il ritiro dell’esercito sovietico nel 1993 la cittadella venne smantellata ed abbandonata, trasformandosi in una vera e propria ghost town.

E pensare che un tempo solo i titolari di un permesso speciale potevano accedere all’intera area; oggi occorre sì un assenso formale, annunciando la propria presenza telefonicamente, ma de facto recinzioni, sbarre e lucchetti sono talvolta solo accostati.

Emeroteca a cielo aperto

Emeroteca a cielo aperto

Ritrovarsi all’ombra di questa mastodontica costruzione ha un che di ansiogeno, che aumenta via via che s’intravedono, parzialmente celati dalla fitta boscaglia e dai detriti accumulatisi nel corso del tempo, alcuni dei passaggi alla rete di cunicoli e gallerie presenti giusto sotto i nostri piedi.

Ansia che si è trasformata in vera e propria adrenalina quando abbiamo deciso – non senza un pizzico d’incoscienza – di visitare alcuni degli edifici abbandonati.

The Show Must Go On

The Show Must Go On

Salire e scendere quelle scale, entrare nei vari appartamenti per sbirciarne la divisione degli spazi e le diverse destinazioni d’uso generava sentimenti ambivalenti: da un lato la tristezza nel vedere l’accanimento con cui li avevano vandalizzati e dall’altro quasi un senso di soggezione, nell’atto di profanare vite altrui.

Eppure, lungo il nostro cammino, incontravamo “elementi di speranza”, apparentemente in netto contrasto con l’esistenza negata di quegli anni e coll’attuale atmosfera post-apocalittica: il tictac degli interruttori a cordicella presenti ancora in molte stanze, pezzi di muro tutt’ora rivestiti con ceramiche raffiguranti delle farfalle, altre con carta da parati o addirittura giornali dell’epoca; un’emeroteca a cielo aperto degli eventi accaduti in quegli anni!

Faro di Oviši

Faro di Oviši

Per non parlare di piante nate proprio nel bel mezzo delle macerie: un monito, se vogliamo, a ricordare che The Show Must Go On, anche nelle situazioni più estreme e degradanti/degradate.

Una visita che se da un lato lascia attoniti, dall’altro invita a rivedere la personale scala delle priorità.

Rimessici in marcia, siamo giunti al Faro di Oviši ed anche se l’atmosfera si è alquanto alleggerita non è stata di certo meno coinvolgente.

Ancora una volta un’altra connessione a Virginia Woolf, alla sola vista della destinazione raggiunta: dopo “A Room of Ones’ Own”, infatti, è stata la volta di To the Lighthouse, “Gita al Faro”, per l’appunto.

Custode del Faro

Custode del Faro

Costruito nel 1814 ed ancora attivo è il più antico della Lettonia (patrimonio nazionale), con un’altezza di 38 metri e una visibilità del lampeggiante di ben 15 miglia nautiche.

Il custode è deceduto da un paio di anni e ad accogliere i visitatori oggi c’è sua moglie.

Prima d’inerpicarsi lungo la ripida e stretta scala a chiocciola è possibile visitare il piccolo museo, con apparecchiature utilizzate nel corso del tempo, carte nautiche, articoli di giornale, mappe e finanche nodi marinari.

Panorama dall'alto

Panorama dall’alto

E dopo la fatica della salita (che si è fatta sentire nelle gambe per almeno un paio di giorni) la ricompensa è stata impagabile: una visuale meravigliosa, con l’immensità della costa del Mar Baltico che si stagliava sul verde brillante della foresta a perdita d’occhio.

Quel vento impetuoso tra i capelli, quasi a voler mettere alla prova per vedere se si è degni di trovarsi in quel luogo – misto all’aroma di salsedine e resina silvestre – donava un’euforica esaltazione, facendoti sentire quasi sul tetto del mondo.

La Dama del Mar Baltico

Juras Mate

Una volta ritornati coi piedi ben saldi a terra – tanto fisicamente, quanto emotivamente parlando – una rapida passeggiata in spiaggia e poi di corsa sulla via del ritorno, stremati sì, ma carichi di nuovo materiale da sviluppare per la scrittura di ciascuno, come avremo modo di approfondire, a partire dalla prossima puntata…!

Autore: Giovanna Caridei

Partenopea doc, la Comunicazione è nel mio karma! Fotogiornalista free-lance, insegnante, mediatrice culturale, scrittrice, editor, pr, eventi, mktg e fund raising. Inoltre sono impegnata sui versanti di CineTurismo e Percorsi Letterari, operazioni di marketing territoriale (esperienziale) ad altissima valenza culturale. Orbito poi in ambito teatrale, all'insegna della fantastica esperienza delle "residenze teatrali". And last but not least...in qualità di traduttrice da-in EN/FR, conduco una personalissima attività di scouting editoriale d'inediti stranieri in Italia.

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