“La grande cerca” di Elisa Armari
Trama
Elisa Armari torna con “La grande cerca”, il secondo episodio della sua trilogia fantasy “La Prima Profezia”.
L’atmosfera mitica di ambientazione medievale, abitata da Draghi e segnata da continue lotte all’insegna della Magia è sovvertita dall’avvento della Prima Profezia, annunciatrice di un’era oscura.
Tre fazioni, la Discendenza, l’Alleanza e la Resistenza, ognuna impegnata in una precisa ricerca, intrecceranno i propri destini caricando le loro azioni di un’elevata dose di epicità.
La Discendenza sarà impegnata in un viaggio alla ricerca dei talismani magici, unici artefatti che permetteranno di liberare gli Immortali Rossi, antenati imprigionati dalla magia dell’esercito degli Dei Bianchi.
L’Alleanza seguirà i passi della Discendenza e, per scongiurare un nuovo conflitto tra le potenti divinità, dovrà trovare a tutti i costi e distruggere lo strumento magico legato ai due più temibili Immortali Rossi, così da seppellire ogni traccia di malvagità.
A chiudere il cerchio, la Resistenza insorgerà e attaccherà entrambe le fazioni, con la sua indomabile sete di potere per impossessarsi dei talismani della Discendenza e del ciondolo custodito dall’Alleanza, dalle straordinarie qualità.
Il piano dei Resistenti è ambizioso quanto il loro tentativo di annientare le fazioni contrapposte: arrivare a sottomettere le divinità stesse.
Una battaglia irruenta, fatta a colpi di alleanze segrete con Nani, Elfi e Giganti e sostenuta dalle risorse illimitate della magia: in questo quadro scenografico saranno ben undici protagonisti, un campionario di nuovi eroi disposti a tutto pur di difendere strenuamente la propria faziosità.
Questa volta, però, non saranno chiamati a salvare il mondo, bensì a distruggerlo.
Per avere maggiori informazioni, visitate la pagina facebook della trilogia.
L’autore
Elisa Armari nasce a Ferrara, città che la accoglie sino all’età di venticinque anni, per poi trasferirsi nella vicina Reggio Emilia per otto intensi anni che le hanno regalato il primo episodio della trilogia fantasy “La Prima Profezia”.
Ora vive a Rovigo e alterna lavoro, famiglia e amici alla sua forte passione per la scrittura: curiosa e sostenitrice della cultura a 360°, il suo sogno nel cassetto è quello di realizzarsi come scrittrice.
Tra gli interessi principali, oltre al panorama letterario del Fantasy, s’inseriscono i giochi di ruolo che influenzano profondamente le trame e lo stile dei suoi libri, in maniera originale e inedita. La sua scrittura volge lo sguardo a due grandi maestri: lo Statunitense David Eddings e lo Scozzese Martin Millar.
Oltre ad avere in cantiere l’ultimo episodio della trilogia, ha in cottura le prime bozze di due nuovi racconti fantasy e un racconto che riporta tra le tenebre dei vampiri.
Libri dedicati ai protagonisti della trilogia? Chissà, forse lascerà che a decidere siano i dadi, proprio come in un perfetto gioco di ruolo.
Visitate la pagina youcanprint dell’autrice.
Lo stile
Una sorta di rivoluzione percorre la spina dorsale di questo romanzo: non si tratta del solito Fantasy, in cui si privilegia il trionfo del bene sul male. Al contrario, obiettivo cardine delle lotte di questo racconto è la distruzione di quel mondo incantato di elfi e draghi.
Le tre fazioni avversarie sono spietate nelle loro scelte e nel perseguire i propri scopi, facendo ricorso anche alle strategie più abiette. Il fine giustifica i mezzi proprio come in un gioco di ruolo in cui non è assolutamente detto che la mossa vincente sia anche la più giusta.
L’influenza dei giochi di ruolo si ripercuote sull’intera trama del romanzo, i cui risvolti, per ammissione stessa dell’autrice, sono affidati al lancio dei dadi.
Nelle pagine più impetuose, l’autrice preferisce che sia il pathos a coinvolgere, piuttosto che l’eccessiva minuzia del dettaglio, facendo propria una massima di Joseph Conrad, secondo il quale all’autore spetta scrivere solo metà del libro, lasciando al lettore il completamento con l’altra metà.
Il metro stilistico e narrativo dell’autrice è proprio questo: è importante che l’immaginazione del lettore sia stimolata, così da completare essa stessa le volute assenze descrittive.
Allo stesso modo, i personaggi dovranno arrivare al cuore del lettore attraverso le loro azioni e le loro parole, non mediante parentesi descrittive che ne completino il ritratto: solo in questo modo si privilegerà ancora la fantasia del lettore. Quest’ultimo, inoltre, viene stuzzicato anche e soprattutto da momenti di puro sarcasmo: un eroe colto in un momento buffo, umano, non potrà che far scappare un sorriso.
Cosa c’è di meglio per creare empatia se non un eroe imbranato e dai tratti umani?
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