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Artemisia e le altre

Artemisia e le altreLe donne di Artemisia e le altre

La violenza di genere è un tema che resta sempre attuale: da sempre le donne combattano per affermarsi socialmente e per non vedersi prevaricare dal potere e dalla forza degli uomini. Che sia un mondo, questo, dominato da un sistema patriarcale, non è la ragione sufficiente a spiegare perché le donne sono il sesso debole. Il libro, Artemisia e le altre. Miti e riti di rinascita nella violenza di genere (Armando editore, 200 pp., 20€) scritto a due mani, dalla psicologa Marialuisa Vallino e dalla magistrataValeria Montaruli, chiarifica cause ed effetti della discriminazione e della violenza di genere dal punto di vista storico, psicologico e giuridico. 

 

Dalla moltitudine di dee all’unico Dio da venerare

Primo fattore: la religione, che sostiene e plasma il pensiero degli esseri viventi. Nelle religioni monoteistiche Dio è uno, e di genere maschile, perché così si è abituati a immaginarlo. Nelle religioni politeistiche, le dee invece avevano un ruolo importante tanto quello degli dei. Anzi “in principio era la Dea”, dal 3o.000 a.C al 3.000 a.c la società era matrifocale e universale: si pregava la Creatrice della vita, il Mistero dell’Inferno.

Da questo punto di vista l’affermarsi del monoteismo ha contribuito alla discriminazione di genere, che si è affermata in modo totalitario con la diffusione degli archetipi: la donna come madre, moglie, nutrice e, fondamentale, come madre di Dio o, come donna-strega, donna che usa magia, bellezza e fascino per ingannare gli uomini. Figura, questa, che ritroviamo nei miti antichi e in aneddoti contemporanei. 

Le norme a tutela della donna

Passando alla seconda parte del saggio “Artemisia e le altre” (perché di saggio si tratta), i lettori vengono a conoscenza di normative e approfondimenti giuridici riguardo alla diffusa violenza sulle donne. Perché la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e, come tale, viene riconosciuta dalla comunità internazionale.

La Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne, negli articoli 1 e 2, così descrive la violenza contro le donne:

Articolo 1 […] “violenza contro le donne”: ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato[…] un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.

Un excursus delle violenze sulle donne

Le autrici successivamente analizzano i diversi tipi di violenza (fisica, sessuale e psicologica) e delineano i profili psicologici degli aggressori, riportandone gli atteggiamenti tipici e i loro discorsi in tribunale. 

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Psicologia e magistratura sono gli strumenti di lavoro  per chiarire le dinamiche di un problema onnipresente. I diversi tasselli contribuiscono ad avere una visione più ampia e chiara riguardo a un problema che affligge direttamente, o meno, le donne, di ieri e oggi, frustrate, violentate, represse, con un senso di inferiorità che le porta ad adeguarsi a regole maschiliste evidentemente ingiuste. Tale evidenza in modo scientifico e preciso, è portata sotto gli occhi di tutte, come strumento di difesa e consapevolezza. 

Un po’ meno scientifici e più letterarie e metaletterarie, sono le analisi delle narrazioni dei “volti del dolore” e la descrizione della vicenda di Artemisia Gentileschi, la coraggiosa pittrice del Seicento, figlia di Orazio Gentileschi, che oltre a scavalcare gli stereotipi del tempo per affermarsi come artista, fu vittima di uno stupro. Alla stregua della scrittrice Anna Banti in Artemisia, se ne esaltano, a rigor del giusto, il suo valore artistico e di donna:

“In Artemisia vi è la scoperta di una grande novità: la dimensione dell’alterità pittorica, di un differente modo di rappresentare e di vedere la realtà, fino a quel momento caratterizzata al maschile; un modo espressivo “di genere”, antichissimo, eppure del tutto nuovo perché fino a lei lasciato nel silenzio. Ed è parte personale della difficile vita di Artemisia il suo processo, un contrappasso quasi obbligato… lei, che per prima ha dipinto volti femminili autentici, strappati alle iconiche interpretazioni maschili, divenendo pura interprete del femminino, viene degradata ad un mero oggetto sessuale”. 

Oggetto sessuale in quanto protagonista di un processo per abuso sessuale che psicologicamente sembra devastarla. Ma la caparbia, la forza, il potere della creatività la fanno risorgere in un secondo momento, grazie a quella forza interiore che la contraddistingueva, ma che era rimasta inespressa, piegata alle regole e alle convenzioni sociali, che ne avevano castrato le capacità. 

Che questa donna del Seicento e questo saggio possano contribuire a dare coraggio a tante donne lasciate spegnersi in solitudine da una società, avanzata culturalmente ed economicamente (probabilmente) ma ancora cieca di fronte alle sue donne. 

Autore: Francesca Ielpo

Mi laureo in Lettere presso la Sapienza di Roma, per poi continuare con una magistrale in Editoria e Scrittura. Giornalista pubblicista, mi dedico anche all’insegnamento dell’italiano per stranieri. Prima in quella città sporca e bella, ora in Turchia, dove profumo sempre di mare ma annuso la guerra.

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