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Una seducente sospensione del buon senso

Una seducente sospensione del buon sensoGilberto, per gli amici Gil, è un uomo che ha da poco passato i cinquanta, divorziato e con due figli ormai adulti in giro per il mondo, conduce una vita monotona facendo la spola tra l’ufficio in cui lavora a tempo pieno e i vari bar della sua città dove passa molte delle sue sere tra drink e malinconia. Trova sollievo e rifugio dalla quotidianità soltanto nei weekend quando ha il tempo di farsi una bella corsa tra gli alberi e leggersi con calma il giornale. Inaspettatamente però la vita di Gil ha una svolta epocale: una serie concomitanti di fattori, tra cui l’addomesticamento di un cane e il ritrovamento di un pacchetto mai spedito dal suo vicino di casa appena defunto, porta Gil a decidere, forse un po’ incoscientemente, a mollare tutto e partire per un viaggio a piedi. Così egli e il suo nuovo compagno d’avventura Armstrong – il grosso cagnolone addomesticato – lasciano la loro città (non viene citata, ma intuisco si tratti di Trieste) allo scopo di giungere a Perloz, un piccolo comune valdostano al confine con la Francia, per consegnare quel misterioso pacchetto ritrovato e per conoscere di più sul suo vicino di casa, il sospettoso professor Josip Junker.

Il libro, scritto a due mani da Giovanni Storti (il Giovanni di Aldo Giovanni e Giacomo) e Franz Rossi, è un romanzo ricco di significato e riflessione. Emblematico è l’attaccamento e l’amore per la natura, molto sentita e sottolineata è anche la differenza tra vita di città e paese di montagna: due mondi completamente antitetici. A me che vivo in città, senza aver mai assaporato la vera vita di paese, è sembrato addirittura che la maggior parte dei personaggi presenti nel romanzo fosse irreale, come fossero dotati di caratteristiche non riscontrabili nella realtà, insomma dei personaggi anacronistici. 

Grande attenzione è data nell’accomunare e nell’evidenziare le differenze tra la vita umana, caratterizzata dalla meditazione, dal pensiero e dal dubbio, e la vita dell’animale, che agisce seguendo i propri istinti in modo naturale.  

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I due autori scrivono tanto sul tema dell’amore e soprattutto sul tema del viaggio, che non dev’essere fatto solo ed esclusivamente per raggiungere una meta, ma perché è il viaggiare stesso che arricchisce, che cambia e fa capire chi si é.

Personalmente dividerei idealmente il libro in quattro parti.

Sicuramente la parte che più ho apprezzato, che più mi è piaciuta e mi ha anche fatto ridere è l’inizio del libro: qui tutto accade, tutto è novità e al contempo il testo ha un significato profondo e meditabondo. La prima parte, invece, risulta a tratti lievemente noiosa, un po’ moralista; inoltre i nuovi personaggi introdotti in questa parte, non sembrano aggiungere molto alla storia e non entusiasmano. La seconda parte è piuttosto scorrevole, godibile, seppur non eccezionale. Nel finale tutti i nodi vengono al pettine ed i misteri svelati; il che rende il finale la parte più intensa e bella, assieme all’incipit.

Concludo riscrivendo due frasi citate nel libro che mi hanno davvero colpito e che secondo me ne sono l’essenza.

“L’importanza del viaggio è viaggiare”

“Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano” (ripresa da Shakespeare)                                                                                                                                                                                                      

Autore: William

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