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Svetlana Alexievich: Premio Nobel per la Letteratura 2015

Il Premio Nobel per la Letteratura è una delle onorificenze più prestigiose al mondo e viene assegnato all’autore che “nel campo della letteratura mondiale si sia maggiormente distinto per le sue opere in una direzione ideale”.
Quest’anno l’Accademia Svedese, l’istituzione che assegna tale riconoscimento, ha deciso di premiare la giornalista bielorussa Svetlana Alexievich che riceverà un premio di circa 875mila euro durante la cerimonia prevista per dicembre, una medaglia d’oro con l’effige di Alfred Nobel e un diploma con iscritto la seguente motivazione:

«per la sua polifonica scrittura

nel raccontare un monumento

alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi» .

svetlana alexievich

Chi è Svetlana Alexievich?

Svetlana nasce il 31 maggio del 1948 nella città ucraina di Ivano-Frankivsk (l’attuale Stanislav) ed ha iniziato la sua carriera prima come insegnante e poi come cronista degli eventi più importanti del nostro secolo: dalla guerra in Afghanistan al disastro di Černobyl’, ai suicidi seguiti dallo scioglimento dell’URSS.

Come giornalista ha sentito il bisogno di ricostruire fedelmente la storia e denunciare l’impatto che la guerra ha avuto sulla nostra società, raccontando gli orrori che si è lasciata dietro ma anche dando voce ai sopravvissuti, a coloro che hanno perso tutto persino la loro identità, ai più deboli e si è sempre schierata contro il potere.

Amo la Russia, ma non quella di Stalin e Putin”. L’intervento russo in Ucraina è”un’occupazione, una invasione straniera“. Questa sua dichiarazione lascia intuire chiaramente la sua posizione politica.

E’ stata perseguita dal regime del presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko e quindi costretta a lasciare il proprio paese perché accusata di essere agente della CIA. Ma ora dopo dodici anni vissuti a Parigi, è tornata da poco a Minsk.

Alla domanda “Come utilizzerà i soldi del Nobel?”, lei risponde:

Non ci ho ancora pensato. Comunque i soldi li uso in un solo modo, compro la libertà. Non è un premio per me, ma per la nostra cultura, per il nostro piccolo paese, che è stato messo nel tritacarne della storia“.

Le opere

svetlana alexievichHa pubblicato numerosi libri tradotti in oltre quaranta lingue ed ha ricevuto anche numerosi riconoscimenti come il Premio per la pace degli editori tedeschi alla Fiera di Francoforte (2013), il Prix Médicis essai (2013) e il Premio Masi Grosso d’Oro Veneziano (2014).

 

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Tra le opere più note ricordiamo:
La guerra non ha un volto di donna, è stato il primo libro di Aleksievic scritto nel 1983. Racconta delle donne sovietiche al fronte durante la seconda guerra mondiale. Questo racconto inizialmente venne censurato perchè l’autrice venne accusata di pacifismo e dissacrazione della figura della donna.

Ragazzi di Zinco, scritto nel 1989, racconta le storie dei reduci dalla guerra in Afghanistan che sono stati dimenticati e non gli è stato mai concesso voce. In queste pagine raccontano con semplicità gli orrori e le miserie di questa terribile guerra, le menzogne del regime sovietico per indurre i più giovani a sacrificarsi in un mattatoio.

Incantanti dalla morte (1993), è una sorta di reportage su ciò che è successo dopo il crollo dell’URSS. Un libro struggente ma al tempo stesso istruttivo sul tema del fallimento dell’impero sovietico e sul significato di libertà. In queste pagine l’autrice raccoglie le testimonianze di un popolo onesto, colmo di speranza che ha dovuto assistere alla frantumazione dei propri sogni ed ideali.

Preghiera per Černobyl (2004),tutti ricordiamo la notte del 26 aprile 1986 quando un incendio distrusse il reattore e il fabbricato della quarta unità della centrale elettronucleare ucraina di Černobyl.
Lo scoppio rilasciò nell’atmosfera un’enorme quantità di materiale radioattivo che, in particolare, ricadde per il 70% sul suolo della vicina Bielorussia. Svetlana ha trascorso sei anni là, in quel posto dimenticato dal mondo, dove è stata cancellata la possibilità di vivere. In questo libro non vuole raccontare gli avvenimenti di questa immane catastrofe, non parla di Černobyl’ ma del mondo di Černobyl. Vengono ricostruiti i sentimenti e l’emozioni di quel popolo ormai sconvolto.

Non prendere nota di quello che ti racconto, e non comunicarlo alla gente. Sono cose che è impossibile comunicare. Io te le racconto soltanto perché io e te si possa piangere un poco insieme. E perché, andando via, tu ti volti a guardare la mia casetta non una volta, ma due…”.

Leggendo i suoi testi possiamo notare che il suo stile lascia tutti senza fiato. Pur raccontando fedelmente gli eventi, con cura ed enorme rispetto, ogni parola sembra prender vita e ci catapulta in una realtà che spesso ignoriamo. Le sue interviste, ad un popolo che cerca di ricostruirsi una vita, sono umili, intime ed emozionanti.

Autore: Ilaria Greco

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