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Il “Cacciatore di funghi” di Peter Handke

Saggio sul cercatore di funghiPeter Handke riesce sempre a stupire, nel bene e nel male. Come quando si schierò nella guerra nell’ex Jugoslavia a favore della Serbia e contro la Nato e i suoi bombardamenti. Le sue posizioni nella questione Balcanica furono assai travisate da certa stampa che l’accusò addirittura di essere fascista. Nulla di tutto questo ovviamente. Recentemente proprio per le sue posizioni in difesa dei civili durante i bombardamenti della Nato, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalla Serbia. Anche i suoi libri spesso sono stati stupefacenti ed originali. Il Saggio sul cercatore di funghi (Guanda, 2015) va in questa direzione e rappresenta una sicura “originaleproduzione letteraria, un po’ saggio e un po’ fiaba.  Il titolo chiarisce subito quale sarà il tema del saggio e per chi scrive questa recensione, ahimè un gran cacciatore di funghi, diventa difficile non essere coinvolto emotivamente dalle pagine scritte intensamente ed ironicamente dallo scrittore austriaco.

La trama

E’ la storia di un avvocato di grido, molto impegnato in tribunali internazionali, amico di infanzia dell’autore nei tempi trascorsi in un villaggio della Carinzia al confine con la Slovenia. Fin da bambino frequentava il sottobosco alla ricerca dei finferli nascosti nei sentieri meno battuti dai turisti per rivenderli al mercato. Cresciuto troverà l’amore e la donna della sua vita ed è proprio in questa fase che casualmente il nostro avvocato incontrerà per la prima volta il porcino in un bosco fuori città. Questo incontro risveglia il suo passato da cercatore, una passione che riaffiora fino a divenire una vera e propria mania. Il matto dei funghi trascura la moglie, il figlio in arrivo, la professione e si dedica solo alla ricerca della perfezione rappresentata dal porcino.

La critica

E’ un libro paradossale. Sui funghi si è scritto molto ma raramente sui matti dei funghi. Handke ci regala un saggio ironico, sarcastico ma godibile, dove chi ama andar nei boschi a cercar funghi e soprattutto il porcino, sorriderà nel leggere le belle e sincere pagine scritte da Handke.

Ma, credimi, di fronte al mio primo fungo porcino, pur avendo io allora già metà della vita alle spalle, sentivo il mio cuore battere più forte, così forte, sei libero di credermi oppure no, come non mi era mai capitato prima”.

L’avvocato non più avvocato ma matto dei funghi ci porta quindi nel profondo tunnel del fanatismo verso queste prelibate creature del bosco, un fanatismo che è anche una fuga dalla civiltà e dalla città, accettando i valori e le regole della natura e del bosco:

“Nei boschi conquistò la sua misura. Laggiù, per la prima volta in vita sua, si sentiva consolato, come se fino a quel momento non avesse mai trovato alcuna consolazione. E ogni volta, sulla soglia del bosco, si sentiva indomabile, come prima di compiere un atto grandioso; come prima di un giorno grandioso”.

Nel folto del bosco, con una prosa diretta e armoniosa, il nostro autore ci descrive questa presenza che vive fra le sterpaglie e che l’avvocato saluta con un “Buongiorno, maestà!” e talvolta con un “Ave, Caesar!”. Tranquilli amanti e non dei funghi, la natura matrigna non riuscirà ad affondare la vita del cacciatore dei funghi e lo salverà alla fine da una deriva depressiva. L’amore trionferà ma, per gli amanti dei funghi, non rimarranno più impresse le pagine dedicate al ritrovato sentimento “umano” ma quelle dedicate a quella forma armoniosa della natura chiamata “porcino”.

Autore: Giannandrea Mencini

Laureato in Storia, mi occupo di storia dell’ambiente e del territorio. Collaboro con alcune testate giornalistiche. Lavoro a Venezia come responsabile della comunicazione e ufficio stampa e ho scritto numerosi libri ed interventi specialistici.

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