Colazione da Tiffany di Truman Capote Colazione da Tiffany di Truman Capote

Colazione da Tiffany di Truman Capote

colazione da tiffany recensioneIniziare dalla trama di questo libro sembra quasi superfluo, pochi mortali non hanno visto il film che ad esso si ispirava ed il numero degli ignari si approssimerebbe allo zero se volessimo contare quelli (ma ci saranno?) che non sono rimasti estasiati dalla Hepburn. Tuttavia un libro può sempre stupirci, infatti vedere il film e leggere il libro sono due esperienze totalmente diverse, due trame non molto somiglianti  così come le due Holly hanno ben poco in comune. Holly Golightly “in transito”, come è scritto sulla targhetta di casa sua, è una giovane donna che non trova mai un luogo che le appartenga, rifuggendo relazioni stabili che possano legarla per sempre a qualcosa o a qualcuno. La sua casa non è una casa, i bagagli sempre pronti e disfatti in un’atmosfera di trasloco costante, perché lei non è lì dove sta.  

La trama

Si circonda di tipi strani e discutibili, non rispetta le regole senza preoccuparsi di quanto ciò possa infastidire gli altri, nulla si sa del suo passato se non che ha tentato la carriera di attrice, fallendo. Un giorno, bussando un campanello a caso del condominio dove abita, conosce Paul uno scrittore squattrinato in cerca di ispirazione e che sopravvive grazie ai regali di compleanno dei suoi genitori. Due personalità diverse e contrastanti che riusciranno a costruire un legame platonico e atipico, cercando di assorbire l’uno dall’altra ciò che gli manca e di cui hanno bisogno per completarsi. Durante la loro breve frequentazione Holly continuerà a farsi mantenere dal riccone di turno che sazi la sua fame di gioielli, osservando fedelmente solo l’appuntamento del giovedì quando va a fare visita in carcere al vecchio Tomato. Apparentemente tutto scandito da un rituale fino alla scoperta del passato della donna: il suo vero nome è un altro, ha avuto un marito dal quale è scappata, un’infanzia balorda ed è stata una ladra coinvolta in affari loschi. In effetti, Paul sa che continua a rubare, ma, quando viene accusata di aver partecipato ad un affare di traffico di droga è pronto a credere alla sua innocenza, almeno per questa volta. La aiuta a fuggire, sapendo che così la perderà per sempre; una strana cartolina gli fa sapere che è viva, ma non la rivedrà mai più. Di lei rimarrà il ricordo, ma più di tutto il libro che Paul scriverà, trovando l’ispirazione ed il successo a lungo agognati.

La critica

Il romanzo è stato ampiamente modificato per portarlo sul grande schermo, elementi importanti come la bisessualità di Holly e l’omosessualità di Paul non compaiono per nulla, alcuni personaggi “scomodi” vengono depennati ed il lieto fine del film, quel romantico bacio sotto la pioggia che tutti ricordano, nel libro semplicemente non c’è, il finale è un altro: Holly è partita per il Sud America e non ha neppure pensato di poter rimanere con Paul a New York. Solo la megalopoli americana compare sia sulla carta che sulla pellicola ed il gatto, elemento poetico e indimenticabile in entrambe le versioni, che, però, nel libro non viene recuperato da Holly, viene adottato da una famiglia sconosciuta che almeno a lui darà una casa. Romanzo del 1958 apertamente anticonformista, guardato con sospetto dalla società americana benpensante e puritana soprattutto per essere uscito dalla penna di un autore criticato come Capote per le sue trasgressive scelte sessuali, è stato poi considerato un capolavoro, quasi un inno alla vita libera da costrizioni. La consacrazione definitiva al successo e alla notorietà venne dal film, che a Capote non piacque per le evidenti forzature al testo operate dallo sceneggiatore e per l’attrice: lui da sempre sognava Marilyn Monroe, anche se la Hepburn ha saputo rendere cinematograficamente immortale il personaggio. Uno dei romanzi più criticati del ‘900 ed anche uno dei più osannati, certamente ha una sua profonda originalità come non si discute la perizia narrativa dell’autore, ma il personaggio forse non merita altrettante lodi. Holly non sempre riesce a convincere il lettore con la sua mancanza di malizia, con la sua tanto ostentata purezza. Non convince perché è recidiva, ha sempre sbagliato e continua a farlo, sorda ad ogni riflessione non per forza etica, ma quantomeno rispettosa degli altri. In fondo, come bussa alla due di notte al campanello dei suoi vicini di casa, allo stesso modo attraversa le altrui esistenze ignorando le conseguenze delle sue azioni. Non ruba per necessità, lo fa per il gusto di trasgredire, come se ogni cosa desiderata le fosse dovuta. Vive in omaggio alle apparenze, vende se stessa per un gioiello mentre con noncuranza interrompe relazioni, lascia luoghi, abbandona animali. È vero che affida il suo gatto a Paul, pare che in quel momento si sia affacciato un barlume di sentimento nella sua vita, ma è solo un attimo che passa presto. Molti hanno voluto vedere in questa donna una persona rifiutata ingiustamente dall’insensibilità del mondo circostante, ma ciò non esclude che ad altri resti la convinzione che l’insensibilità, il cinismo siano i segni particolari di Holly che mai prova a guardarsi intorno, troppo rapita dalla contemplazione della sua immagine specchiata. Dopo aver letto il libro nasce legittimo il dubbio che i pareri positivi siano stati influenzati dalla visione film, ma, se il film non fosse stato fatto così come tutti lo conosciamo, avremmo avuto gli stessi pareri a favore? Purtroppo non c’è modo di trovare risposta a questa domanda, ci restano un libro (che vale la pena leggere) ed un bellissimo film che ha il pregio di regalarci l’interpretazione di una Holly indimenticabile, cosa che quella vera difficilmente avrebbe saputo fare. Libro consigliato a chi ha visto e a chi non ha visto il film, tanto sono due storie diverse. Assolutamente da evitare se non volete conoscere la cruda verità che troverete nel libro e se per voi, a torto, Holly è la Hepburn.

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 volevo dirle del gatto. Avevo mantenuto la mia promessa; lo avevo trovato. Ci erano volute settimane di vagabondaggi, dopo il lavoro, per le strade della Harlem spagnola, e c’erano stati molti falsi allarmi – fuggevoli visioni di pellicce tigrate che, a un attento esame, non risultavano la sua. Ma un giorno, in un freddo e soleggiato pomeriggio invernale, di domenica, lo vidi. Fra due piante in vaso, incorniciato da tendine di pizzo pulite, era seduto alla finestra di una stanza dall’aria ben riscaldata.

Autore: Ida Tortora

Sono affetta da “libridine compulsiva”. Per questo male, dall’eziologia ancora ignota, non esistono rimedi efficaci. È in fase di sperimentazione una nuova terapia che unisce alla lettura la stesura di recensioni di alcuni dei libri letti. Ho accettato di fare da cavia, ma ho notato solo un peggioramento dei sintomi e degli effetti secondari.

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