Il Grande Gatsby, il passato nel presente Il Grande Gatsby, il passato nel presente

Il Grande Gatsby, il passato nel presente

Il Grande Gatsby

La copertina originale dell’opera

 

Abbondantemente criticato, mi era stato caldamente consigliato di evitarne la lettura. Unico difetto: averlo letto dopo aver visto il film. La pubblicità martellante e il merchandising correlato hanno inficiato lo scorrere del testo; credo che la cornice cinematografica abbia fatto la sua parte facendomi apprezzare il valore simbolico del testo attraverso le immagini, a discapito della lettura attenta e immaginata. Pubblicato nel 1925 dallo scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald, The Great Gatsby è la storia di uno uomo d’affari vittima di passioni e solitudine; è il tentativo di ricreare il passato e renderlo vivo “qui e ora”. Ambientato nella sfarzosa quanto frivola America degli Anni ’20, età del jazz e delle flopper girls, a ritmo di charlestone nei loro abiti plissè, il romanzo analizza con dovizia di particolari la figura del protagonista Gatsby. Gatsby rappresenta il mito dell’ eroe romantico fuori tempo, disarmonizzato da quello che è il contesto americano decadente, in cui valori, speranze e prospettive lasciano spazio al cinismo, alla comodità e venalità. L’uomo è l’unico artefice del proprio destino, la solitudine prevale sui rapporti umani e lascia spazio ad un protagonista fragile, vulnerabile ma al tempo stesso caparbio e speranzoso. Jay Gatsby, il cui vero nome risulta essere James Gatz, è un uomo d’affari che vive a Long Island. Figlio di contadino, sceglie di capovolgere il proprio status sociale per cambiare la propria sorte e riconquistare l’amore della sua vita. Ciò che emerge è la megalomania del protagonista, attorno al quale ruotano storie e leggende, alimentate anche dallo stesso. In realtà il suo intento non è la ricchezza fine a sé stessa, ma il mezzo per riconquistare la donna a cui aveva giurato amore eterno. Si tratta di Daisy, giovane borghese ipocrita e poco incline agli affetti, pronta a sacrificare per la sua tranquillità sociale non solo il sentimento, ma anche la dignità, scegliendo così la comodità e la sicurezza di un ricco uomo burbero e traditore. Sul versante opposto la figura di Nick Carraway, narratore della vicenda e personaggio speculare a Gatsby; uomo moralista, conformista e conservatore. La figura di Nick rappresenta un’anello di congiunzione importante nella vicenda amorosa dei due personaggi. È il “qui e ora” che si ripresenta, è l’elemento che permette di ricreare quel passato tanto sfuggente, labile e fragile. È il meccanismo che permette di scorgere la realtà simbolica del personaggio; crolla la sicurezza, la mania di grandezza, l’apparente individualismo iniziale per lasciare spazio alle paure, alle preoccupazioni più intime e all’ansia dell’incontro con la sua amata dopo cinque lunghi anni.

“Non si può ripetere il passato”. “Non si può ripetere il passato? Ma certo che si può.”

Gatsby è il tentativo, la luce verde proveniente dalla sua villa è la possibilità. Daisy è tutto ciò che vorremo indietro e che pensiamo di aver perso per sempre. Il romanzo si chiude con toni drammatici e con una lunga riflessione di Nick sulla vicenda rivissuta in chiave introspettiva. Ho amato molto i temi e le dinamiche del romanzo; la superficialità e il conformismo di Daisy si scontrano con la figura mitica di eroe decadente di Gatsby, lontana dal nostro tempo.

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Autore: Gaia Di Giorgio

Appassionata da sempre di scrittura, amo perdermi tra le pagine del vecchio e caro cartaceo. Dopo la laurea di primo livello ho deciso di proseguire gli studi. Frequento la Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Ateneo di Palermo. Ho tante passioni: scrivo, dipingo e fotografo il mondo... Tutte cose che permettono di bloccare un istante, un'emozione... e renderla eterna.

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1 Commento

  1. Ho apprezzato parecchio il libro. Vorrei sottolineare che effettivamente il conformismo di Nick Carraway non è chiaro, non lo definirei nemmeno moralista. Si limita quasi solamente a narrare i fatti accaduti.
    Inoltre, se fossi stato in te, avrei evidenziato maggiormente l’ipocrisia della società, che abbandona Gatsby al suo destino e che non lo sente come uomo del proprio tempo.

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