Il sonno della cicala, delitti e sorrisi firmati dalla Gallego Il sonno della cicala, delitti e sorrisi firmati dalla Gallego

Il sonno della cicala, delitti e sorrisi firmati dalla Gallego

il sonno della cicala recensioneRoberta Gallego è magistrato e scrive di colleghi, di delitti, di inchieste. Fantasia giudiziaria all’italiana, nata dall’esperienza professionale, crime fiction di classe. Sono “Le storie di una Procura imperfetta”, in provincia, nel Nord. Il sonno della cicala è il terzo episodio, proposto ancora nei Tascabili degli Editori Associati (TEA, 382 pagine, 14 euro), dopo Quota 33 nel 2013 e Doppia ombra qualche mese fa. Non si pensi a vicende violente, che pure si affacciano. Non ci si aspetti solo maltrattamenti, omicidi e indagini, che non mancano è ovvio, perchè la dott.ssa Gallego garantisce una lettura piacevole, scrive in modo agile, fresco, spesso brioso. Basta vedere con quanto spirito affronta il mistero della pizzeria. Piovono ordinazioni di pizze, al recapito riservato del cellulare che i PM di turno si scambiano montando in servizio di reperibilità di Polizia giudiziaria. Il sostituto Mascherini, in particolare, è subissato di richieste di clienti legittimamente affamati, ignari che anche le modeste aspettative di un trancio di margherita siano destinate a restare deluse. Il solerte magistrato è rincorso dagli squilli fino in udienza e pur seccato dalla necessità di chiarire ripetutamente l’equivoco, è consapevole che se il corto circuito Giustizia immobile-Ristorazione veloce dovesse diventare pubblico, lui sprofonderebbe nel gorgo infinito delle prese per il culo. Sicché, pensa bene di affinare la tecnica, confermando le ordinazioni per evitare di fornire spiegazioni macchinose. Il sopralluogo di un appuntato accerta un banale errore tipografico. Un tre e un sei fuori posto sul volantino distribuito dalla “Ruota fumante” ed ecco risolto il “caso” delle due capricciose poco cotte al Credito Cooperativo. Le parentesi divertenti coinvolgono il procuratore aggiunto di Ardese, alle prese con un tentato omicidio plurimo, coperto da segreto istruttorio, sofisticato dal punto di vista scientifico e indelegabile, in quanto estremamente personale. Deve scoprire chi stia avvelenando le sue bambine, il mirabile orto botanico di piante da interno, oggetto delle sue cure amorevoli sul davanzale dell’ampio ufficio. Intanto, due marescialli del nucleo investigativo ricevono in consegna dalla sostituto Anna Vescovo uno di quei botti innocui se usati correttamente, ma che tutti i ragazzi si ingegnano a trasformare in ordigni micidiali. I sottufficiali si impegnano a far brillare il petardo in sicurezza… sotto la sedia del centralinista dell’Arma, mentre sonnecchia durante il servizio notturno. E che dire del teatrino dell’assurdo scatenato dalla più pettegola operatrice giudiziaria. Intercettata la prenotazione telefonica di un’ecografia per la figlia adolescente della direttrice d’archivio, naturalmente non mantiene il riserbo. È così che un semplice dolore al menisco innesca un “telefono senza fili”, che di bocca in bocca, assicura di una visita ginecologica chiesta dalla futura nonna preoccupata, passando ad uno stato interessante, dopo una leggerezza con un compagno di classe, per attestarsi poco dopo su una probabile interruzione volontaria di gravidanza, evolvendo poco più avanti in un aborto spontaneo. Certo, non tutti i fascicoli sono così leggeri. Da un laghetto affiora il cadavere dell’anziano padre padrone di un clan familiare e aziendale, un despota che aveva solo nemici, anche in casa. Decisamente, è il caso principale dell’episodio numero tre della Procura piemontese immaginaria. La comunità è scossa dalla scomparsa di una bambina di nove anni. Valentina è sparita dalla piscina già prima della lezione di nuoto, mentre la mamma si attardava con l’amante nel parcheggio.. Ci sono poi i lividi riscontrati dalle maestre d’asilo sul corpo della piccola Mi Lang, figlia di immigrati cinesi. Non parla, è spaventata e non c’è verso di farsi spiegare le ragioni di quei brutti segni. Anche i genitori si chiudono nel silenzio. Cose serie. Il maresciallo Alfano – 51 anni e vive solo da tempo – è aggredito da uno sconosciuto a colpi di clavetta da baseball. Se non altro per lui arrivano in chiusura buone notizie da una telefonata notturna. Una gradita voce femminile…

Autore: FeL

Condividi Questo Post Su

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *