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Ispirami!

ispirazioneL’ispirazione… che cos’è? Cos’è quest’esigenza, quest’urgenza di trasformare i sogni in parole, le immagini in suoni, i suoni in immagini? Quante volte mi sono chiesta mentre ascoltavo un brano musicale particolarmente intenso “che cosa avrà mai visto il compositore per creare il suo capolavoro”, quali erano i suoi sogni, com’era il volto della donna che amava? Un esempio tra tutti: non riesco a sentire la Sinfonia n. 5 di Mahler senza pensare ad Alma, sua moglie. Quanto dovette averla amata se, pur con il suo carattere turbolento, era riuscita ad ispirargli il dolcissimo Adagietto! E Puccini… che uomo fantastico dev’essere stato! Quando componeva le sue arie più belle al pianoforte, avvolto in una nuvola di fumo con la sigaretta tra le labbra, a chi pensava? Di chi erano gli occhi neri di Tosca?

Non di meno mi sono trovata a farmi simili domande davanti a un bel dipinto o con gli occhi ancora umidi per la commozione dopo un bel brano di un romanzo o una poesia. Di alcuni autori conosciamo molto: la musa, le preferenze culinarie, gli hobby, i vizi e le piccole bizzarrie che a volte ce li fanno amare ancora di più, ma di altri, magari meno noti o forse solo più schivi sappiamo poco o nulla.

Nel mio piccolo, maldestro e inesperto approccio alla scrittura anche io ho sperimentato e continuo a sentire l’ispirazione. Improvvisa e nei momenti più inaspettati. Spesso scaturisce da un brano musicale, magari da uno che mi ha coinvolta in maniera particolare e ha evocato delle immagini nella mia mente. Niente come la musica è capace di farmi sognare, di far nascere in me il desiderio di trasformare in parole quelle note meravigliose, forse perché le emozioni che riesce a far provare la musica (io mi riferisco alla musica classica, la sinfonia, le opere, perché questo è ciò che amo) sono talmente complesse e profonde da non potermi accontentare di ascoltare e basta. Eppure vivo da molti anni accanto ad un uomo che della musica ha fatto, oltre che la sua passione, il suo mestiere, la sua vita. È divertente notare la differenza del nostro approccio all’ascolto… Il mio primitivo, rozzo, puramente emozionale, infantile ed evocativo di immagini spesso legate agli elementi. Il suo inarrivabile, complesso, a volte per me incomprensibile. E anche in quelle occasioni di condivisione in cui il suo mondo lontano anni luce prova a colonizzare e civilizzare un po’ il mio pianeta scombinato e arruffato, ecco che invece di concentrarmi sulle sue spiegazioni, sulla precisione di un tempo difficilissimo, di una ritmica che solo il suo orecchio sa cogliere, già mi perdo e penso a quante cose complicatissime stanno dentro la sua testa, e mi chiedo come faccia a sopportare me… e non posso resistere, devo, devo, inventare un mondo dove persone come lui sono il centro dell’universo, dove la loro vita è un costante idillio, dove non esistono persone che pensano che sia possibile rinunciare alla Musica, alla Cultura, ai Teatri.

Talvolta è uno stato d’animo, un’ombra, un disagio inspiegabile a far scaturire l’esigenza di scrivere. Devo confessare di essere molto più proficua nei momenti “no”. La sofferenza (credo però valga anche per altri campi creativi) è sicuramente più produttiva del benessere. Se sono felice… mi basta così. Ma anche in momenti normalissimi può capitarmi di imbattermi in qualcosa di cui vorrei scrivere. A volte interi brani affiorano da soli, come fossero già lì, magari mentre sto facendo la spesa, se sto cucinando o mentre pulisco la casa, oppure se incrocio un viso particolare, comincio a fantasticare e costruirgli intorno un mondo. Mi capitava sempre (ero ancora atletica e soprattutto in possesso “autonomo” del mio corpo) quando andavo a correre. In quei momenti lasciavo che la mente vagasse libera dove voleva, per questo non ho mai portato con me per fare jogging nessun dispositivo per ascoltare la musica o la radio, il suono dei miei passi sul sentiero aveva il potere di farmi dimenticare qualsiasi cosa appartenesse alla realtà. A dire il vero ho sempre avuto un po’ la testa tra le nuvole perciò, per gran parte del tempo, mentre faccio una cosa ne penso almeno ad altre cinque e una di queste è sempre una storia che vorrei scrivere.

Autore: Mélina Airoli

Sono nata a Roma, ma sono sarda e ho vissuto ad Alghero dall'età di un anno fino alla conclusione delle scuole superiori (i geometri, ahimè, scelta totalmente errata, lontana dalle mie inclinazioni e passioni). Nel 1999 mi sono trasferita a Venezia per frequentare lo IUAV dove ho conseguito la laurea in SIT. Questa bizzarra città è diventata ormai la mia casa, poiché qui vivo insieme a mio marito Samuel, violinista presso il Teatro La Fenice, al nostro Daniel (piccola peste nata nel 2010) e a due feroci felini: Manon e Calcifer. Amo gli animali dacché ho memoria di me. Sono vegana da circa dieci anni e il mio unico rimpianto è non aver cominciato prima.

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