Intervista a A.Martorelli, autore de Anche i Pink Floyd possono sbagliare Intervista a A.Martorelli, autore de Anche i Pink Floyd possono sbagliare

Intervista ad Alessandro Martorelli, autore de Anche i Pink Floyd possono sbagliare

Abbiamo intervistato oggi Alessandro Martorelli, autore del libro Anche i Pink Floyd possono sbagliare distribuito da Edizioni Montag (su Bol.it a 11,70 euro). Fra una battuta e l’altra su musica e teatro, ecco cosa ci ha raccontato di sè e della sua opera lo scrittore.

Anche i Pink Floyd possono sbagliare rispecchia in pieno e con accentuata enfasi la condizione dei giovani d’oggi che si apprestano ad entrare nel mondo lavorativo. L’idea di scrivere un libro su questo argomento nasce da un’esperienza personale o comunque vicina a lei, oppure è una semplice analisi attuale?

Non credo di sbagliare dicendo che questo argomento nasce da una considerazione purtroppo generale della situazione odierna. E quando dico generale è perché, seppure in scala molto ridotta, è capitato anche a me e a persone a me vicine vivere un momento del genere. È impensabile dover ritenere fortunati ragazzi che riescono a trovare un contratto di lavoro “soddisfacente” dopo “solo” uno – due anni dalla laurea/diploma, e non mi riferisco ad un contratto a tempo indeterminato, che ormai per molti è solo un termine senza significato. La storia da me narrata nasce proprio da questo, dalle attese, dalle false speranze, dalle disillusioni e dalle frustrazioni che, se portate allo stremo, possono sfociare in azioni irrazionali e violente contro altri o contro se stessi. Certo, il mio è solo un romanzo, una storia inventata, ma trovo continuamente delle similitudini con la cronaca quotidiana e questo mi spaventa.

Da cosa scaturisce la commistione fra la musica dei Pink Floyd e la storia di Lorenzo Donati (il protagonista del libro ndr)?

Sono appassionato di musica in generale. Posso dire che ogni momento della mia vita ha avuto ed ha una sua colonna sonora, è naturale quindi che le mie storie siano pervase dalle note. In questo caso, l’unione tra il romanzo e i Pink Floyd è nata per caso. Mentre scrivevo, la mia intenzione era quella di evidenziare i vari aspetti della vita di Lorenzo, gli eventi che lo trascineranno in un vortice di emozioni e che sfociano, poi, in qualcosa di irrazionale e imprevedibile: il Tempo, i Soldi, la Morte ecc. Subito dopo, mi sono reso conto che questi temi erano già stati sviscerati 40 anni prima dai Pink Floyd in Dark Side of The Moon, dove appunto vengono analizzati tutti quegli elementi che possono portare l’uomo alla follia. Da qui, dunque, è partita l’idea di unire le due cose: ho suddiviso il romanzo in capitoli che vanno a ricalcare le tracce del disco, in modo da creare una ideale colonna sonora che accompagni il testo. Ogni capitolo si apre con una citazione della canzone che poi ritroveremo nella storia di Lorenzo sotto forma di concetto ed esperienza. Era un esperimento… ma il risultato finale mi è piaciuto e ne sono soddisfatto. Ovviamente la storia è indipendente dal disco: non è necessario essere appassionato dei Pink Floyd per apprezzarla.

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Sappiamo che Anche i Pink Floyd possono sbagliare è stato trasposto in un monologo teatrale con musica dal vivo, sebbene anche da una semplice lettura traspaia una vocazione innata dell’opera ad essere recitata. La sua opera nasce, quindi, prima come libro e poi si “trasforma” oppure è stata concepita fin dall’inizio in questo senso?

Qui vale lo stesso discorso fatto per la musica. Il teatro è la mia prima passione, che condivido da anni con la compagnia “Teatranti Tra Tanti” e anche in questo caso è naturale che si insinui in ciò che scrivo. La storia non è nata come un testo teatrale, ma è stata una sua logica conseguenza: avevo un testo narrato in prima persona, avevo la musica e avevo le persone che potevano aiutarmi a realizzare questo progetto. Soprattutto quest’ultime sono state fondamentali in termini di supporto, consigli e messa in opera di qualcosa che era solo un’idea.

Lei è appassionato di musica, teatro e letteratura, passioni che ha voluto inserire nel suo libro in maniera evidente. Ce ne parli.

Non è semplice riassumere in poche righe le proprie passioni. Posso dire che sono tre pilastri fondamentali del mio essere. Mi accompagnano da molto tempo e sono strettamente connessi tra loro. È per questo che forse si intersecano in ogni cosa che faccio. Nel libro, infatti, non ho “cercato” un modo per farli coesistere, è accaduto tutto in modo naturale. A livello strettamente soggettivo, esercitare questo tipo di attività, teatro, musica, letteratura, è un fantastico modo per dare sfogo alla creatività ed alla fantasia. Ho sempre pensato che, se hai in mente qualcosa, un qualsiasi tipo di idea, sia un peccato mortale non provare a realizzarla. Di solito ci si nasconde dietro gli impegni quotidiani, o peggio, si considera la cosa solo come un mezzo per perdere tempo: non ho mai capito questi discorsi, semplicemente perché quando realizzo qualcosa, quando la vedo finita, provo delle sensazioni fantastiche e mi sento soddisfatto e orgoglioso. E soprattutto mi sento bene, con il mondo e con me stesso. Perciò, come potrei rinunciarci?

Progetti per il futuro?

Finita la fase uno, che riguarda la promozione del libro, inizierà la fase due: la rappresentazione del monologo. Per un po’ di tempo, quindi, assumerò fisicamente le sembianze di Lorenzo Donati, almeno per le due ore dello spettacolo. Sono sicuro che anche qui ci saranno dei bei momenti e delle soddisfazioni da condividere con tutto il gruppo di persone che fa parte del progetto. Nel frattempo continuo a scrivere. Non so se quello che ne verrà fuori sarà buono o meno, ma d’altronde, anche Alessandro Martorelli può sbagliare, no?

Autore: Laura Landi

Sono ­ per ammissione estrema ­ lettrice compulsiva, anche se molto molto esigente. Andare in libreria mi fa sentire come Alice nel paese delle meraviglie. Il mio amore letterario segreto? Gabriel García Márquez.

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