Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, un giallo lucano Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, un giallo lucano

Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, romanzo di un giallo lucano

Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, di Stefano Santarsiere Ultimi quaranta secondi della storia del mondo, di Stefano Santarsiere (acquistabile su Bol.it in formato e-book a € 4,99), è un giallo ricco di suspense. Con alcuni elementi d’avventura, si dimostra all’altezza di essere un ottimo libro.

Pur allungandosi un poco all’inizio, il ritmo aumenta sempre di più fino ad arrivare a tessere un intreccio ricco e complesso.

La storia prende spunto da una realtà locale e ben localizzata della Basilicata, nella Val d’Agri, studiata a fondo. Il commissario Sparagno è finito nei piccoli paesini d’entroterra dopo essere stato accusato di una dimenticanza fatale in un processo contro dei colossi delle costruzioni, in realtà mai avvenuta. Ciò nonostante si ritrova in questa realtà immobile.

Ma non è tutto così fisso come sembra. Diversi fatti strani cominciano ad accadere nei vari paesini, da omicidi di preti a attentati ecologisti contro le nuove produzioni petrolifere.

È proprio questo a inquietare Sparagno: come è scritto e come si legge nel mediatrailer, “proprio quando sembrava che tutto scorresse normalmente, senza la minima increspatura, proprio allora era segno che sotto la superficie si nascondeva un mondo di attività ambigue e pericolose”.

Sparagno riceve delle segnalazioni, ma avendo una mentalità cittadina non pensa che nei paesini lucani possa mai succedere qualcosa fuori dall’ordinario.

Invece si sbaglia, e forse se ne rende conto troppo tardi, quando i giochi sono fatti.

Il tutto ruota attorno alla figura della Madonna con Bambino di una piccola chiesa, una statua non grande, sembra ordinaria, tendente al nero. Di queste Madonne ce ne sono molte in Europa. Pur connotazione cristiana per eccellenza, questa statua, o meglio ciò che raffigura, ha radici molto più antiche, che arrivano fino ai patriarchi precristiani.

Culti che avevano poco a che fare con il cristianesimo, e perciò soppressi o assimilati, a seconda dei casi, dalla Chiesa Cattolica. Queste conoscenze antiche partono da un libro antidiluviano – cioè, in teoria, uno dei testi apocrifi scritti prima del Diluvio Universale. Il paesaggio immobile lucano diventa dunque uno scenario dove si mescolano riti strani, sette, omicidi, fanatismo e Chiesa, in un miscuglio oscuro che rimane tale anche alla luce del sole della Basilicata.

Nonostante i fatti eclatanti, pare invano trovare il bandolo della matassa di tutto ciò che accade. Solo quando Sparagno si trova sulla pista giusta, il fanatismo che già si era manifestato si mostra in tutta la sua eloquenza. E alla fine, il lettore si chiede: tutto ciò per così poco?

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Il mescolamento di crimine, reati ambientali, mafia, media spietati e corruzione e altre problematiche sociali annesse alla narrazione, fa capire al lettore quanto complesse siano certe realtà considerate primitive e isolate.

Le descrizioni, anche dei viaggi in auto, sono molto realistiche. Si nota dunque che l’autore ha studiato i dettagli utili alla vicenda non tralasciando nulla all’invenzione, se non la storia e i personaggi.

Riguardo alla trama, ci sono solo un paio di punti negativi. L’autore ha cercato di creare un intreccio complesso per fare, appunto, mescolare le diverse storie, anche per indicare quanto in un paese tutti abbiano a che fare con tutti, non c’è nessuno isolato come in una città.

Tuttavia, i personaggi verso la metà del racconto cominciano ad essere un po’ troppi, e si ha la sensazione che non tutti siano veramente essenziali. Anche per il fatto che quelli tratteggiati bene sono pochi, e ci si ritrova a ricordarsi solo quelli, mentre si fa confusione con i nomi restanti.

L’apogeo di tutto ciò si ritrova alla fine, nel clou della vicenda. Per dare una sensazione di movimento Santarsiere si muove verso un personaggio ogni paragrafo o due. In questo modo raggiunge l’obiettivo, ma non essendoci separazioni, almeno grafiche, il lettore ha bisogno di soffermarsi continuamente per capire di chi si sta parlando. Questo, purtroppo, è un difetto che ricorre in diverse parti del libro e che toglie ritmo alla vicenda.

A parte questo, però, come detto il romanzo si sostiene bene. Il primo terzo del libro rimane forse un po’ lungo e articolato, più descrittivo.

Il mix tra invenzione (la Madonna di Lizzano) e la realtà (la Madonna di Viggiano, appunto in Val d’Agri) è un effetto di ottima fiction. Anche se manca la connotazione prettamente realista come i romanzi di Montalbano, effettivamente non necessaria perché propria di un altro stile di scrittura.

Il giudizio, infine, è molto positivo.

Autore: Alex Buaiscia

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