Swastika night (La notte della svastica): quando la conoscenza diventa Resistenza, nel preveggente romanzo di Katharine Burdekin
In seguito alla recente ricorrenza della Giornata della memoria vorrei ricordare Swastika Night (La notte della svastica), un romanzo scritto nel 1937 da Katharine Burdekin sotto lo pseudonimo Murray Constantine. Un libro preveggente che anticipa il tragico progetto di dominio globale della Germania nazista. Ci troviamo in una realtà distopica, settecento anni dopo l’ascesa di Hitler, trasformato nell’unica divinità del nuovo Impero nazista. Un impero fondato sul culto della maschilità, che ha relegato le donne a svolgere un’unica funzione: la riproduzione della specie ariana. Rinchiuse nei ghetti delle città le donne vivono rintanate nelle loro baracche dove vengono regolarmente stuprate per dare alla luce i figli del nuovo Impero. Nessuna umanità è più riconoscibile sui volti di quelle donne, i cui corpi ormai deformi, sporchi e privati dei capelli testimoniano la follia di un regime totalitario e patriarcale. Un regime creato attraverso l’inferiorizzazione del sesso femminile e dei cristiani, la cancellazione degli Ebrei dalla superficie terrestre, la censura della cultura, della storia, del desiderio e della conoscenza. Solo una triade formata da un libro, una foto e un trentenne inglese di nome Alfred sembra poter porre fine a questo mondo asfissiante. Sarà proprio Alfred con la sua curiosità e determinazione a mettere in discussione i pilastri ideologici dell’Impero nazista, grazie all’aiuto dell’amico Hermann e del Cavaliere Von Hesse. Nel corso della narrazione Alfred andrà a scavare nelle caverne più intime ed oscure dell’umanità, coinvolgendoci lungo tutto il romanzo in riflessioni destabilizzanti, che possono mettere in dubbio anche le certezze dei lettori del XXI secolo. Ma proprio grazie a queste domande Alfred (e chi legge) riesce a trovare la forza di resistere, di resistere alle ingiustizie del regime, prodotte dal desiderio di potere assoluto.