Cosa tiene accese le stelle. Recensione di un dialogo tra le vecchie generazioni e le nuove, per ritrovare l’ottimismo perduto
Cosa tiene accese le stelle (ed. Mondadori, 11,90 € su Feltrinelli.it), di Mario Calabresi, è un saggio, un racconto e un romanzo di vita, un insieme di storie che hanno legato le generazioni passate e quelle future, per ridare la speranza a quelle giovani del presente.
Intervistando scienziati, vari professionisti e altre persone comuni, il tema del libro riguarda la risposta al titolo: a tenere accese le stelle, per i primi, è magari una reazione termonucleare, mentre per gli altri, facendoci vivere le loro storie, è la speranza e la voglia di costruire un futuro migliore.
Calabresi, direttore della Stampa, nei suoi libri riesce spesso a coinvolgere il lettore con qualcosa di unico, e a trasmettere in maniera chiara, diretta ed efficace, come un ottimo giornalista, il suo messaggio.
Un messaggio che parte raccontando di sua nonna quando, nel 1955, a quarant’anni, per la prima volta trovò del tempo libero per se stessa, dopo anni passati a lavare ogni cosa a mano: era stata inventata la lavatrice ed era arrivata a casa sua.
Questo è un esempio attraverso cui Calabresi ci fa notare quanto la vita degli italiani del passato sia stata molto più difficile di quella attuale, e ogni passo verso il benessere materiale andava conquistato con la forza di volontà e del lavoro.
Oggi invece tutte quelle conquiste sono già state fatte. Viviamo quasi tutti, in appartamenti adeguati alle nostre necessità, dotati di servizi sanitari e allacciati alla rete elettrica. Siamo un paese alfabetizzato, e facciamo sicuramente molta meno fatica di quanta non ne facessero i nostri padri e le nostre madri, e prima di loro le generazioni precedenti.
Tuttavia i giovani ora hanno molta meno speranza nel futuro, la consapevolezza più diffusa è quella del pessimismo, a cui gli stessi padri non sfuggono. Sembra che niente abbia un senso, che abbiamo una vita senza prospettive e che il nostro periodo sia il peggiore nella storia dell’umanità.
Calabresi ci dona questo insieme di storie passate di successo per togliere questa sensazione di malessere generale, dicendoci che “per riprendere coraggio, per trovare ossigeno, mi sono rimesso a viaggiare nella memoria. Chi lo fa si sente immediatamente più forte: se ce l’hanno fatta loro, possiamo farcela anche noi”.
E come si fa a ritornare ottimisti? Calabresi ce lo insegna raccontandoci un viaggio in Italia tra artisti, imprenditori, giornalisti e altre persone comuni che hanno inseguito i propri sogni e affrontato a testa alta le sfide collettive e individuali del mondo di oggi. C’è chi ha sconfitto una malattia incurabile, chi ha trasformato la sua tesi di laurea in un’azienda californiana di successo, chi in un paese di gelatai ha creato un gelato unico e ha avuto un enorme successo, tanto da aprire gelaterie in decine di paesi nel mondo. Fino all’astronomo che sogna tutt’ora di vedere l’uomo su Marte.
Sono moltissimi gli esempi di Italiani incontrati da Calabresi. Se leggerete il libro ne rimarrete di sicuro colpiti, e forse sentirete nel profondo che cosa tiene accese le stelle: sono lì per guidare il cammino degli uomini, per “insegnarci a non tenere la testa bassa, nemmeno quando è buio”.
Nella narrazione di queste storie Calabresi ci fa immergere nella totalità, ed è una lettura consigliata specialmente per i giovani, in un Paese come l’Italia che appare sempre più in piena decadenza, con un’economia soffocata e ristagnante, e che tuttavia ha una base di nuova forza vitale che dovrebbe venire fuori, ed invece si ripiega nel pessimismo.
Dunque ‘Cosa tiene accese le stelle’ si propone, e la sensazione la si ha alla fine, di ridare una ventata di ottimismo alle nuove generazioni perché riscoprano la fiducia che avevano i genitori e i nonni quando loro stessi erano giovani. Insieme alle qualità che fanno in qualche modo leva sulla propria volontà, ovvero l’ambizione – non per forza dei soldi o del potere, quanto di fare qualcosa di gratificante per se stessi e gli altri – la costanza e anche l’umiltà.
La progressione infinita del benessere economico infatti si è fermata vent’anni fa, e da allora è in un declino sempre maggiore. Questo si riflette nella mancanza di investimento dei giovani nel futuro a causa di una rassegnazione che si trasmette sempre più per via ereditaria.
Ma tra docenti universitari, astrofisici, cantanti, studentesse eccezionali e persone normali, tutti concorrono a comporre un mosaico speranzoso e in divenire del tempo in cui viviamo.
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