Intervista a Carlo Crescitelli, autore de "Settanta Revisited" Intervista a Carlo Crescitelli, autore de "Settanta Revisited"

Intervista a Carlo Crescitelli, autore de “Settanta Revisited”

Settanta Revisited

Carlo Crescitelli è nato ad Avellino, Irpinia, un po’ più di mezzo secolo fa “ma non è che questo alla fine poi sia così importante” ci dice, aggiungendo che “quello che importa è che forse non sto invecchiando tanto male, vista la capafresca che ancora mi ritrovo“. In questa intervista ci parla del suo Settanta Revisited – guida sballata e verbosa per l’anziano rincattivito di questi anni millennovecentoduemili.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Settanta Revisited è un bilancio leggero e spiritoso della eredità di quei magici anni, elaborato a tre voci. Quella del bambino e poi del ragazzino che ero, con tutto il suo stupore verso il mondo che vedeva velocemente cambiare; quella della grande cronaca di quegli anni spesso cruciali per nostra storia, ed infine quella dell’uomo maturo che sono, che guarda alle cose con ironia e disincanto.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Io amo definirmi uno scrittore anomalo, perché i miei libri mi piace assai più presentarli che scriverli; e infatti, se ci sono due cose nelle quali mi sento sempre sicuro di poter procedere ad oltranza, quelle sono proprio parlare e scrivere… Forse anche mangiare, sì; ma quello, un po’ meno. Insomma per dire che la cosa più importante per me resta il contatto, in qualunque maniera stabilito.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Nonostante non sia un testo lungo, a scrivere Settanta Revisited ci ho messo… cinque anni! (con lunghe pause, ovvio). Inizialmente erano addirittura due testi distinti: la voce giovanile che tiene il diario, e quella matura che commenta il passato. Solo da un certo momento in poi ho cominciato ad intravedere una loro possibile composizione, a capire che era proprio questo quel che volevo dire.

LEGGI ANCHE:  Intervista a Roberto Venturini - L'anno che a Roma fu due volte Natale

Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Lo stile di questo lavoro, con il suo utilizzo del dialetto e di una sintassi creativa, è stato influenzato dalle mie letture di Amleto de Silva, cui fra altri il libro è per questo dedicato; allo stesso proposito, ricordo simpaticamente la presentazione alla Fiera di Napoli, alla quale, lui tra gli autori noti in programma, ha voluto partecipare intervenendo. Grazie Amleto! Sì gruoss!

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Il libro trabocca letteralmente di citazioni e riferimenti musicali… due su tutte: i Deep Purple, inconsapevoli testimoni del mio sogno adolescenziale di mettere su una mia rock band, e Raffaella Carrà, mio sogno adolescenziale pure quello, erotico però, come del resto accadeva a tutti gli italiani di sesso maschile dell’epoca… no?

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

300.000 lettori?!? Mammarocarmine, uanemaropriatorio e quanti ne siete!!! E che vi devo dire, che per l’emozione mi avete fatto sprecare tutti e 140 i caratteri che tenevo??

Autore: Redazione

Condividi Questo Post Su