L’uroboro e l’incantatore di serpenti | Marcello Borgese L’uroboro e l’incantatore di serpenti | Marcello Borgese

L’uroboro e l’incantatore di serpenti | Marcello Borgese

A proposito di “L’uroboro e l’incantatore di serpenti”

Prende il nome da un simbolo esoterico che attraversa diverse epoche e molteplici tradizioni, il romanzo di Marcello Borgese “L’uroboro e l’incantatore di serpenti”.

Da un lato quindi, un simbolo, l’uroboro, il serpente che si morde la coda, creando una figura circolare, in cui la testa e l’estremità si fondono in un tutt’uno circolare, a rappresentare il tempo ciclico, l’infinito, l’unità; dall’altro lato invece colui che i serpenti li incanta e li addomestica con maestria, quasi potesse al contempo dominare il tempo.

“L’uroboro e l’incantatore di serpenti” segue le vicende del giovane Atenogene, educato da due maestri i cui caratteri contrapposti riescono a rendere la formazione del ragazzo più complessa, ma allo stesso tempo più completa.

Siamo nel Regno delle due Sicilie, l’estrema punta meridionale della Penisola, sotto il dominio di Murat, prima e dei Borboni dopo.

I due fratelli Ciselio e Caloteto insegnano ad Atenogene abilità pratiche differenti.
Ciselio, spirito apollineo e razionale, rappresenta la pacatezza e l’armonia ed avvia Atenogene alla scuola di scherma del coltello e all’attività di capraio.
Caloteto, spirito dionisiaco, rappresenta invece l’istinto, il caos e la passione per la giovialità e la vita; questi insegna al ragazzo l’arte di domare i serpenti e prevenire i loro morsi velenosi.
Seguendo gli insegnamenti di Caloteto, Atenogene imparare l’arte dei ceravoli, gli incantatori di serpenti.

Nel corso delle sue esperienze s’imbatte nel simbolo dell’uroboro e ne resta colpito, poiché riscontra più e più volte la circolarità del tempo e la natura ciclica delle cose, anche sulla sua stessa pelle.

Gli eventi costringono Atenogene a fuggire in Sicilia e in Belgio, lontano dalla propria terra, usurpata e svilita dal dominio napoleonico: nel tentativo di vendicare l’assassinio del vecchio capraio con cui era cresciuto, reo solo di aver tentato di difendere le proprie terre, entrerà in contrasto con gli sgherri e i galantuomini che avevano colpito a morte il suo mentore .

Seppur lontano dalla propria terra, Atenogene manterrà sempre vivi il richiamo alle proprie origini e l’esigenza del ritorno.

Come un serpente che morda la sua coda, il tempo incantatore ammalia l’ormai adulto Atenogene, che vuol rientrare a casa, sia essa quella del padre o quella della donna amata un tempo. Lo diranno gli eventi, ciclici come l’uroboro.

Ritto sul sasso, lesse le pagine del vento, vide gli uomini seduti sui piedi del caso che non fa mai la stessa strada e lega in circolo persone e cose; scorse che non c’erano scopi, non c’erano fini, ma effimera ebbrezza nell’infilzare i giorni che volteggiavano intorno allo zero tondo.

Lo stile e il romanzo

Un romanzo dalla lunga gestazione “L’uroboro e l’incantatore di serpenti”, che ha richiesto al suo autore uno sforzo storiografico non indifferente.

Ambientato nella prima metà dell’Ottocento, il romanzo di Marcello Borgese racconta le evoluzioni storiche del Regno delle due Sicilie, la non breve parentesi napoleonica, con Gioacchino Murat a regnare sulle terre un tempo borboniche e il ritorno dei Borboni.

Il lato storico del romanzo ben si miscela con il realismo magico e l’esoterismo.
Il che riesce a rendere “L’uroboro e l’incantatore di serpenti” nel contempo romanzo storico e romanzo di formazione, creando la giusta commistione tra la filosofia e il tratto esistenzialista dello scrittore.

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L’autore

Marcello Borgese nasce a Polistena (RC); con una Laurea in Economia e Commercio è, prima, ricercatore presso la facoltà di Economia Politica dell’Università di Reggio Calabria, poi, dirigente presso diversi enti pubblici territoriali, oltre che revisore dei conti.
Il suo excursus nell’area economico-finanziaria gli ha permesso di pubblicare alcuni lavori a tema nell’ambito delle istituzioni locali.

È il 2006 quando il suo primo romanzo vede la luce: “Rosa canina” con menzione speciale nella XXI edizione del premio letterario “Procida Isola di Arturo- Elsa Morante”.

Nel 2014 pubblica il romanzo “L’obayifo di Rosarno”, mentre il 2017 è l’anno de “L’uroboro e l’incantatore di serpenti”.

Marcello Borgese ha in cantiere un nuovo romanzo, che però richiederà un altrettanto lungo periodo di elaborazione.
Per cui, per ora, godiamoci il suo “L’uroboro e l’incantatore di serpenti”.

Per maggiori informazioni, visitate la pagina facebook dell’autore.

Autore: redazione

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