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“Lo strano Mistero dell’Orient Express” di Benjamin Monferat

Lo strano mistero Orient ExpressLo strano mistero dell’Orient Express”, di Benjamin Monferat, Edizioni Newton Compton, novembre 2015, 572 pagine, 12,90 euro.

Il Vagone dell’Armistizio e la rivincita tedesca

Foresta di Compiègne, Francia nordorientale, 11 novembre 1918: all’interno di un vagone ferroviario contrassegnato dal numero 2419D , la Germania firma la propria resa, ponendo fine alla prima Guerra Mondiale. Il Trattato d’Armistizio tra la Triplice Intesa e una rappresentanza civile dell’Impero germanico è siglato contro il parere dei nazionalisti tedeschi, che ritengono la capitolazione non necessaria un atto di vero e proprio tradimento. 
Nello stesso luogo, il 22 giugno 1940 è il giorno della rivincita di Hitler e della sua Germania: il Führer vuole che l’armistizio con la Francia sia siglato proprio nello stesso luogo e nello stesso vagone, fatto uscire appositamente dal museo in cui era custodito.

La Storia racconta, gli scrittori romanzano

Vagone armistizio CompiègneLa Storia lo conferma: il vagone, inizialmente restituito alla Compagnia ferroviaria CIWL (Compagnie Internationale Wagons Lits), fu ripreso dal Governo francese per esporlo al Musée de l’Armée e diventò meta di numerosi visitatori. 
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Hitler pretese che la resa dei Francesi fosse “celebrata” appositamente in questo vagone, con un rito tanto catartico per i Tedeschi, quanto umiliante per i Francesi.

Lo scrittore Benjamin Monferat preferisce immaginare invece che lo storico e simbolico materiale rotabile fosse stato sottratto all’onta, con un’abile operazione di spionaggio.
Su questa ipotesi narrativa ha costruito un ampio romanzo storico.

Benjamin Monferat è lo pseudonimo dello scrittore e storico tedesco Stephan M.Rother, le cui origini teutoniche non gli hanno impedito di sognare un finale differente per il Vagone dell’Armistizio.

In partenza. Verso Istanbul

Parigi, Gare de l’Est, 25 maggio 1940.
Dalla più antica stazione della Capitale, nel X° Arrondissement, parte l’ultima corsa del Simplon Orient Express, che dalla fine del primo conflitto mondiale ha sostituito il leggendario predecessore della stessa Compagnie Internationale des Wagons-Lits. Corre su una tratta diversa, ma conserva lo stesso colore blu nette delle carrozze di metallo blu notte, con le scritte color oro opaco e l’interno arredato come un hotel di lusso su ruote.

Ma nel convoglio, questa volta, c’è un vagone in più, il 2413 D, uguale in tutto agli altri, ma trasudante storia al suo interno. Gli operai delle fonderie hanno fatto un buon lavoro. L’oro opaco ha la medesima patina del resto del materiale.
Eppure, non si può non notare che… e tirare le somme: è proprio il vagone dell’armistizio di Compiègne, non un semplice cimelio da museo, ma un simbolo della grandezza della Francia, bramosamente cercato dai Tedeschi, per cancellare la sconfitta del 1918, con una cerimonia altrettanto simbolica.
Hitler vuole quel vagone, ma rischia di doversi accontentare di un surrogato qualsiasi, per celebrare la sconfitta degli odiati nemici storici del Reich.

Sottrarglielo, risponde a un progetto del colonnello Charles Da Gaulle, appena promosso generale di brigata. Secondo il piano francese, agganciato in segreto all’ultimo Orient Express, l’oggetto del desiderio del Führer deve viaggiare il più lontano possibile. Raggiunta Istanbul, finirà poi la corsa in Libano, passando dalla Siria e al sicuro dalle brame dell’isterico Führer.

I passeggeri del Simplon Orient Express

Sul treno, vagone storico compreso, viaggiano passeggeri dalle storie differenti, una più singolare dell’altra, ma tutti in fuga dal Rogo Europeo, che sta 
C’è Carol di Carpazia, ex re di un Paese di cui la maggior parte della gente non ha mai sentito parlare. Al suo inseguimento, è salita l’ex amante Eva, vent’anni, ebrea tedesca in fuga dalle leggi razziali.
A darle una mano insperata lo studente tedesco Ingolf, all’apparenza suo coetaneo, che in realtà, è una spia dell’ammiraglio Canaris, capo del servizio segreto germanico. Anche Mosca ha piazzato un uomo sul convoglio, Boris Petrovic, rude agente del NKVD, di origini contadine.

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Altri russi, ora apolidi dopo la rivoluzione sovietica del 1917 sono i Romanov, la granduchessa Katharina, il marito, il figlio appena maggiorenne e le giovani figlie, fuggiti in extremis dal Palazzo d’Inverno di Pietroburgo, invaso dalle orde rivoluzionarie.

Ci sono anche dei cittadini americani, Vera e Paul, novelli sposi, lui ricco petroliere, lei molto più giovane.
E la famosa attrice del cinema muto Betty Marshall, messa in crisi dall’avvento del sonoro, con una voce inadatta ai personaggi che interpreta.

Altri personaggi vanno e vengono, su e giù dal convoglio, ma il numero uno, protagonista indiscusso del romanzo di Monferat-Rother, è quel vecchio vagone ferroviario, un reperto storico identitario, simbolo di vittoria per la Francia e di mortificante sconfitta per la Germania, almeno a leggere il romanzo…

Autore: EffeElle

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