La base atomica di Halldòr Laxness: l'uomo non soccomberà La base atomica di Halldòr Laxness: l'uomo non soccomberà

La base atomica di Halldòr Laxness: l’uomo non soccomberà

La padrona di casa di Ugla, a Reykjavik, ha una sacrosanta fobia per i comunisti. Legge giornali conservatori e ama le ragazze veramente istruite, perchè non hanno l’aria istruita, mentre le altre assumono un atteggiamento saccente, che “sa di comunismo”. Eppure, non trova scandaloso che le cameriere si portino a letto soldati americani, anche se Ugla non lo farà di certo. Nell’immediato secondo dopoguerra, l’Islanda è piena di militari statunitensi, che dalla grande isola nordica controllano l’Unione Sovietica. La signora sostiene che quei ragazzoni sono sottoposti a costanti controlli sanitari e non possono avere i pidocchi, come certi marinai poco igienici. Lei non sopporta i parassiti. Il fratello è il primo ministro, perbacco. Ci vuole decoro, innanzitutto, e capelli ben puliti e al bando ogni proposito o cellula comunista.

La “grassa ma non flaccida” madame Arland è uno degli strampalati personaggi incontrati dalla buona, normale, giudiziosamente curiosa protagonista del romanzo scritto poco meno di sessant’anni fa dall’islandese Halldòr Laxness, Nobel per la letteratura nel 1955.

La base atomica è riapparso per Iperborea nel 2014 (267 pagine), con la sua fauna di soggetti estremi ed estremisti. Tutti strambia parte Ugla – cioè “gufo, un uccello sapiente” – fa sapere il padrone e deputato dottor Bui. Ventuno anni, la ragazza arriva dal Nord, figlia di un allevatore di cavalli bradi, che ha in progetto di costruire una chiesa per il Signore, nel freddo di Eystridalur. Si sente “fatta di argilla” nella famiglia dove è andata a servizio, gente del Sud, imparentata con il governo e “fatta di porcellana” al suo confronto. Vuole imparare a suonare l’organo per accompagnare le cerimonie nella chiesa luterana del paese. Il suo solo patrimonio è un harmonium, comprato appena arrivata in quella casa così ricca di cose non sue.

Parterre di bizzarie

Tutti bizzarri intorno a lei, tutti portatori di una filosofia di vita e di pensiero originale. Ci sono Brillantina, la cocotte Cleopatra, l’organista, il poliziotto introverso e quello estroverso, uno allegrone e ben piantato, l’altro serio, con gli occhi scuri e furtivi. Eccentrici, come le massime stravaganti che dispensano. L’organista sostiene tutto e il contrario di tutto. Ricorda che Sant’Agostino considerava involontario l’impulso del sesso e che San Benedetto lo reprimeva rotolandosi nelle ortiche, ma si sforza di convincere gli interlocutori che il celibato è la massima, unica perversione. Ci sono donne, garantisce, “che vanno a letto trenta volte con lo stesso uomo e donne che vanno a letto una volta sola con trenta uomini, ma sono uguali le une alle altre”. E donne come lei, aggiunge Ugla, che non vanno a letto con nessun uomo. Attenta, mai dire mai: le vicende della vita non sono scontate e anche una “brava” ragazza si può trovare ad affrontarne le conseguenze.

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Intanto, i giovani islandesi dimostrano in piazza contro gli USA (“i cattivi sono gli americani, vanno in giro con le pistole”) che sollecitano la Nazione ad aderire alla NATO e vogliono impiantare una base atomica. E dire che a lei gli americani che vengono in casa dei signori Arland sembrano affabili. Regalano sigarette e chewingum alla servitù, il generale in divisa e il borghese magro.

La Guerra Fredda vista dall’Islanda

Laxness trasmette nelle pagine il suo impegno politico. Socialista, sostenitore dell’indipendenza, si opponeva a quella che considerava “la vendita” del Paese. Il progetto del romanzo si concretizzò nel corso delle trattative per consentire a Washington sei anni di libero accesso militare all’aeroporto di Keflavík. L’ingenuità di Ugla è quella dell’Islanda, nel contesto della Guerra Fredda che incombe non solo sull’isola. Non a caso, il dottor Arland spiega alla governante che il mondo è tutto una base atomica.

Tempi duri, ma non si è arrivati al crepuscolo della specie, sarà impossibile cancellare il genere umano. Le Nazioni possono crollare, bruciare, sparire, è già successo a tanti imperi nella storia. Si verificheranno perdite dolorose e tuttavia l’uomo troverà il modo di rinascere anche questa volta. Ci sarà una forma di rigoglio dell’umanità, parola del colto organista. E del premio Nobel Halldòr Laxness.

 

Autore: EffeElle

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