Il sale della terra, cento anni fa milioni di uomini in guerra Il sale della terra, cento anni fa milioni di uomini in guerra

Il sale della terra, cento anni fa milioni di uomini in guerra

È una storia di cento anni fa, di guerra e di valori essenziali e, al di là della vicenda, mette in confronto due uomini del tutto diversi. Uno, l’elegante e colto autore, appassionato di lettere classiche. L’altro, il protagonista, contadino analfabeta dei Carpazi.

Il primo, Jozef  Wittlin, suddito dell’impero austro-ungarico di origini ebree e lingua polacca. Piotr Niewiadomski, invece, probabilmente quarantenne, allevatore e poi facchino in una stazione immaginaria della Galizia (nell’Europa centrale, ora a metà tra Ucraina e Polonia), di poche parole e di nessuna conoscenza. La scrittura, per lui, è un segno nero del diavolo sulla carta bianca. Il libro, Il sale della terra, ora riedito da Marsilio (398 pagine, 23 euro) gli sembrerebbe non altro che un prodotto demoniaco. Racconta una prima guerra mondiale in cui l’orrore non è nei cannoni e mitragliatrici, nelle masse di cadaveri, ma nel lento e pianificato omicidio del senso di umanità di milioni di combattenti.

Apparso a fine 1935, applaudito come un capolavoro, sfiorato perfino il Nobel per la letteratura, venne dimenticato e scomparve nel secondo dopoguerra. È il romanzo di un “fantaccino paziente”, un soldatino liceale che anche in guerra continuava a tradurre Omero in polacco. Portava l’Odissea nello zaino.

Nel corso della carriera nelle lettere, Wittlin firmerà tre versioni del capolavoro greco nella sua lingua. Trovava simili a quelle di Ulisse le peregrinazioni dei soldati nella sconfinata pianura galiziana, avanti-indietro secondo le fortune delle avanzate russe e ritirate austriache o viceversa. Il romanzo doveva costituire la prima parte di una trilogia, ma è rimasta per due terzi incompiuta. In questo primo titolo, il giovane Jozef intendeva rappresentare una sorta di lotta contro Satana, che assume le vesti di vari personaggi, soprattutto civilizzati.

Nella seconda e terza parte, avrebbe spostato il conflitto a favore di una specie di angelo, un amico che lo scrittore definisce “caro, indimenticabile e compianto”, perché non più in vita. Per gli italiani c’è una curiosità: nel progetto di Wittlin il soldato sarebbe morto a conclusione del trittico, indossando la divisa grigioverde dei fanti sul Carso e venendo sepolto nel sacello al Milite Ignoto, nell’imponente monumento dedicato al Re dell’Unità d’Italia.

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La trama dell’unico titolo superstite si sviluppa nel mese scarso tra la dichiarazione di guerra allo Zar, il 28 luglio 1914 e il giuramento di Piotr, il 25 agosto, in un reggimento di fanteria ungherese. In avvio, l’aquila bicipite incombe sui sudditi: “Alle armi!”. I telegrafi battono sei lettere di fila, che hanno un significato orrendo e campeggiano anche sulle prime pagine dei giornali: GUERRA. Gli uomini di ogni nazionalità dell’impero vestono le divise di panno azzurrino delle armate dell’imperiale e regio esercito. Cucita nei pantaloni, nascondono la “capsula mortale”, che nel caso servirà a riconoscere il caduto e informare i parenti. E servirà, a milioni di loro.

La massima ambizione di Niewiadomski è indossare un chepì, il cappello di panno che spettava a chi svolgeva servizio per l’imperatore. Anche lui avrebbe voluto sentirsi imperiale, ma il copricapo non era concesso agli umili facchini. Ai soldati sì, invece, ornato di fronde di rovere, come nelle guerre napoleoniche. Il 28 luglio, anche la stazione dove lavora entra nel conflitto. La biglietteria resta chiusa per i civili, in sala d’aspetto compaiono due manifesti gemelli, l’imperatore chiama la sua gente a impugnare il bardo. Non molti capirebbero il proclama, se pure riuscissero a leggere, perché Piotr, uomo di fatica incolto, ha incollato a testa in giù il doppio roboante appello alla pugna. Ciononostante, viene militarizzato come casellante di complemento e ottiene il sospirato berretto, che dovrà subito lasciare, però, per indossare quello della fanteria. Il 2 agosto 1914 ebbe luogo al confine tra Bessarabia e Bucovina il primo scontro a fuoco tra Austria e Russia. Scrive Wittlin:

Ignoto è l’uomo che per primo dette la vita in questa guerra. Ignoto è l’uomo che lo uccise. Ignoto è l’ultimo uomo caduto in questa guerra. La mia parola lo estrae dalla terra in cui giace: egli mi perdonerà questa esumazione. Ignoto è il Milite Ignoto.

Il sale della terra è disponibile per l’acquisto su Ibs a 19,55 euro.

 

Autore: Krauss

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