Intervista a Silvia Pattarini | Biglietto di terza classe Intervista a Silvia Pattarini | Biglietto di terza classe

Silvia Pattarini racconta “Biglietto di terza classe”

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini

Biglietto di terza classe è l’opera prima di Silvia Pattarini ed è disponibile in versione cartacea al prezzo di €15,00, ma sul sito la bandadelbook lo si può trovare scontato a €12,75, e in ebook a €7,99.

INTERVISTA A SILVIA PATTARINI

Ciao Silvia, complimenti per il tuo libro! Toglimi una curiosità, ma Lina è davvero la tua nonna o è un personaggio di fantasia?

Lina è un personaggio realmente esistito, e proprio attraverso di lei ho voluto ripercorrere uno stralcio di vita della mia bis-nonna, che realmente nel lontano 1904, emigrò in America in cerca di fortuna. Quindi la Lina protagonista della vicenda, impersona in realtà la mia bis-nonna e le vicende a lei legate.

Solo al termine del libro ho letto la tua biografia e ho scoperto che in realtà non sei una storica: il tuo libro è talmente infarcito di dettagli che credevo che la storia fosse il tuo mestiere.

Come hai intuito dalla mia biografia io non sono una storica, ma in questo caso ho svolto un meticoloso lavoro di ricerca storica, approfondita nei minimi dettagli, perché il mio obiettivo era proprio risalire alla storia VERA della mia bis-nonna, che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, ma di cui ho tanto sentito parlare nel corso degli anni. E’ nato tutto dal ritrovamento del vero biglietto di terza classe, dunque una vera e propria “fonte storica”, elemento concreto e tangibile, che dopo aver dimorato nel cassetto per diversi anni, come ho descritto nel capitolo primo, ad un certo punto ha improvvisamente “preso vita”, è penetrato nella mia anima, pregandomi di raccontare la sua incredibile storia. Così aiutata dai meticolosi racconti della nonna, che durante il corso della sua lunga vita non sono mai mancati, le foto d’epoca e tanto lavoro di ricerca, unite ad un pizzico di fantasia, ho intercciato la storia vera alle vicende fittizie, ricavandone un romanzo verosimile. Il bello sta proprio nel riuscire ad amalgamare la verità alla fantasia, in modo che al lettore risulti difficile scindere le due cose. Alla fine sembra una storia vera, anche se in realtà è vera al70%, il resto è frutto di fantasia. Per darvi una traccia, i fatti narrati e realmente accaduti sono indicati da date precise, in mancanza di date la vicenda è da considerarsi frutto di fantasia.

Come hai fatto a documentarti così attentamente?

Un ruolo fondamentale hanno svolto le foto d’epoca, sono andata a ricercare vecchie foto di New York, ne avrò visualizzate migliaia, in modo da farmi un’idea dei luoghi. Poi una metropoli del calibro di N. Y. non ha scheletri negli armadi, dunque sono andata a curiosare negli archivi dei maggiori quotidiani dell’epoca, alcuni dei quali esistevano già, e vicende drammatiche che hanno segnato la città, come l’incendio alla fabbrica di camicette, l’incoronazione della Madonna del Monte Carmelo, la vicenda del Titanic, il dilagare della spagnola, il Ku Klux Klan e molto altro erano relativamente facilmente reperibili. A questo ho unito i racconti della nonna, prezioso materiale ricco di minuziosi dettagli, e le tessere del mosaico, dapprima tutte sparse alla rinfusa, gradualmente hanno trovato il loro posto, fino a diventare un bel quadro. Poi fondamentale è stato scoprire il Museo di Emigrazione di Ellis Island, grazie al quale ho ritrovato non solo le tracce dei miei antenati, ma ho scoperto che è possibile trovare tracce del passaggio sull’isola di tutti i migranti che in quegli anni abbandonarono il nostro paese inseguendo il sogno di una vita migliore. Se tu avessi dei conoscenti emigrati a N. Y. in quegli anni, probabilmente potremmo trovare anche le tracce del loro passaggio, con allegate le date di partenza e arrivo, il nome delle navi, i loro dati anagrafici e minuziosi dettagli, come ad esempio il colore degli occhi, dei capelli, l’indirizzo in cui avrebbero soggiornato, disponibilità di denaro, il tipo di lavoro che avrebbero svolto e molto altro ancora. Pensa che in quegli archivi sono conservati i documenti ovvero le “liste passeggeri” delle navi che trasportarono oltre oceano che personaggi illustri, come Caruso, Puccini, Charlie Chaplin, Rodolfo Valentino e molti altri ancora.

Nonostante Biglietto di terza classe sia ambientato più di cento anni fa, la storia dei viaggi della speranza, dei diritti negati e della diffidenza verso i nuovi arrivati è ancora molto attuale, anche se cambiano le destinazioni geografiche. Secondo te, conoscere la storia di quando ad emigrare eravamo noi potrà aiutarci a gestire meglio il presente?

Io credo che la vita vada vissuta guardando al futuro, ma si comprende solo conoscendo il passato. A mio parere l’emigrazione nasconde sempre un dramma umano, si fugge da una vita grama di stenti e fatiche, si fugge dalla guerra, si fugge per disperazione. I “viaggi della speranza” che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali, dovrebbero farci riflettere. I barconi carichi di disperati che giornalmente giungono sulle nostre coste, e che noi non sappiamo più come gestire, ci confermano che in questo senso, non è cambiato poi molto. Ci siamo evoluti tecnologicamente, ma sopraffatti dall’AVERE stiamo trascurando l’ESSERE. I nostri governi, al momento non sono stati in grado di affrontare il problema in modo adeguato, la storia ci insegna, ma a quanto pare, non abbiamo imparato la lezione. Sono convinta che se ci fosse davvero la volontà del governo italiano, unita alla volontà dell’Europa intera, forse si potrebbe affrontare la situazione in modo diverso e gestirla al meglio; così stiamo facendoci solo del male, a noi stessi e a quei milioni di profughi che ogni giorno incontriamo sul nostro cammino. Ma qui si potrebbe aprire una lunga parentesi e non mi sembra questa la sede adatta.

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Il tuo è un romanzo dove le donne, a partire da Lina, sono le vere protagoniste: perché questa scelta? A me è sembrato che per gli uomini hai ritagliato il ruolo di spalla ed in quest’ottica ho letto la scelta di far avere a Lina due bambine, mi son sbagliata? 

In effetti sì, sono stata un po’ di parte, dalla parte delle donne intendo. E’ un omaggio che ho voluto fare alle mie nonne, anche se la scelta non è stata voluta, ma casuale. E il fatto che l’uomo giochi un ruolo marginale, anche questo è da considerarsi puramente casuale, mi è venuto così, molto semplicemente. Per le due figlie della protagonista, la scelta è stata dettata dal fatto che le cose andarono così realmente, la mia bis nonna ebbe realmente due figlie, Paolina e Luisa, e i loro nomi sono reali e sono esattamente quelli scritti a mano sul “biglietto di terza classe”, non sono riuscita a cambiare il nome di mia nonna, ero emotivamente troppo coinvolta, mi sembrava di farle un torto a cambiarle il nome! Intanto la nonna Paolina ha compiuto i suoi primi 100 anni festeggiata dai figli e  tutta la banda di nipoti e pronipoti! Un bel traguardo!

Questo è il tuo primo romanzo: quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato?

Le difficoltà per un esordiente ci sono, inutile negarlo. Le case editrici più note non ti prendono nemmeno in considerazione a meno che tu non abbia qualche conoscenza influente, oppure sia disposta ad attendere qualche anno nella pila dei loro lavori da valutare. Esiste l’auto pubblicazione, ma l’ho subito scartata, perché non volevo pubblicare a tutti i costi, bensì solo in caso di qualche “merito” letterario. Poi ci sono le case editrici a pagamento, che ti pubblicano alle loro condizioni in più devi pagare; infine se sei disposto a fare qualche mese di fila, esiste anche qualche casa editrice non a pagamento: è il caso della 0111. Dopo aver tentato con un paio di case editrici a pagamento, con le quali però non ero in sintonia, ho ricevuto la proposta di questa casa editrice di Varese che mi proponeva condizioni decisamente più interessanti e abbordabili delle precedenti, così ho accettato ed ora sono qui in attesa di lettori. Certo maggiore visibilità non guasterebbe affatto.

E la gioia maggiore?

La gioia più grande me la dà il pubblico dei lettori. Spesso alcuni conoscenti, dopo aver letto il mio libro, mi hanno telefonato a casa per farmi i complimenti, altri mi fermano per strada per complimentarsi… tantissimi i messaggi di gradimento su facebook; in questi momenti davvero la gioia va alle stelle. Inoltre sono fiera di me stessa, perché sono riuscita a riportare alla lettura persone che non leggevano un libro dal oltre vent’anni: credo di avere contribuito, nel mio piccolo, a divulgare la lettura, e in questi momenti di crisi economica e culturale non è poco!

Silvia, grazie per la tua cortesia! Toglimi un’ultima curiosità: hai in mente di metterti a scrivere presto un nuovo libro?

In effetti alcuni lettori mi hanno chiesto il seguito. Non sono ancora sicura che ci sia un seguito, attualmente sto lavorando ad altri progetti, tra cui rientra la poesia, una raccolta di poesie, vedremo se riuscirò o meno a pubblicarle. Poi diciamo che ho in cantiere altri lavori, ma sono ancora piuttosto arretrati, dunque per un altro romanzo ci sarà da spettare ancora un po’, magari  il prossimo anno.

 

Autore: Federica Zucca

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