Il vurricatore | Intervista all'autore I.M.D. Il vurricatore | Intervista all'autore I.M.D.

Il vurricatore: intervista all’autore I.M.D.

Il vurricatore. Storie di uomini e di mafiaIl vurricatore. Storie di uomini e di mafia è il romanzo di I.M.D., per Edizioni Leima (a € 10,20 su ibs.it) sulla storia di una strana carriera. Quella di Calogero Palazzolo, detto Lillino da comune delinquentello di provincia a vurricatore, ossia “seppellitore” ufficiale della mafia.

Dopo la recensione, per saperne di più su questo romanzo, vi proponiamo un’ intervista all’autore I.M.D.

I.M.D. è sovrintendente della polizia di Stato, fa parte dei quadri direttivi del S.I.A.P. e lavora alla sezione Catturandi della Squadra mobile di Palermo.

IL VURRICATORE: I PERCHé DEL ROMANZO,  INTERVISTA ALL’AUTORE I.M.D.

Il vurricatore, Lillino Palazzolo è un giovane siciliano come tanti che decide di lavorare per la mafia. In piccoli centri urbani in cui Cosa Nostra è radicata, quanto è difficile per i giovani coltivare valori come: onestà, libertà e integrità morale?

Le difficoltà che incontrano i giovani sono di diverso ordine: familiare, ambientale e culturale.

Nella famiglia ci nascono, per cui se un giovane eredita valori e usi mafiosi, con molta probabilità a questi farà riferimento! Situazione diversa è se al contrario cresce in un ambiente familiare estraneo alla mafia, ma ne viene in contatto perché il fenomeno è presente nel suo contesto territoriale o culturale.

In questo ultimo caso, infatti, molto dipende dal giovane e dal suo “carattere”: se riuscirà a sfuggire alle lusinghe del potere e del voler “arrivare” presto e subito, nonostante le difficoltà potrà benissimo affermarsi nel rispetto di quei valori condivisi dalla collettività che sono appunto l’osservanza delle regole, l’onestà e l’integrità morale.

Ma le statistiche sono solo numeri, nel senso che esistono casi – se pur numericamente inferiori – di figli di mafiosi che hanno rinnegato valori e cultura dei padri per divenire ottimi cittadini; e casi, al contrario, di persone che non sono nate in famiglie mafiose ma che ne sono entrate a far parte o per circostanze fortuite o per propria scelta senziente e volontaria.

E quanto è sottile la differenza fra bene e male, legalità e illegalità?

A mio avviso c’è un abisso tra bene e male, legalità ed illegalità. Dobbiamo stare attenti a essere estremisti o assolutisti anche in valore positivo.

Io ritengo che chi rispetti la legge, sia caratterialmente volto all’altruismo e all’empatia verso i propri simili e al proprio ambiente, e corrisponde all’identikit della persona che io vorrei accanto (nel senso più ampio del termine).

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Questo però, non significa che tutti debbano essere dei boyscout e che non si possano commettere errori o valutazioni errate. Siamo esseri umani, dunque imperfetti.

IL VURRICATORE: STORIE DI MAFIA

Il vurricatore non è il suo primo lavoro in cui affronta questo tema. Quando e perché nasce in lei la volontà di scrivere storie sulla mafia?

In realtà prima de Il vurricatore avevo raccontato eventi realmente accaduti, a cavallo tra la narrativa e la saggistica.

Questo è il mio primo vero romanzo dove in fondo la mafia non è altro che una cornice all’interno della quale si sviluppano le storie di diversi personaggi. Tra questi mi è parso meritevole far risaltare quella di Lillino Palazzolo, un uomo come tanti altri che incontra Cosa nostra e i suoi miti valoriali da ragazzino, non ne comprende pericoli e crudeltà, decide di entrarne a far parte e poi, trascinato dagli eventi, non potrà far altro che subirne le tragiche conseguenze. Il lieto fine però arriva con la redenzione e la decisione di “saltare il fosso” divenendo un collaboratore della giustizia.

Il vurricatore è solo un esempio. Quali sono le cause più comuni per cui alcuni membri di Cosa nostra decidono di collaborare con la giustizia?

Alcuni lo fanno per vero pentimento che può essere generato da cause diverse come ad esempio la conversione verso una fede religiosa. Altri ancora perché comprendono le storture di Cosa nostra e il fatto di avere riposto la propria fiducia in persone che non la meritavano affatto. Sono stanchi di vivere in un “altro mondo”, così provano a rientrare nel nostro. Ve ne sono alcuni, infine, che lo fanno semplicemente per opportunità, approfittando degli sconti di pena e degli altri vantaggi che la legge riconosce loro nel caso di collaborazione. Qualunque sia la motivazione, comunque, il fenomeno della collaborazione o del c.d. “pentimento” è stato ed è tutt’oggi una delle armi più importanti nella lotta alle organizzazioni mafiose.

Autore: Mariapaola De Santis

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